domenica 16 ottobre 2022

pc 16 ottobre - La delocalizzazione delle fabbriche va avanti rapidamente con il ruolo del governo e dei sindacati confederali - Necessaria una mobilitazione nazionale unitaria

Le delocalizzazioni vanno avanti, perchè è una linea ben precisa da parte del capitale per tagliare il costo del lavoro, avere più mano libera nello sfruttamento e attacco ai salari, avere fabbriche con meno diritti degli operai; questa linea non riceve alcun contrasto da parte del governo, la cui norma in sostanza dice all'aziende: "paghi un pegno per delocalizzare", un costo che le aziende, in particolare le medie/grandi mettono in conto; la magistratura interviene con la normativa attuale solo sulle procedure, interrompendo i termini e al massimo dando più respiro alla mobilitazione operaia; i sindacati confederali stanno arrivando ad accordi che di fatto sono un via libera alle aziende per andare via, a fronte di promesse di reimpiego che si stanno rivelando solo fumo, impegni detti e disattesi, e piani di svuotamento delle fabbriche che i padroni impongono e i sindacati confederali accettano.

I tre esempi di cui parliamo sono emblematici di questa situazione.

All'ex GKN, capo in testa, soprattutto per la grande lotta, resistenza operaia e solidarietà creata attorno, della questione delocalizzazione, l'accordo quadro per il piano di riapertura della fabbrica, pur non ideale, sta venendo meno, la Qf  "per estorcere la firma di una cassa integrazione in deroga e

retroattiva (che va a coprire i mesi già passati) ha minacciato di disdettare di fatto l'accordo, con l'annuncio di assumere decisioni di tutt’altro segno; il gioco in atto - scrive il Collettivo Gkn - è arrivare a una trattativa con lo stabilimento sull'orlo del baratro", con la Confindustria che prendendo in mano la trattativa si pone come compartecipe di questa impostazione, e governo e Istituzioni che sembrano lavarsi le mani. Mentre non si hanno notizie da fonte segreterie sindacati confederali, compresa la Fiom.

Alla Tessitura di Mottola/gruppo Albini invece i sindacati confederali ci sono eccome e sono responsabili di un accordo svendita7pilota possibile, che ha accettato la totalità de piani padronali, permettendo, a fronte di una richiesta di Cigs per "transizione occupazionale" (ancora peraltro da concretizzarsi), avvio immediato della procedura di licenziamento, svuotamento della fabbrica di tutti i macchinari e beni aziendali come condizione per avvio richiesta di cigs (una parte dei macchinari, quelli più vecchi l'azienda li venderebbe per pagare il contributo per la cigs - quindi anche qui non sborserebbe soldi freschi; nè i sindacati hanno chiesto un controllo dei soldi ricavati dalla vendita); e, infine, impegno dei sindacati firmatari a non realizzare alcuna forma di agitazione sindacale per non ostacolare lo svuotamento della fabbrica.
Quindi, l'azienda multinazionale Albini, che intanto sta facendo utili in altri stabilimenti e in altre aree e sta ampliando la sua produzione, ha potuto tranquillamente delocalizzare senza neanche una "sanzione".
A completamento, questo "accordo" sarebbe stato confermato in un'assemblea di una trentina di operai e operaie su 109 lavoratori, e approvato da una ventina di lavoratori; contestato invece apertamente dagli operai Slai cobas.

Alla Wartsila a fine settembre viene annunciato l'avvio delle operazioni di imbarco dei 12 motori costruiti nella fabbrica destinati alla Daewoo. Questa partenza rappresenta il fallimento dei picchetti operai e degli scioperi dei portuali che fino ad ora hanno impedito il carico dei motori. Senza conservare i motori gli operai non hanno armi agli incontri per obbligare i padroni a sottoscrivere un accordo che ritiri effettivamente i licenziamenti.
La decisione di lasciar andare i motori, è stata presa dalle segreterie di FIM, FIOM e UILM a seguito di un incontro con i rappresentanti DaewooUna decisione contro la volontà dei lavoratori Wärtsilä Italia e dei portuali che hanno fortemente protestato. La rassicurazione dei sindacati confederali che null’altro (se non “accessori” funzionali ai 12 motori già imbarcati) uscirà dalla fabbrica è ipocrita e falsa. 

E potremmo continuare con decine e decine di altre delocalizzazioni di fabbriche.
Questo dimostra, una volta di più, come questa sia una battaglia importante e nazionale contro padroni e governo, e contro le svendite dei sindacati confederali; una battaglia che non si può affrontare fabbrica per fabbrica ma richiede unità degli operai, operaie, delle varie mobilitazioni, richiederebbe un'assemblea nazionale delle varie realtà delocalizzate, per prendere decisioni e iniziative comuni..
 
Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
16- 10 -2022

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