I salari sono fermi da 30 anni, e quindi, visto che c’è l’inflazione, sono di fatto diminuiti! E diminuiscono di tanto! Solo “Nel 2020 si è registrato un calo dei salari in termini reali del -4,8%.” dice l’ultimo rapporto Inapp. E stiamo parlando del monte salari complessivo, all’interno del quale ci sono grandi disparità. Per i salari già bassi è un taglio importante che porta dritto dritto dentro la “categoria” dei “lavoratori poveri”…
Ma il dato che interessa il quotidiano dei padroni, il Sole 24 Ore del 15 dicembre, che ne riporta stralci, è quello della produttività, perché più “produttivo” è l’operaio e più profitto c’è per il padrone. “Nello stesso arco temporale – scrive - il divario di produttività con gli altri paesi Ocse è stato pari al 25,5%.” E, oltre ai bassi salari, aggiunge a questa le altre “criticità oramai strutturali del nostro mercato
del lavoro … la poca formazione”, il “gender gap” e “un welfare che lascia senza protezione oltre quattro milioni di lavoratori ‘non standard’”. “Non standard” così vengono definiti i lavoratori precari! E tutto questo viene detto così, come se queste “criticità” fossero colpa dell’analisi dell’Inapp e non dei padroni che sfruttano, arricchendosi a più non posso, la classe operaia, e dei loro governi che li sostengono in questo sfruttamento!A conferma, se ce ne fosse bisogno, c’è lo stesso rapporto Inapp,
appunto, che sottolinea che l’attuale aumento dei prezzi, l’inflazione, non dipende
dalla classica “spirale prezzi-salari” e cioè non è l’aumento dei salari, che al
contrario come abbiamo visto sono in diminuzione da 30 anni!, che fa aumentare
i prezzi, smentendo ancora una volta una delle stupidaggini dell’economia borghese
usata come arma teorica e politica per dire che i salari non devono aumentare!
Ma nonostante questi dati diffusi da un “Ente pubblico di
ricerca di rilevanza nazionale, vigilato dal Ministero del Lavoro e delle
politiche sociali” l’attuale governo capeggiato dalla fascista Meloni fa
costantemente propaganda attraverso tutti i suoi canali: Rai, tv berlusconiane
e perfino il tg delle Poste, su tutto: dall’occupazione, alla povertà fino
appunto all’aumento dei salari che sarebbe causato dal taglio al cuneo fiscale
inserito nella manovra di bilancio… Pura propaganda, quindi, perché ogni
lavoratrice e lavoratore, con un lavoro a tempo indeterminato o determinato,
vive sulla propria pelle quotidianamente il peso del salario basso. E la
propaganda (come quella del “carrello tricolore” subito “dimenticata”), non sta
solo nel dire menzogne sui dati effettivi ma anche sul definire tutta questa
menzogna “storica”, ogni cosa è definita ridicolissimamente “la prima volta
nella storia…”.
Tutta questa “storia” finisce, come al solito nell’aiuto
eterno e concreto ai padroni, nel “Capitolo incentivi” come riporta l’Inapp:
«Più della metà delle imprese (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale
dipendente, ma solo il 14% ha utilizzato almeno una delle agevolazioni»,
ha spiegato Fadda, presidente dell’Inapp, che hanno interessato quasi 2 degli
oltre 8 milioni di nuovi contratti attivati nel 2022 (23,7%).” Stando a questi
dati abbiamo 2 milioni di contratti che hanno usufruito delle
agevolazioni, come se fossero bruscolini. “L'incentivo più utilizzato – dice il
rapporto - è stata la Decontribuzione Sud che ha riguardato il 65% dei
nuovi contratti, seguito dall'Apprendistato (20%) e dagli incentivi come
Incentivo donne (che ha inciso per il 4,8% dell'occupazione totale) e Esonero
giovani (4,7%).”
Ma, “Nessuno di questi incentivi ha attivato almeno il 50%
di donne, lasciando immutato lo squilibrio di genere. Il 58,5% delle
assunzioni agevolate delle donne è a tempo parziale, contro il 32,2 degli
uomini.”
Ogni analisi, anche della borghesia, conferma che è quanto mai urgente e necessario dare vita alla lotta per aumenti di salario in ogni posto di lavoro!
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