...Tutti
coloro che parlano di "sopravvalutazione della ideologia",
di esagerazione della funzione dell'elemento cosciente, ecc.,
immaginano che il movimento puramente operaio sia di per sé in grado
di elaborare - ed elabori in realtà - una ideologia indipendente;
che ciò che più conta sia che gli operai "strappino dalle mani
dei dirigenti le loro sorti". Ma questo è un profondo errore...
...Dal
momento che non si può parlare di una ideologia indipendente,
elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro
movimento, la questione si può porre solamente
così:
o ideologia borghese o ideologia socialista. Non c'è via di mezzo
(poiché l'umanità non ha creato una "terza" ideologia, e,
d'altronde, in una società dilaniata dagli antagonismi di classe,
non potrebbe mai esistere una ideologia al di fuori o al di sopra
delle classi). Ecco perché ogni
menomazione
dell'ideologia socialista, ogni
allontanamento da
essa implica necessariamente un rafforzamento dell'ideologia
borghese. Si parla della spontaneità; ma lo sviluppo spontaneo
del movimento operaio fa sì che esso si subordini all'ideologia
borghese, perché il movimento operaio spontaneo è il tradunionismo,
e il tradunionismo è l'asservimento ideologico degli operai alla
borghesia. Perciò il nostro compito, il compito della
socialdemocrazia, consiste nel combattere
la spontaneità, nell'allontanare
il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a
rifugiarsi sotto l'ala della borghesia; il nostro compito consiste
nell'attirare il movimento operaio sotto l'ala della socialdemocrazia
rivoluzionaria.
(nota:
Certo
non ne consegue che gli operai non partecipino a questa
elaborazione... Ma perché possano riuscirvi più spesso bisogna
sforzarsi di elevare il livello della loro coscienza in generale,
bisogna che essi non si rinchiudano nella cornice artificialmente
ristretta della «letteratura per operai », ma imparino sempre
meglio a comprendere la letteratura in generale. Sarebbe anzi più
giusto dire che gli operai non si «rinchiudono» in una letteratura
speciale, ma vi sono rinchiusi, perché essi leggono e vorrebbero
leggere tutto ciò che si scrive per gli intellettuali, e soltanto
alcuni intellettuali (scadenti) pensano che «agli operai» basti
parlare della vita d'officina e rimasticare ciò che essi da molto
tempo sanno.)
...in
che cosa deve consistere l'educazione politica?... Non basta spiegare
agli operai la loro oppressione politica (allo stesso modo che non
basta spiegare il contrasto dei loro interessi con quelli dei
padroni). Bisogna fare dell'agitazione a proposito di ogni
manifestazione concreta di questa oppressione... E poiché questa
oppressione si esercita sulle più diverse classi della società,
poiché si manifesta nei più diversi campi della vita e
dell'attività professionale, civile, privata, familiare, religiosa,
scientifica, ecc., non è forse evidente che non adempiremmo il
nostro compito di sviluppare la coscienza politica degli operai se
non ci incaricassimo di organizzare la denuncia politica
dell'autocrazia sotto tutti i suoi aspetti?...
...È
vero o non è vero che la lotta economica è, in generale, "il
mezzo più largamente applicabile" per trascinare le masse nella
lotta politica? È completamente falso. Tutte le manifestazioni
dell'oppressione poliziesca e dell'arbitrio assolutista, quali che
siano (e non solo quelle legate alla lotta economica), sono mezzi non
"meno largamente applicabili". Perché gli zemskie
nacialniki
e le punizioni corporali inflitte ai contadini, la corruzione dei
funzionari ed il modo come la polizia tratta il "basso popolo"
delle città, la lotta contro gli affamati e la repressione delle
aspirazioni del popolo alla cultura e alla scienza, l'estorsione di
tributi di ogni sorta, le persecuzioni contro le sette, la dura
disciplina dei soldati, i metodi soldateschi con gli intellettuali
liberali, perché tutte queste e mille altre manifestazioni
dell'oppressione, non direttamente legate alla lotta "economica",
sarebbero in generale mezzi e motivi meno "largamente
applicabili" per l'agitazione politica, per trascinare le masse
nella lotta politica? Anzi: nella somma dei casi quotidiani in cui
l'operaio deve soffrire (per sé e per i suoi congiunti) della sua
mancanza di diritti, dell'arbitrio e della violenza, i casi di
oppressione poliziesca nella lotta sindacale non sono che una piccola
minoranza...
(nota:
la tattica dei «politici» e dei rivoluzionari, non soltanto non
ignora i compiti tradunionisti della socialdemocrazia, ma è, anzi,
la sola capace di assicurare il metodico adempimento di questi
compiti).
...se
il propagandista tratta, per esempio, della disoccupazione, deve
spiegare la natura capitalistica delle crisi, dimostrare perché esse
sono inevitabili nella società moderna, provare la necessità della
trasformazione di questa società nella società socialista, ecc.
Egli deve dare, in una parola, «molte idee», un così grande numero
di idee che, nel loro insieme, potranno essere assimilate solo da un
numero relativamente piccolo di persone. L'agitatore, all'opposto,
trattando la stessa questione, prende l'esempio più noto, quello che
più colpisce i suoi ascoltatori — per esempio una famiglia di
disoccupati morta di fame, l'aumento della mendicità, ecc. — e,
approfittando di questo fatto già noto, si sforza di dare alle
«masse» una
sola idea: quella
dell'assurdo contrasto fra l'aumento della ricchezza e l'aumento
della miseria, si sforza di suscitare
il
malcontento, l'indignazione delle masse contro questa stridente
ingiustizia e lascia al propagandista il compito di dare una completa
spiegazione di questo contrasto. Ecco perché il propagandista agisce
soprattutto con gli scritti,
e
l'agitatore coi discorsi...
...l’"elevazione
dell’attività delle masse operaie" è possibile soltanto se
non ci limitiamo all’"agitazione politica sul terreno
economico"...
...La
coscienza della classe operaia non può diventare vera coscienza
politica se gli operai non si abituano a reagire contro ogni abuso,
contro ogni manifestazione dell’arbitrio e dell’oppressione,
della violenza e della soperchieria, qualunque sia la classe che ne è
colpita, e a reagire da un punto di vista socialdemocratico e non da
un punto di vista qualsiasi. La coscienza delle masse operaie non può
essere una vera coscienza di classe se gli operai non imparano a
osservare, sulla base dei fatti e degli avvenimenti politici concreti
e attuali, ognuna delle altre classi sociali in tutte le
manifestazioni della vita intellettuale, morale e politica; se non
imparano ad applicare in pratica l’analisi e il criterio
materialistico a tutte le forme d’attività e di vita di tutte le
classi, strati e gruppi della popolazione. Chi induce la classe
operaia a rivolgere la sua attenzione, il suo spirito di osservazione
e la sua coscienza esclusivamente, o anche principalmente, su se
stessa, non è un socialdemocratico, perché per la classe operaia la
conoscenza di se stessa è indissolubilmente legata alla conoscenza
esatta dei rapporti reciproci di tutte le classi della società
contemporanea, e conoscenza non solo teorica, anzi, non tanto
teorica, quanto ottenuta attraverso l’esperienza della vita
politica...
...Molti
di noi non comprendono neppure ancora che questo è il loro dovere
e
si trascinano inconsciamente dietro alla «grigia lotta quotidiana»
racchiusa entro i ristretti limiti della fabbrica... (o delle lotte
sindacali dei lavoratori, ecc, - ndr)
…l'operaio
socialdemocratico, l'operaio rivoluzionario... respingerà con
indignazione tutti questi ragionamenti sulla lotta per le
rivendicazioni «che possono promettere risultati tangibili»,
ecc,... Esso dirà ai « consiglieri» della Rabociaia
Mysl e
del Raboceie
Dielo :
«Avete torto, signori, di preoccuparvi tanto e di immischiarvi con
troppo zelo in cose che risolveremo noi stessi e di sottrarvi invece
all'adempimento dei vostri veri compiti. Non è dar prova di molta
intelligenza dire, come voi dite, che i socialdemocratici devono
imprimere un carattere politico alla stessa lotta economica: questo è
solo l'inizio e non è questo il compito essenziale dei
socialdemocratici, perché in tutto il mondo, e anche in Russia, è
spesso la polizia stessa che comincia ad imprimere un
carattere politico alla lotta economica...La nostra "attività",
l'attività di noi operai che voi volete aiutare lanciando
rivendicazioni concrete tali da offrire risultati tangibili, esiste
già nel nostro paese; nella nostra piccola azione tradunionista
quotidiana noi stessi presentiamo siffatte rivendicazioni concrete,
senza bisogno, nella maggior parte dei casi, dell'aiuto degli
intellettuali. Ma questa
attività
non ci basta; non siamo dei bambini che possono essere nutriti solo
con la pappa della politica puramente "economica"; vogliamo
sapere tutto quanto sanno gli altri, vogliamo conoscere
particolareggiatamente tutti
gli
aspetti della vita politica e partecipare attivamente
ad
ogni avvenimento politico. Bisogna quindi che gli intellettuali ci
ripetano un po' meno ciò che sappiamo già e ci diano un po' più di
ciò che ignoriamo ancora, di ciò che la nostra vita di fabbrica e
la nostra esperienza "economica" non ci permettono mai di
imparare: le cognizioni politiche.... E non sta a voi "elevare"
la nostra attività, perché voi
stessi non siete abbastanza attivi. Non
prosternatevi tanto dinanzi alla spontaneità e pensate un po' di
più, o signori, ad elevare la vostra attività!»...
....Gli
economisti e i terroristi della nostra epoca hanno una radice comune:
la sottomissione alla spontaneità... Economisti e terroristi si
prosternano davanti ai due poli opposti della tendenza della
spontaneità: gli economisti dinanzi alla spontaneità del "movimento
operaio puro", i terroristi dinanzi alla spontaneità e allo
sdegno appassionato degli intellettuali che non sanno collegare il
lavoro rivoluzionario e il movimento operaio, o non ne hanno la
possibilità... sono due modi diversi di sottrarsi al dovere più
imperioso dei rivoluzionari russi: l’organizzazione di una
multiforme agitazione politica... terroristi ed economisti
sottovalutano l’attività rivoluzionaria delle masse, che pure è
chiaramente dimostrata dagli avvenimenti della primavera].
Gli uni cercano degli "stimolanti" artificiali, gli altri
parlano di "rivendicazioni concrete"...
...La
coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo
dall’esterno, cioè dall’esterno della lotta economica,
dall’esterno della sfera dei rapporti tra operai e padroni. Il solo
campo dal quale è possibile attingere questa coscienza è il campo
dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della
popolazione con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti
reciproci di tutte le classi. Perciò alla domanda: che cosa fare per
dare agli operai cognizioni politiche? Non ci si può limitare a...
(dire) "andare tra gli operai". Per dare agli operai
cognizioni politiche, i socialdemocratici devono andare fra tutte le
classi della popolazione, devono inviare in tutte le direzioni i
distaccamenti del loro esercito...
...Il
pubblico ideale per le denunce politiche è precisamente la classe
operaia, che ha bisogno innanzi tutto e soprattutto di cognizioni
politiche vive e multiformi e che è la più atta a trasformare
queste cognizioni in una lotta attiva, anche senza la prospettiva di
«risultati tangibili». E la tribuna per queste denunce dinanzi a
tutto il popolo non può essere che un giornale per tutta la
Russia...
...Ma...
se noi dobbiamo incaricarci di organizzare denunce che interessino
veramente tutto il popolo, come si manifesterà il carattere di
classe del nostro movimento? Si manifesterà appunto nel fatto che
l'organizzazione di tali denunce popolari sarà opera nostra, di noi
socialdemocratici, nel fatto che l'esposizione di tutte le questioni
sollevate nell'agitazione sarà fatta con uno spirito coerentemente
socialdemocratico e senza nessuna concessione alle deformazioni,
volute o no, del marxismo, nel fatto che questa multiforme agitazione
politica sarà sviluppata da un partito che lega, in un tutto
indissolubile, l'offensiva contro il governo in nome di tutto il
popolo, l'educazione rivoluzionaria del proletariato, la salvaguardia
della sua indipendenza politica, la direzione della lotta economica
della classe operaia e l'utilizzazione degli urti spontanei con i
suoi sfruttatori, urti che sollevano e attraggono continuamente nel
nostro campo sempre nuovi strati proletari...
ORGANIZZAZIONE
DEGLI OPERAI E ORGANIZZAZIONE DEI RIVOLUZIONARI
…
l'organizzazione
di un partito socialdemocratico rivoluzionario deve necessariamente
essere
distinta dall'organizzazione
degli operai per la lotta economica. L'organizzazione degli operai
deve anzitutto essere professionale, poi essere la più vasta
possibile e infine essere la meno clandestina possibile (qui e in
seguito mi riferisco - è chiaro - solo alla Russia autocratica). Al
contrario, l'organizzazione dei rivoluzionari deve comprendere prima
di tutto e principalmente uomini la cui professione sia l'azione
rivoluzionaria...
...il
socialdemocratico deve pensare innanzi tutto a un'organizzazione di
rivoluzionari capaci di dirigere tutta
la
lotta di emancipazione del proletariato...
«...Il
movimento operaio deve questa sua vitalità al fatto che l'operaio ha
preso finalmente nelle sue mani la propria sorte, strappandola dalle
mani dei suoi dirigenti».
Questa tesi fondamentale è poi svolta in seguito
particolareggiatamente. In realtà, i dirigenti (cioè i
socialdemocratici, fondatori dell'«Unione di lotta») erano stati
strappati, si può dire, alle mani degli operai dalla polizia, mentre
ci si vuol far credere che gli operai lottavano contro questi
dirigenti e si erano liberati dal loro giogo! Invece di esortarli ad
andare avanti, a consolidare l'organizzazione rivoluzionaria e ad
estendere l'attività politica, si esortano gli operai ad andare
indietro,
a
ritornare alla pura lotta tradunionista...
...invece
di voler sostituire i cattivi dirigenti con buoni dirigenti, l'autore
vuole sostituirli in generale con la «folla»... con la vostra
espressione odiosa, "stimolo dall’esterno", che
inevitabilmente ispira all’operaio (almeno all’operaio poco
sviluppato come voi) la sfiducia verso tutti
coloro
che gli portano dal di fuori le cognizioni politiche e l’esperienza
rivoluzionaria e suscita istintivamente in lui la voglia di cacciare
lontano da sé tutti
coloro
che lo stimolano, voi fate della demagogia
e
i demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia...
i
demagoghi sono i peggiori nemici della classe operaia. I peggiori,
perché risvegliano i cattivi istinti della folla e perché è
impossibile agli operai arretrati di riconoscere questi nemici che si
presentano, e qualche volta anche sinceramente, come amici...
...voi,
signori campioni dell’ "operaio medio", in fin dei conti
insultate l’operaio con la vostra maniera di chinarvi
verso
di lui per parlargli della politica operaia e dell’organizzazione
operaia...Dateci, gli diranno, delle idee sull’organizzazione, se
ne avete, e lasciate a noi di vedere quali sono fra noi gli elementi
"medi", superiori o inferiori...
...Soltanto
un’organizzazione di combattimento centralizzata, che esplichi con
energia un’azione politica socialdemocratica e soddisfi, per così
dire, tutti gli istinti e tutte le aspirazioni rivoluzionarie, può
premunire il movimento contro un’offensiva inconsulta e preparare
un attacco che possa concludersi con la vittoria...
LAVORO
LOCALE E LAVORO NAZIONALE
...il
nostro movimento si è trovato indebolito proprio per il fatto che i
militanti locali sono troppo assorbiti dal lavoro locale, che è
quindi assolutamente necessario spostare alquanto il centro di
gravità verso il lavoro nazionale e che questo spostamento non
indebolirà, ma rafforzerà i nostri legami con la massa e la
continuità della nostra agitazione locale. Per dimostrarlo,
esaminiamo la questione del giornale centrale e dei giornali
locali...
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