Alla Fca di Cassino si sta sperimentando un nuovo modello dell’organizzazione del lavoro che, una volta implementato, sarà “importato” da tante altre società. E’ il modello per cui l’orario di lavoro passerebbe, de facto, in un sol colpo, da 40 ore a 48 ore settimanali, tra l’altro senza neanche il riconoscimento delle maggiorazioni previste per il lavoro straordinario. In pratica a fronte di una fermata, ad esempio di un mese, tipo per il Covid, la società potrà recuperare 30 sabati lavorativi, ovvero dei giorni di fermo produttivo, anche consecutivi, e aumentare in tal modo il livello di fruttuosità aziendale a costo zero.
Formalmente la media delle ore
settimanali lavorate nell’arco dell’anno rimarrebbe di 40 ore, ma questa
nuova distribuzione dell’orario di lavoro prevede che il datore di
lavoro possa disporre degli operai per sei giorni su sette. Ovvero non
poter più impegnare i fine settimana per l’eventualità di dover
lavorare. Ovvero aumentare l’orario di lavoro a parità di salario,
l’esatto contrario di come dovrebbe andare il mondo.
C’è gente che
cento anni fa ha lottato ed è morta per la conquista delle 8 ore di
lavoro giornaliero e 40
Oggi alla Fca a Cassino ci viene chiesto di lavorare 48 ore settimanali per (almeno) 9 settimane consecutive, eventualmente aumentabili a seconda dei successivi fermi produttivi e dei successivi recuperi produttivi. Lo sciopero sarebbe l’unica risposta a questo “ritorno al passato”, che non ci porta indietro di un secolo, ma di più.
Questa storia dei sabati lavorativi rappresenta un punto di non ritorno: se abbozziamo pure questa volta, sarà la fine. Perchè se passano i sei giorni lavorativi, poi ci chiederanno sempre di più. Sempre di più.
Delio Fantasia, operaio Fca Cassino
da operai contro
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