Mercoledì diciassette agosto compare, sul sito internet del Partito Comunista dei Lavoratori, un pesantissimo articolo, firmato dal dirigente vercellese Lorenzo Mortara, sul tema dell’unità della sinistra e quella dei comunisti
Per evitare inutili, e sterili, polemiche eviteremo di rispondere alle solite cialtronierie sul preteso “stalinismo” – categoria dello spirito inventata dagli epigoni del giuda di Bereslavka – che occupano buona parte dello scritto.
Ci concentriamo, invece, su due passaggi del pezzo che troviamo particolarmente “strani”: l’uno
riguarda la critica a chi preferisce Unione Popolare all’alleanza con i ferrandiani, l’altro concernente la consistenza dei partiti della “sinistra radicale”.Il dirigente piemontese scrive: «fa riflettere invece, come al coro dell’unità a sinistra si aggiungano tanti compagni che a sentir loro mangiano pane, falce e martello dalla mattina alla sera. Fa sempre un certo effetto vedere come a ogni giro, siano pronti a immolarsi al borghese di turno».
E continua: «compagni privi di spina dorsale, senza nerbo, pronti a strisciare senza battere ciglio dietro al nuovo progetto delle burocrazie di sinistra, incapaci di una riflessione autonoma e razionale che non sia il qualunquismo del “meno peggio”».
I toni sono da vera e propria scomunica, probabilmente dovuti al rancore verso coloro che non hanno risposto positivamente all'appello di qualche tempo fa, impedendo praticamente ai seguaci di Marco Ferrando di presentarsi alle elezioni: fa eccezione la sola Liguria, dove sulla scheda per il Senato saranno, clamorosamente, presenti.
Più avanti, ecco il momento esilarante: «negli ultimi quindici anni è innegabile che tutti i gruppi trotskisti come un po’ tutta l’estrema sinistra si siano alquanto ridimensionati, ma nessuno ha subito il tracollo senza precedenti che han subito Rifondazione e Comunisti italiani per l’insistente collaborazione di classe dei suoi gruppi dirigenti».
Se sino a qui il ragionamento risulta del tutto condivisibile, è il prosieguo a raggiungere livelli degni del peggior comico, sia egli Giuseppe Piero Grillo o Vladimir Aleksandrovic Zelensky: «noi trotskisti, piccoli eravamo e piccoli suppergiù siamo rimasti».
E’ pur vero che, in termini di numero di iscritti, la perdita dei due maggiori partiti riformisti è assai maggiore rispetto ai “rivoluzionari” trotzkisti, ma non è che questi ultimi se la passino molto meglio: dal 2008 al 2020 sono passati da circa 1.300 a 355 adepti dichiarati, perdendo di fatto i tre quarti dei seguaci; da piccoli a pressoché inesistenti.
Bosio (Al), 03 settembre 2022
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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