giovedì 20 ottobre 2022

pc 20 ottobre - Piacenza: tolto l’obbligo di firma ad Arafat (Si Cobas) - Negli arresti di Piacenza gravissime le motivazioni - Da un intervento all'Ass. prol. antic. del 17/9

Da InfoAut

Piacenza: tolto l’obbligo di firma ad Arafat (Si Cobas) – Un’altra vittoria contro il teorema della procura
mercoledì 19 ottobre 2022

Un altro passo vittorioso per sindacato conflittuale e di base Si.Cobas: è stata infatti revocata la misura di obbligo di firma al coordinatore provinciale Mohamed Arafat.

Di seguito la nota diffusa dal Si Cobas:
Abbiamo da poco appreso che a seguito del ricorso depositato dai legali del SI Cobas, il Tribunale di Piacenza ha revocato la misura cautelare dell’obbligo di firma per il coordinatore provinciale di Piacenza, Mohamed Arafat. Si tratta di una vittoria pesantissima, non solo per la revoca di questa odiosa misura con la quale il tribunale di Bologna, all’esito del riesame, aveva ritirato e quindi “mitigato” gli arresti domiciliari previsti a luglio dal Gip di Piacenza per Aldo, Qrafat, Bruno e Carlo, ma anche e soprattutto per le motivazioni addotte dal provvedimento odierno.
Il Gip afferma infatti chiaramente che “l’impegno sindacale dell’indagato… non può di per sé essere ritenuto foriero di occasione per una recidiva specifica…” e che “tale attività ha avuto un esito assolutamente fisiologico e coerente con gli scopi sindacali”.
Non solo: gli stessi scioperi organizzati in questi mesi dal SI Cobas a Piacenza hanno di per sé “valore neutro”, sia perché rientranti “nell’ambito di attività sindacale…” sia “non è chiaro quale sia il nesso specifico e concreto tra tali eventi e il rischio di una recidiva…”.
In pratica il Tribunale di Piacenza assesta un altro colpo sia al teorema accusatorio col quale si è inteso criminalizzare le lotte del SI Cobas, sia al più generale disegno politico teso a rendere l’intera attività sindacale del tutto innocua ed inoffensiva per la controparte padronale.
Ancora una volta abbiamo dimostrato che chiunque intenda mettere fuorilegge gli scioperi, troverà nella nostra organizzazione un osso duro, pronto a vendere cara la pelle in tutte le sedi (giudiziaria, sindacale e politica) e a non accettare nessuna mediazione o mercanteggiamento di sorta sulle spalle dei lavoratori e dei proletari.
Avanti SI Cobas!!!

Dall'intervento di Soccorso rosso proletario all'Assemblea proletaria anticapitalista

"Dalle stesse motivazioni degli arresti della Procura di Piacenza emerge con chiarezza qual è

la battaglia sulla quale dobbiamo trovare l'unità: chiamano “associazione a delinquere” che avrebbe fatto “violenza privata” l'organizzazione sindacale dei lavoratori e le legittime lotte dei lavoratori in cui tra l'altro non c'è il “carattere privato della violenza”, perchè le lotte dei lavoratori sono per la difesa di un bene collettivo; chiamano “resistenza a pubblico ufficiale” la necessaria difesa dei lavoratori contro le cariche violente portate avanti da polizia e carabinieri, la stessa modalità con cui sono stati arrestati dei giovani per aver manifestato per la morte del loro compagno di scuola Lorenzo; chiamano “fatti criminosi” scioperi, presidi, assemblee - per cui ci sarebbero scioperi e scioperi, gli scioperi disciplinati, resi innocui, come la maggior parte di quelli proclamati dai sindacati confederali, e gli scioperi che riescono effettivamente a bloccare la produzione, questi allora diventano “fatti criminosi”; chiamano “fatti estorsivi” le rivendicazioni di aumenti salariali, di migliori condizioni di lavoro a fronte di una condizione di supersfruttamento schiavista nella logistica e non solo, che alimenta le lotte in un settore dove il 90% dei lavoratori sono immigrati e quindi questo rende più accesa la contraddizione e di conseguenza anche la lotta. Chiamano “estorsione” le rivendicazioni di migliori condizioni di lavoro. Ma su questa accusa di estorsione c'è anche qualcosa di più, si afferma il monopolio dei sindacati confederali, in quanto viene considerato reato rivendicare per i lavoratori condizioni migliori rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale.

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