Nel 100esimo anniversario della morte di Lenin, riprendiamo questa poesia
"Lenin è nello scrigno del grande cuore della classe operaia"
Cantata per la morte di Lenin
Bertolt Brecht | Poesie di Svendborg, Einaudi, 1964, pag. 91
Traduzione di Franco Fortini
1.
Quando Lenin fu morto
un soldato della guardia funebre, così raccontano, disse
ai suoi compagni: Non volevo
crederlo. Sono entrato dov'era disteso e
gli ho gridato all'orecchio: «Il'ič,
arrivano gli sfruttatori!» Non s'è mosso. Ora so
che è morto.
2.
Se un uomo buono se ne vuole andare
con che cosa lo si può trattenere?
Ditegli a che cosa egli è necessario.
Questo lo tratterrà.
3.
Che cosa poteva trattenere Lenin?
4.
Il soldato pensava:
se sente che gli sfruttatori arrivano
può essere malato eppure si alzerà.
Forse verrà con le stampelle,
forse si farà portare ma
si alzerà e verrà per lottare contro gli sfruttatori.
5.
Perché il soldato sapeva che Lenin
tutta la sua vita aveva lottato
contro gli sfruttatori.
6.
E quando il soldato ebbe aiutato
a conquistare il Palazzo d'Inverno
e voleva tornarsene a casa perché là
già stavano dividendosi i campi dei latifondisti,
Lenin allora gli aveva detto: Rimani ancora!
Ci sono ancora sfruttatori.
E finché esiste sfruttamento
bisogna fargli guerra.
E finché esisti tu
bisogna che sia tu a fargli guerra.
7.
I deboli non combattono. Quelli più forti
lottano per un'ora.
Quelli ancora più forti lottano per molti anni. Ma
quelli fortissimi lottano per tutta la vita. Costoro
sono indispensabili.
8.
(Lode del Rivoluzionario)
Quando l'oppressione cresce
si scoraggiano molti
ma il suo coraggio cresce
Organizza la sua lotta
per il soldo del salario, per l'acqua del tè
e per il potere nello Stato
Chiede alla proprietà:
di dove vieni?
Chiede alle opinioni:
a chi servite?
Dove si è taciuto sempre
egli parlerà
Dove regna oppressione e si discorre di destino
egli farà i nomi.
Dove egli siede a tavola
la scontentezza siede a tavola
Il mangiare diventa cattivo
e si capisce che la stanza è stretta
Dove gli danno la caccia, là
va la sommossa e là dove è scacciato
resta l'agitazione.
9.
Al tempo che Lenin morì e scomparve
la battaglia era vinta ma il paese era distrutto.
Le masse si erano messe in cammino ma
la strada era nel buio.
I soldati sedevano sul ciglio della strada e piangevano
e gli operai lasciavano le macchine e
agitavano i pugni.
10.
Quando Lenin se n'andò, era come
se l'albero avesse detto alle foglie:
Io vado.
11.
Sono passati da allora quindici anni.
Un sesto della terra
è liberato dallo sfruttamento.
Al grido di «Arrivano gli sfruttatori!»
tornano sempre a levarsi le masse
pronte al combattimento.
12.
Lenin è nello scrigno
del grande cuore della classe operaia.
Ha combattuto con noi.
È stretto nello scrigno
del grande cuore della classe operaia.
Traduzione di Franco Fortini
1.
Quando Lenin fu morto
un soldato della guardia funebre, così raccontano, disse
ai suoi compagni: Non volevo
crederlo. Sono entrato dov'era disteso e
gli ho gridato all'orecchio: «Il'ič,
arrivano gli sfruttatori!» Non s'è mosso. Ora so
che è morto.
2.
Se un uomo buono se ne vuole andare
con che cosa lo si può trattenere?
Ditegli a che cosa egli è necessario.
Questo lo tratterrà.
3.
Che cosa poteva trattenere Lenin?
4.
Il soldato pensava:
se sente che gli sfruttatori arrivano
può essere malato eppure si alzerà.
Forse verrà con le stampelle,
forse si farà portare ma
si alzerà e verrà per lottare contro gli sfruttatori.
5.
Perché il soldato sapeva che Lenin
tutta la sua vita aveva lottato
contro gli sfruttatori.
6.
E quando il soldato ebbe aiutato
a conquistare il Palazzo d'Inverno
e voleva tornarsene a casa perché là
già stavano dividendosi i campi dei latifondisti,
Lenin allora gli aveva detto: Rimani ancora!
Ci sono ancora sfruttatori.
E finché esiste sfruttamento
bisogna fargli guerra.
E finché esisti tu
bisogna che sia tu a fargli guerra.
7.
I deboli non combattono. Quelli più forti
lottano per un'ora.
Quelli ancora più forti lottano per molti anni. Ma
quelli fortissimi lottano per tutta la vita. Costoro
sono indispensabili.
8.
(Lode del Rivoluzionario)
Quando l'oppressione cresce
si scoraggiano molti
ma il suo coraggio cresce
Organizza la sua lotta
per il soldo del salario, per l'acqua del tè
e per il potere nello Stato
Chiede alla proprietà:
di dove vieni?
Chiede alle opinioni:
a chi servite?
Dove si è taciuto sempre
egli parlerà
Dove regna oppressione e si discorre di destino
egli farà i nomi.
Dove egli siede a tavola
la scontentezza siede a tavola
Il mangiare diventa cattivo
e si capisce che la stanza è stretta
Dove gli danno la caccia, là
va la sommossa e là dove è scacciato
resta l'agitazione.
9.
Al tempo che Lenin morì e scomparve
la battaglia era vinta ma il paese era distrutto.
Le masse si erano messe in cammino ma
la strada era nel buio.
I soldati sedevano sul ciglio della strada e piangevano
e gli operai lasciavano le macchine e
agitavano i pugni.
10.
Quando Lenin se n'andò, era come
se l'albero avesse detto alle foglie:
Io vado.
11.
Sono passati da allora quindici anni.
Un sesto della terra
è liberato dallo sfruttamento.
Al grido di «Arrivano gli sfruttatori!»
tornano sempre a levarsi le masse
pronte al combattimento.
12.
Lenin è nello scrigno
del grande cuore della classe operaia.
Ha combattuto con noi.
È stretto nello scrigno
del grande cuore della classe operaia.
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