lunedì 6 febbraio 2023

pc 6 febbraio - Come la scuola per il reazionario governo Meloni/Valditara deve essere sempre più al servizio della tendenza/marcia della borghesia al potere al moderno fascismo

Una bambina a Palermo giorni fa è stata portata di urgenza in pronto soccorso in uno stato di grave ipotermia perché molte scuole in questa città così come in tutta la Sicilia e in ben altre regioni del Sud di questo paese non hanno i riscaldamenti funzionanti e i bambini, gli studenti sono costretti a stare in classe con sciarpe, cappelli, giubbotti a morire dal freddo e in particolare in questi giorni con temperature alquanto basse, ma tante scuole sono in appartamenti assolutamente non adeguati come strutture scolastiche o in edifici cadenti con classi piccole, senza palestre, mense, servizi igienici non a norma…

Tutto questo continua "normalmente" ad accadere mentre il più che reazionario Ministro Valditara dalla sua nera poltrona d’oro lancia proclami e annunci sul progetto/scuola a cui aspira, e non potrebbe fare diversamente proprio per quanto rappresenta ideologicamente e politicamente come parte del governo Meloni:
come servo dei servi del sistema dei padroni/Capitale a cui la scuola deve essere sempre più funzionale, il ministro Valditara ha annunciato “«Alla scuola pubblica mancano finanziamenti che potrebbero arrivare dal Privato…”, altro che stanziamenti di soldi pubblici per la scuola pubblica, anzi quelli si devono tagliare perchè oggi devono servire ai padroni e alle spese militari e al sostegno/partecipazione sempre più attivi alla guerra interimperialista. Ma qui non si tratta solo di una mera questione economica circoscritta burocraticamente ai finanziamenti, ma si pone una specifica questione ideologica/politica che rientra nell’ottica di questo governo Meloni che deve lasciare mano libera ai padroni/aziende di continuare a fare profitto e anche la scuola deve essere allineata in tal senso.
Ecco che Valditara parla di «professionisti aziendali» in classe, di «sponsorizzazioni» per i privati, di «sinergie con il sistema produttivo», mentre con il dimensionamento scolastico previsto con la Legge di Bilancio 2023. nel giro di due anni si rischia la chiusura di circa 700 scuole pubbliche e soprattutto nelle regioni del Sud con il rischio grave di pesanti tagli ai posti di lavoro di tutto il personale scolastico e non solo precario, mentre nella manovra si stanziano 70 milioni di euro in più nel 2023 agli istituti privati, rispetto ai 550 già stanziati dal governo Draghi.

Ma non basta!

ll Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità, in via preliminare, il disegno di legge scritto da Roberto Calderoli/Lega per accelerare verso la regionalizzazione/autonomia differenziata, delineando la cornice entro cui le Regioni potranno ottenere il trasferimento delle funzioni e competenze per alcuni ambiti specifici come la sanità, la scuola, l’ambiente…

La Commissione di giuristi nella relazione presentata a delle Bicamerali del federalismo fiscale e delle regioni su questo tema ha segnalato “…L’Autonomia Differenziata frantumerebbe il sistema unitario di istruzione, minando alla radice diritto e libertà di insegnamento (artt. 3, 33 e 34 Cost.), subordinando la scuola all’indirizzo politico-culturale regionale e alle esigenze delle imprese locali. Anche i percorsi PCTO, l’istruzione degli adulti e tecnica superiore e gli indicatori per valutare gli studenti sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali (ndr. e oggi anche alle esigenze della guerra imperialista, vedi in Sicilia ad esempio, ma anche in Puglia ecc, i PCTO che gli Uffici scolastici regionali siglano con l’Esercito per obbligare gli studenti all’alternanza scuola/lavoro nelle caserme e ora anche nelle basi come Sigonella https://www.universoscuola.it/pcto-base-sigonella-firma-convenzione-polemica.htm). Vi sarebbero concorsi e ruoli regionali per il personale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali…”
Un attacco pesante al Contratto collettivo nazionale con le “moderne” gabbie salariali differenti tra Nord e Sud, che tanto piacerebbero ai padroni, e aumento della privatizzazione nella scuola, come auspica il fascista Valditara.

E mentre i confederali strillano al pericolo ma nello stesso temo si limitano a chiedere al governo, vedi la Cisl, “un coinvolgimento delle forze sociali nella discussione… come nostra consuetudine, seguiremo con la massima attenzione l’iter del percorso legislativo facendoci carico di rappresentare, ove e quando necessario (ndr. nel frattempo al governo possono continuare ad andare avanti!) le giuste ragioni a sostegno dell’unitarietà nazionale del Sistema d’istruzione…”, il fatto reale è che nonostante le contraddizioni in seno alla coalizione del governo attuale tra autonomia differenziata reclamata dalla Lega/Calderoli, su cui la Meloni ha per ora abbassato i toni per tenere in piedi il governo anche alla luce delle prossime elezioni in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise e Lazio, e la rivendicazione di Meloni/Fdi “Vogliamo assicurare coesione e unità nazionale” con annessa aspirazione al presidenzialismo, la borghesia dominante, oggi rappresentata dalla sua ala più reazionaria, avanza nella tendenza/marcia al moderno fascismo.

Il 18 febbraio a Roma la necessità di portare anche questi temi all’Assemblea proletaria anticapitalista nell’ottica di “…Unire le lotte contro padroni e governo per aumenti salariali - difesa del reddito di cittadinanza - salario minimo a 10 euro - riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga no alternanza scuola lavoro/ no alla scuola di classe. No morti sul lavoro/ no morti da inquinamento Casa reddito documenti per tutti i migranti. Fronte unico di classe” dal comunicato/invito dell’APA. 

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