Riprendiamo la pubblicazione di alcuni degli interventi all'assemblea dei sindacati di base e forze solidali tenutasi a Milano il 9 aprile scorso, sull'appello dello Slai cobas sc. Noi pensiamo che in questa assemblea si siano dette cose importanti che devono essere riprese e trasformate in fatti agenti.
Oggi pubblichiamo l'intervento del rappresentante dell' USB della Lombardia.
Continueremo nei prossimi giorni a pubblicare gli altri interventi.
USB - Sicuramente una delle questioni principali è unire le lotte e poi uscire dai propri posti di lavoro, questa seconda per noi è fondamentale, dobbiamo uscire fuori dal
nostro percorso anche al di fuori del nostro percorso, non può
essere solo legato all’aziendalismo il diritto di riprenderci quel posto di lavoro e la risposta all’attacco che fanno i padroni verso
i lavoratori sulle questioni più elementari. La lotta dentro il
proprio polo logistico, dove magari si ha la forza di bloccare per
delle giornate con tutto quello che possiamo inventarci e che è
legittimo, però spesso e volentieri non siamo in grado poi di sfondare quello che
noi chiamiamo la riconquista di un diritto.
Allora l’esperimento che noi facciamo come sindacato è
di avere estendere la lotta nel sociale. Ad esempio in ospedale, stanno chiudendo il pronto soccorso, e siamo riusciti a portare un centinaio di cittadini a protestare
contro la chiusura e questo ci ha dato molta più forza che se
avessimo lottato come lavoratori da soli. La questione è
proprio questa, come si possono unire le lotte, perchè il nemico
è lo stesso, è questo modello di produzione, che viene
imposto nella logistica, come ai braccianti, come in tutti i settori lavorativi.
Secondo noi nessuno oggi è
autosufficiente. L’abbiamo visto con l’attacco fortissimo che
abbiamo
subito come USB, uccidendoci un nostro compagno. Nessuno si può ergere a dire “noi ce la
facciamo da soli” o “abbiamo tracciato la strada giusta”. Allora si colpisce uniti e forte e questo non toglie
che poi nel proprio posto di lavoro ognuno colpisce a modo suo. Però
ci sono momenti che le classe dev’essere rimessa insieme e noi non
possiamo dimenticarci qual è il nostro obiettivo comune.
Va affrontata una riflessione
necessaria sulla ricomposizione, noi non
possiamo continuare ad essere frammentari nelle lotte senza fare un
percorso reale di ricomposizione delle lotte. Spesso e volentieri le condizioni ci sono, ma
spesso siamo noi più o meno “vanitosi”: la mia lotta è meglio
della tua, ecc…Per diventare più forti è assolutamente necessario unirsi.
C’è un’altra questione che
dovrebbe essere argomento di riflessione per tutti, il decreto
Minniti non arriva a caso, non è contro i black bloc o contro quelli
che il 25 dovevano "devastare Roma", questa legge colpisce tutti
indistintamente. Noi il 30 marzo abbiamo avuto
alla manifestazione sui precari 700 compagni fermati su 14 pullman, fotografati, schedati uno a uno prima di arrivare a Roma. Per cui nel
momento in cui la repressione ci colpisce non dobbiamo lasciare ognuno a se
stesso. Anche per questo i percorsi devono essere unitari, devono
riavvicinarsi, anche litigando ma arrivare alla sintesi, perchè oggi
il governo è fortissimo e ha un apparato repressivo che sta
attaccando in maniera esagerata le avanguardie dei lavoratori, i compagni che si
organizzano, i pezzi di sindacato che resistono, i giovani, i
proletari. Per cui su questa cosa noi dobbiamo rimetterci a discutere
anche nelle differenze. Il problema non è dare la solidarietà
e scrivere un comunicato, la solidarietà si deve praticare, che è
una cosa un pò difficile. Tutti dobbiamo fare un passo indietro
per poi ricominciare a discutere. Ce lo stanno insegnando i nuovi proletari, oggi c’è un settore di proletariato che deve dare
una spinta ricompositiva perchè ha bisogno fortemente di riprendersi
tutto, riconquistarsi i diritti.
Noi purtroppo giochiamo troppo in
difesa, le org sindacali difendono il posto di lavoro, il diritto a
questo o a quello; oggi invece qualcun altro in questo paese ci sta
invece insegnando che bisogna passare all’attacco, bisogna
riprendersi i diritti...
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