giovedì 7 settembre 2017

pc 7 settembre - Al seminario nazionale di proletari comunisti avanza la formazione teorica-politica-pratica leninista

Stralci dal  'Che fare?' di Lenin. Oggetto di studio e approfondimento 

...Tutti coloro che parlano di "sopravvalutazione della ideologia", di esagerazione della funzione dell'elemento cosciente, ecc., immaginano che il movimento puramente operaio sia di per sé in grado di elaborare - ed elabori in realtà - una ideologia indipendente; che ciò che più conta sia che gli operai "strappino dalle mani dei dirigenti le loro sorti". Ma questo è un profondo errore...

...Dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente, elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento, la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista. Non c'è via di mezzo (poiché l'umanità non ha creato una "terza" ideologia, e, d'altronde, in una società dilaniata dagli antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere una ideologia al di fuori o al di sopra delle classi). Ecco perché ogni menomazione dell'ideologia socialista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un rafforzamento dell'ideologia borghese. Si parla della spontaneità; ma lo sviluppo spontaneo del movimento operaio fa sì che esso si subordini all'ideologia borghese, perché il movimento operaio spontaneo è il tradunionismo, e il tradunionismo è l'asservimento ideologico degli operai alla
borghesia. Perciò il nostro compito, il compito della socialdemocrazia, consiste nel combattere la spontaneità, nell'allontanare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l'ala della borghesia; il nostro compito consiste nell'attirare il movimento operaio sotto l'ala della socialdemocrazia rivoluzionaria.
(nota: Certo non ne consegue che gli operai non partecipino a questa elaborazione... Ma perché possano riuscirvi più spesso bisogna sforzarsi di elevare il livello della loro coscienza in generale, bisogna che essi non si rinchiudano nella cornice artificialmente ristretta della «letteratura per operai », ma imparino sempre meglio a comprendere la letteratura in generale. Sarebbe anzi più giusto dire che gli operai non si «rinchiudono» in una letteratura speciale, ma vi sono rinchiusi, perché essi leggono e vorrebbero leggere tutto ciò che si scrive per gli intellettuali, e soltanto alcuni intellettuali (scadenti) pensano che «agli operai» basti parlare della vita d'officina e rimasticare ciò che essi da molto tempo sanno.)

...in che cosa deve consistere l'educazione politica?... Non basta spiegare agli operai la loro oppressione politica (allo stesso modo che non basta spiegare il contrasto dei loro interessi con quelli dei padroni). Bisogna fare dell'agitazione a proposito di ogni manifestazione concreta di questa oppressione... E poiché questa oppressione si esercita sulle più diverse classi della società, poiché si manifesta nei più diversi campi della vita e dell'attività professionale, civile, privata, familiare, religiosa, scientifica, ecc., non è forse evidente che non adempiremmo il nostro compito di sviluppare la coscienza politica degli operai se non ci incaricassimo di organizzare la denuncia politica dell'autocrazia sotto tutti i suoi aspetti?...

...È vero o non è vero che la lotta economica è, in generale, "il mezzo più largamente applicabile" per trascinare le masse nella lotta politica? È completamente falso. Tutte le manifestazioni dell'oppressione poliziesca e dell'arbitrio assolutista, quali che siano (e non solo quelle legate alla lotta economica), sono mezzi non "meno largamente applicabili". Perché gli zemskie nacialniki e le punizioni corporali inflitte ai contadini, la corruzione dei funzionari ed il modo come la polizia tratta il "basso popolo" delle città, la lotta contro gli affamati e la repressione delle aspirazioni del popolo alla cultura e alla scienza, l'estorsione di tributi di ogni sorta, le persecuzioni contro le sette, la dura disciplina dei soldati, i metodi soldateschi con gli intellettuali liberali, perché tutte queste e mille altre manifestazioni dell'oppressione, non direttamente legate alla lotta "economica", sarebbero in generale mezzi e motivi meno "largamente applicabili" per l'agitazione politica, per trascinare le masse nella lotta politica? Anzi: nella somma dei casi quotidiani in cui l'operaio deve soffrire (per sé e per i suoi congiunti) della sua mancanza di diritti, dell'arbitrio e della violenza, i casi di oppressione poliziesca nella lotta sindacale non sono che una piccola minoranza...
(nota: la tattica dei «politici» e dei rivoluzionari, non soltanto non ignora i compiti tradunionisti della socialdemocrazia, ma è, anzi, la sola capace di assicurare il metodico adempimento di questi compiti).

...se il propagandista tratta, per esempio, della disoccupazione, deve spiegare la natura capitalistica delle crisi, dimostrare perché esse sono inevitabili nella società moderna, provare la necessità della trasformazione di questa società nella società socialista, ecc. Egli deve dare, in una parola, «molte idee», un così grande numero di idee che, nel loro insieme, potranno essere assimilate solo da un numero relativamente piccolo di persone. L'agitatore, all'opposto, trattando la stessa questione, prende l'esempio più noto, quello che più colpisce i suoi ascoltatori — per esempio una famiglia di disoccupati morta di fame, l'aumento della mendicità, ecc. — e, approfittando di questo fatto già noto, si sforza di dare alle «masse» una sola idea: quella dell'assurdo contrasto fra l'aumento della ricchezza e l'aumento della miseria, si sforza di suscitare il malcontento, l'indignazione delle masse contro questa stridente ingiustizia e lascia al propagandista il compito di dare una completa spiegazione di questo contrasto. Ecco perché il propagandista agisce soprattutto con gli scritti, e l'agitatore coi discorsi...
...l’"elevazione dell’attività delle masse operaie" è possibile soltanto se non ci limitiamo all’"agitazione politica sul terreno economico"...
...La coscienza della classe operaia non può diventare vera coscienza politica se gli operai non si abituano a reagire contro ogni abuso, contro ogni manifestazione dell’arbitrio e dell’oppressione, della violenza e della soperchieria, qualunque sia la classe che ne è colpita, e a reagire da un punto di vista socialdemocratico e non da un punto di vista qualsiasi. La coscienza delle masse operaie non può essere una vera coscienza di classe se gli operai non imparano a osservare, sulla base dei fatti e degli avvenimenti politici concreti e attuali, ognuna delle altre classi sociali in tutte le manifestazioni della vita intellettuale, morale e politica; se non imparano ad applicare in pratica l’analisi e il criterio materialistico a tutte le forme d’attività e di vita di tutte le classi, strati e gruppi della popolazione. Chi induce la classe operaia a rivolgere la sua attenzione, il suo spirito di osservazione e la sua coscienza esclusivamente, o anche principalmente, su se stessa, non è un socialdemocratico, perché per la classe operaia la conoscenza di se stessa è indissolubilmente legata alla conoscenza esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società contemporanea, e conoscenza non solo teorica, anzi, non tanto teorica, quanto ottenuta attraverso l’esperienza della vita politica...
...Molti di noi non comprendono neppure ancora che questo è il loro dovere e si trascinano inconsciamente dietro alla «grigia lotta quotidiana» racchiusa entro i ristretti limiti della fabbrica... (o delle lotte sindacali dei lavoratori, ecc, - ndr)

l'operaio socialdemocratico, l'operaio rivoluzionario... respingerà con indignazione tutti questi ragionamenti sulla lotta per le rivendicazioni «che possono promettere risultati tangibili», ecc,... Esso dirà ai « consiglieri» della Rabociaia Mysl e del Raboceie Dielo : «Avete torto, signori, di preoccuparvi tanto e di immischiarvi con troppo zelo in cose che risolveremo noi stessi e di sottrarvi invece all'adempimento dei vostri veri compiti. Non è dar prova di molta intelligenza dire, come voi dite, che i socialdemocratici devono imprimere un carattere politico alla stessa lotta economica: questo è solo l'inizio e non è questo il compito essenziale dei socialdemocratici, perché in tutto il mondo, e anche in Russia, è spesso la polizia stessa che comincia ad imprimere un carattere politico alla lotta economica...La nostra "attività", l'attività di noi operai che voi volete aiutare lanciando rivendicazioni concrete tali da offrire risultati tangibili, esiste già nel nostro paese; nella nostra piccola azione tradunionista quotidiana noi stessi presentiamo siffatte rivendicazioni concrete, senza bisogno, nella maggior parte dei casi, dell'aiuto degli intellettuali. Ma questa attività non ci basta; non siamo dei bambini che possono essere nutriti solo con la pappa della politica puramente "economica"; vogliamo sapere tutto quanto sanno gli altri, vogliamo conoscere particolareggiatamente tutti gli aspetti della vita politica e partecipare attivamente ad ogni avvenimento politico. Bisogna quindi che gli intellettuali ci ripetano un po' meno ciò che sappiamo già e ci diano un po' più di ciò che ignoriamo ancora, di ciò che la nostra vita di fabbrica e la nostra esperienza "economica" non ci permettono mai di imparare: le cognizioni politiche.... E non sta a voi "elevare" la nostra attività, perché voi stessi non siete abbastanza attivi. Non prosternatevi tanto dinanzi alla spontaneità e pensate un po' di più, o signori, ad elevare la vostra attività!»...

....Gli economisti e i terroristi della nostra epoca hanno una radice comune: la sottomissione alla spontaneità... Economisti e terroristi si prosternano davanti ai due poli opposti della tendenza della spontaneità: gli economisti dinanzi alla spontaneità del "movimento operaio puro", i terroristi dinanzi alla spontaneità e allo sdegno appassionato degli intellettuali che non sanno collegare il lavoro rivoluzionario e il movimento operaio, o non ne hanno la possibilità... sono due modi diversi di sottrarsi al dovere più imperioso dei rivoluzionari russi: l’organizzazione di una multiforme agitazione politica... terroristi ed economisti sottovalutano l’attività rivoluzionaria delle masse, che pure è chiaramente dimostrata dagli avvenimenti della primavera]. Gli uni cercano degli "stimolanti" artificiali, gli altri parlano di "rivendicazioni concrete"...
...La coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno, cioè dall’esterno della lotta economica, dall’esterno della sfera dei rapporti tra operai e padroni. Il solo campo dal quale è possibile attingere questa coscienza è il campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi. Perciò alla domanda: che cosa fare per dare agli operai cognizioni politiche? Non ci si può limitare a... (dire) "andare tra gli operai". Per dare agli operai cognizioni politiche, i socialdemocratici devono andare fra tutte le classi della popolazione, devono inviare in tutte le direzioni i distaccamenti del loro esercito...

...Il pubblico ideale per le denunce politiche è precisamente la classe operaia, che ha bisogno innanzi tutto e soprattutto di cognizioni politiche vive e multiformi e che è la più atta a trasformare queste cognizioni in una lotta attiva, anche senza la prospettiva di «risultati tangibili». E la tribuna per queste denunce dinanzi a tutto il popolo non può essere che un giornale per tutta la Russia...

...Ma... se noi dobbiamo incaricarci di organizzare denunce che interessino veramente tutto il popolo, come si manifesterà il carattere di classe del nostro movimento? Si manifesterà appunto nel fatto che l'organizzazione di tali denunce popolari sarà opera nostra, di noi socialdemocratici, nel fatto che l'esposizione di tutte le questioni sollevate nell'agitazione sarà fatta con uno spirito coerentemente socialdemocratico e senza nessuna concessione alle deformazioni, volute o no, del marxismo, nel fatto che questa multiforme agitazione politica sarà sviluppata da un partito che lega, in un tutto indissolubile, l'offensiva contro il governo in nome di tutto il popolo, l'educazione rivoluzionaria del proletariato, la salvaguardia della sua indipendenza politica, la direzione della lotta economica della classe operaia e l'utilizzazione degli urti spontanei con i suoi sfruttatori, urti che sollevano e attraggono continuamente nel nostro campo sempre nuovi strati proletari...

ORGANIZZAZIONE DEGLI OPERAI E ORGANIZZAZIONE DEI RIVOLUZIONARI

l'organizzazione di un partito socialdemocratico rivoluzionario deve necessariamente essere distinta dall'organizzazione degli operai per la lotta economica. L'organizzazione degli operai deve anzitutto essere professionale, poi essere la più vasta possibile e infine essere la meno clandestina possibile (qui e in seguito mi riferisco - è chiaro - solo alla Russia autocratica). Al contrario, l'organizzazione dei rivoluzionari deve comprendere prima di tutto e principalmente uomini la cui professione sia l'azione rivoluzionaria...
...il socialdemocratico deve pensare innanzi tutto a un'organizzazione di rivoluzionari capaci di dirigere tutta la lotta di emancipazione del proletariato...

«...Il movimento operaio deve questa sua vitalità al fatto che l'operaio ha preso finalmente nelle sue mani la propria sorte, strappandola dalle mani dei suoi dirigenti». Questa tesi fondamentale è poi svolta in seguito particolareggiatamente. In realtà, i dirigenti (cioè i socialdemocratici, fondatori dell'«Unione di lotta») erano stati strappati, si può dire, alle mani degli operai dalla polizia, mentre ci si vuol far credere che gli operai lottavano contro questi dirigenti e si erano liberati dal loro giogo! Invece di esortarli ad andare avanti, a consolidare l'organizzazione rivoluzionaria e ad estendere l'attività politica, si esortano gli operai ad andare indietro, a ritornare alla pura lotta tradunionista...
...invece di voler sostituire i cattivi dirigenti con buoni dirigenti, l'autore vuole sostituirli in generale con la «folla»... con la vostra espressione odiosa, "stimolo dall’esterno", che inevitabilmente ispira all’operaio (almeno all’operaio poco sviluppato come voi) la sfiducia verso tutti coloro che gli portano dal di fuori le cognizioni politiche e l’esperienza rivoluzionaria e suscita istintivamente in lui la voglia di cacciare lontano da sé tutti coloro che lo stimolano, voi fate della demagogia e i demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia... i demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia. I peggiori, perché risvegliano i cattivi istinti della folla e perché è impossibile agli operai arretrati di riconoscere questi nemici che si presentano, e qualche volta anche sinceramente, come amici...
...voi, signori campioni dell’ "operaio medio", in fin dei conti insultate l’operaio con la vostra maniera di chinarvi verso di lui per parlargli della politica operaia e dell’organizzazione operaia...Dateci, gli diranno, delle idee sull’organizzazione, se ne avete, e lasciate a noi di vedere quali sono fra noi gli elementi "medi", superiori o inferiori...
...Soltanto un’organizzazione di combattimento centralizzata, che esplichi con energia un’azione politica socialdemocratica e soddisfi, per così dire, tutti gli istinti e tutte le aspirazioni rivoluzionarie, può premunire il movimento contro un’offensiva inconsulta e preparare un attacco che possa concludersi con la vittoria...

LAVORO LOCALE E LAVORO NAZIONALE
...il nostro movimento si è trovato indebolito proprio per il fatto che i militanti locali sono troppo assorbiti dal lavoro locale, che è quindi assolutamente necessario spostare alquanto il centro di gravità verso il lavoro nazionale e che questo spostamento non indebolirà, ma rafforzerà i nostri legami con la massa e la continuità della nostra agitazione locale. Per dimostrarlo, esaminiamo la questione del giornale centrale e dei giornali locali...

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