lunedì 18 dicembre 2023

pc 18 dicembre – Salari in costante diminuzione… contro la propaganda del governo Meloni sui successi, per i padroni, del suo governo

I salari sono fermi da 30 anni, e quindi, visto che c’è l’inflazione, sono di fatto diminuiti! E diminuiscono di tanto! Solo “Nel 2020 si è registrato un calo dei salari in termini reali del -4,8%.” dice l’ultimo rapporto Inapp.  E stiamo parlando del monte salari complessivo, all’interno del quale ci sono grandi disparità. Per i salari già bassi è un taglio importante che porta dritto dritto dentro la “categoria” dei “lavoratori poveri”…

È questa la sostanza riportata anche nei titoli dei giornali in questi giorni che riprendono il rapporto Inapp che scrive di una “crescita” dei salari dell’1% in 30 anni! E li mette a confronto con “i paesi dell'area Ocse dove sono cresciuti in media del 32,5%.” (Per il fatto che il proletariato è la classe sfruttata in qualsiasi stato facente parte dell’Ocse o meno, anche questo dato va preso con le pinze viste le differenze tra i diversi Stati).

Ma il dato che interessa il quotidiano dei padroni, il Sole 24 Ore del 15 dicembre, che ne riporta stralci, è quello della produttività, perché più “produttivo” è l’operaio e più profitto c’è per il padrone. “Nello stesso arco temporale – scrive - il divario di produttività con gli altri paesi Ocse è stato pari al 25,5%.” E, oltre ai bassi salari, aggiunge a questa le altre “criticità oramai strutturali del nostro mercato

del lavoro … la poca formazione”, il “gender gap” e “un welfare che lascia senza protezione oltre quattro milioni di lavoratori ‘non standard’”. “Non standard” così vengono definiti i lavoratori precari! E tutto questo viene detto così, come se queste “criticità” fossero colpa dell’analisi dell’Inapp e non dei padroni che sfruttano, arricchendosi a più non posso, la classe operaia, e dei loro governi che li sostengono in questo sfruttamento!

A conferma, se ce ne fosse bisogno, c’è lo stesso rapporto Inapp, appunto, che sottolinea che l’attuale aumento dei prezzi, l’inflazione, non dipende dalla classica “spirale prezzi-salari” e cioè non è l’aumento dei salari, che al contrario come abbiamo visto sono in diminuzione da 30 anni!, che fa aumentare i prezzi, smentendo ancora una volta una delle stupidaggini dell’economia borghese usata come arma teorica e politica per dire che i salari non devono aumentare!

Ma nonostante questi dati diffusi da un “Ente pubblico di ricerca di rilevanza nazionale, vigilato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali” l’attuale governo capeggiato dalla fascista Meloni fa costantemente propaganda attraverso tutti i suoi canali: Rai, tv berlusconiane e perfino il tg delle Poste, su tutto: dall’occupazione, alla povertà fino appunto all’aumento dei salari che sarebbe causato dal taglio al cuneo fiscale inserito nella manovra di bilancio… Pura propaganda, quindi, perché ogni lavoratrice e lavoratore, con un lavoro a tempo indeterminato o determinato, vive sulla propria pelle quotidianamente il peso del salario basso. E la propaganda (come quella del “carrello tricolore” subito “dimenticata”), non sta solo nel dire menzogne sui dati effettivi ma anche sul definire tutta questa menzogna “storica”, ogni cosa è definita ridicolissimamente “la prima volta nella storia…”.

Tutta questa “storia” finisce, come al solito nell’aiuto eterno e concreto ai padroni, nel “Capitolo incentivi” come riporta l’Inapp: «Più della metà delle imprese (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale dipendente, ma solo il 14% ha utilizzato almeno una delle agevolazioni», ha spiegato Fadda, presidente dell’Inapp, che hanno interessato quasi 2 degli oltre 8 milioni di nuovi contratti attivati nel 2022 (23,7%).” Stando a questi dati abbiamo 2 milioni di contratti che hanno usufruito delle agevolazioni, come se fossero bruscolini. “L'incentivo più utilizzato – dice il rapporto - è stata la Decontribuzione Sud che ha riguardato il 65% dei nuovi contratti, seguito dall'Apprendistato (20%) e dagli incentivi come Incentivo donne (che ha inciso per il 4,8% dell'occupazione totale) e Esonero giovani (4,7%).”

Ma, “Nessuno di questi incentivi ha attivato almeno il 50% di donne, lasciando immutato lo squilibrio di genere. Il 58,5% delle assunzioni agevolate delle donne è a tempo parziale, contro il 32,2 degli uomini.”

(a proposito di assunzioni, questa tabella mostra quanto durano i contratti che vengono poi dichiarati come aumento dell'occupazione!)

Ogni analisi, anche della borghesia, conferma che è quanto mai urgente e necessario dare vita alla lotta per aumenti di salario in ogni posto di lavoro!

Nessun commento:

Posta un commento