Dalla Italcementi alla Fincantieri di Palermo, dalle raffinerie di Gela a quella di Milazzo, dal Petrolchimico di Priolo a tantissimi altri posti di lavoro in Sicilia e sparsi per tutto il Paese, più o meno “sconosciuti”, la produzione industriale nelle mani del Capitalismo produce a getto continuo “malattie professionali” infortuni e morti…
È necessario sviluppare la battaglia anche in questo campo:
“I processi per
gli infortuni o la morte di un lavoratore durano molto tempo e si risolvono
spesso con pene irrisorie o con la prescrizione, i padroni assassini se la
cavano sempre e restano impuniti, è evidente che i processi fanno parte di
questa guerra e richiedono una mobilitazione davanti ai Tribunali. Abbiamo
bisogno anche di leggi pesanti per i padroni che violano la sicurezza ma che
possiamo ottenere solo con la lotta, l’unità, l’organizzazione, le
manifestazioni, non di certo con la delega. Dove siamo presenti sviluppiamo
Reti per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e nei territori,
organizziamo la partecipazione attiva dei lavoratori e delle loro
rappresentanze assieme alle realtà a loro vicine, dai famigliari che vogliono
verità e giustizia sulle morti dei loro cari, agli avvocati, agli studenti che
scendono in piazza, agli artisti/intellettuali che mettono la loro attività
militante al servizio di questa lotta, ad altre energie. E portiamo questa
battaglia sul piano nazionale, una battaglia che potrà fare passi in avanti se
saremo in grado di mettere in campo una “polarizzazione” dello scontro tra
proletari da un lato e governi/Stato/padroni dall’altro su queste questioni.”
[dall’intervento della Rete
nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio all’Assemblea
Proletaria Anticapitalista del 17 settembre a Roma]
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Dipendente delle Cementerie Siciliane a Isola, per i
giudici la causa fu l'amianto
Operaio ucciso dal cancro, rendita alla vedova
La Corte di Appello ha condannato l’Inail a dare alla vedova di un operaio che ha lavorato per circa 36 anni alle Cementerie Siciliane, morto per tumore, la rendita che spetta ai superstiti.
I giudici d'appello della sezione Lavoro hanno riconosciuto che l'operaio in servizio presso lo stabilimento di Isola delle Femmine è deceduto a causa di un tumore ai polmoni contratto a seguito della perdurante esposizione all'amianto. La sentenza apre nuovi scenari sul fronte dell'accertamento delle eventuali responsabilità dell'azienda per la gestione dell'impianto e la tutela della sicurezza del personale.La famiglia era assistita dall'avvocato Giuseppe Caltanissetta
e dai legali giuslavoristi Carmelo Butticè e Claudia Spotorno. «Sulla base
della documentazione - si legge nella consulenza tecnica -agli atti l'operaio è
morto il 23 gennaio del 2016 a causa di un carcinoma polmonare metastatico. La
condizione patologica, in considerazione dell'attività lavorativa svolta
dall'assicurato quand'era in vita e del periodo storico in cui la stessa fu
svolta, anche considerata la durata dell'esposizione ultratrentennale, è da
ritenere con ragionevole probabilità di natura professionale». «Deve dunque
riconoscersi come sussistente il nesso causale tra tale patologia e l'attività
lavorativa svolta dal predetto presso le Cementerie Siciliane per oltre un
trentennio, - dicono i magistrati -.Ne consegue che sussistono i presupposti
previsti dalla legge per la liquidazione in favore della vedova della rendita
ai superstiti nella misura prevista dalla legge».
«Adesso, dopo oltre sei anni di battaglia legale - dicono
gli avvocati- è stato riconosciuto che il dolore di quella famiglia meritava e
merita l'intervento dello Stato. Non ci fermeremo: pretendiamo siano verificate
ulteriori eventuali responsabilità di chi ha accumulato profitti milionari…»
dal Giornale di Sicilia 19 ottobre 2022
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