In una fase di crisi economica sempre più profonda, accelerata dalla guerra interimperialista in Ucraina, e in cui il Covid non è per niente debellato, è iniziato il nuovo anno scolastico e il ministro ancora in carica fino alle prossime elezioni, Bianchi, ha il coraggio spudorato di dire che la scuola in questo paese riparte senza problemi, affermando che “la scuola è un bene pubblico, bisogna cambiare la narrazione in positivo”.
Peccato che la scuola pubblica stia iniziando con tanti annosi problemi ad oggi assolutamente irrisolti a cui se ne aggiungono di nuovi ma l’idiozia politica di pupazzi servi del sistema dominante alla Bianchi non ha davvero limiti.
Solo per fare alcuni esempi concreti parliamo di una scuola pubblica che sta iniziando con circa 200mila docenti non in cattedra e nonostante i concorsi di cui Bianchi si è riempito la bocca per mesi le cattedre saranno coperte neanche al 50% da docenti di ruolo e vie è una pesante carenza di personale ATA, mancano collaboratori scolastici e personale di segreteria, in diverse scuole si è creata una situazione di vera emergenza, resta invece un altissimo tasso di personale docente precario, inserito in graduatorie piene di errori e sottoposti nuovamente ad un perverso e illegittimo meccanismo di chiamata con algoritmo che sta provocando il caos nelle convocazioni.
Docenti e personale Ata vengono privati dell’organico aggiuntivo Covid, dopo due anni durante i quali questi lavoratori e lavoratrici, seppur da precari, hanno lavorato ma che oggi il governo considera oggetti da buttare via, si eliminano gravemente e totalmente tutti i protocolli di sicurezza anti Covid, che in buona parte comunque nella scuole sono rimasti carta straccia per mancanza di risorse, vedi le aule che non sono a norma per esempio rispetto ai sistemi di ricambio dell’aria, oggi ancora più necessari visto che è stato tolto l’obbligo della mascherina sia per gli alunni che per il personale, ma paradossalmente il Ministero ogni mese chiederà i dati sui casi Covid a scuola?!
Gli studenti rientreranno in classi che erano e restano sovraffollate e in molti dovranno frequentare con tutti i rischi del caso in tante strutture scolastiche che fatiscenti erano e che fatiscenti rimangono, soprattutto al Sud.
Per gli studenti disabili la garanzia del diritto allo studio è sempre a rischio vista la carenza dei docenti di sostegno e il grave attacco ai servizi di assistenza scolastica, in primis il servizio igiecnico-personale specializzato.
Gli stipendi restano tra i più bassi di Europa, il rinnovo del contratto di lavoro dopo la caduta di Draghi è stato rinviato tra le lacrime da coccodrillo e lamentele ipocrite dei sindacati confederali e con il galoppante aumento dei prezzi, bollette ecc legato alla crisi approfondita dalla guerra le buste paga si alleggeriscono in modo significativo, ci si è riempiti la bocca di fondi PNRR ma nelle scuole non è arrivato un centesimo ad oggi, dall’ipocrita elemosina del bonus di 200 euro sono stati esclusi illegittimamente tutti i precari con contratti al 30 giugno mentre i supplenti temporanei attendono ancora vergognosamente dal Mef il pagamento degli ultimi mesi di lavoro dello scorso anno scolastico…
Sarebbe questa “la narrazione in positivo” della scuola di cui straparla Bianchi??
Ma siamo davanti ad una scuola pubblica che per la cosiddetta agenda Draghi, condivisa da tutti i partiti che hanno partecipato al «governo dei Migliori», deve essere sempre più invece narrazione/espressione della ideologia di classe dominante borghese che prevede la trasformazione del sistema/formazione scolastico in un sistema/formazione degli studenti “aziendale e performativo” al servizio degli interessi del Capitale (vedi la riforma degli Istituti tecnici superiori (Its) o la creazione di una “Its Academy”) , funzionale a costruire “un’alleanza formativa con il tessuto produttivo”, cioè funzionale ai profitti dei padroni capitalisti.
Un’agenda che non è stata affatto messa in soffitta dopo la caduta del governo Draghi e in questa fase pre- elettorale si può vedere nello specifico la sintonia/collegamento con quell’agenda nel programma della Meloni/ Fratelli d’Italia che dice di volere “avviare un confronto con il mondo della scuola al fine di verificare la praticabilità di ridurre di un anno il percorso di studio scolastico, a parità di monte ore totale, per consentire ai giovani italiani di diplomarsi a 17-18 anni, come già avviene in diversi Stati occidentali, e accedere così prima al percorso universitario o al mondo della formazione professionale e del lavoro per colmare il divario tra domanda di lavoro e offerta scolastica, favorendo la formazione di tecnici specializzati “.
Ma in questa fase specifica la scuola per la borghesia al potere deve essere anche al servizio della guerra imperialista, e mentre da un lato si aumentano a dismisura le spese militari a discapito anche delle risorse per la scuola, dall’altro si deve proseguire con l’indottrinamento ideologico degli studenti sulla giustezza della guerra e del ruolo che l’Italia imperialista ha nello specifico nella guerra in Ucraina (la solerte spiegazione nei mesi scorsi di Draghi agli studenti del Veneto docet) così si deve potenziare la pratica concreta e conseguente su questo versante verso gli studenti (vedi i protocolli ministeriali sull’alternanza scuola lavoro, sforna manodopera gratuita per i padroni, anche con l’Esercito contro cui lo scorso anno scolastico si sono sollevate proteste significative degli studenti)
La scuola è pertanto un terreno importante che pone sì la necessità di lottare contro gli attacchi immediati che il nuovo governo scaglierà contro lavoratori, studenti e il sistema scolastico nel suo insieme ma che nello stesso tempo mette in campo una prospettiva di lotta più ampia volta a mettere fine al sistema sociale che pone/impone una scuola asservita agli interessi di classe del Capitale.
Portare anche questo tema nell’assemblea proletaria anticapitalista del 17 settembre prossimo a Roma è sicuramente importante e necessario.
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