Forse è con la
strage di Portella della Ginestra di 70 anni fa (1° Maggio 1947) che si inaugura
nella nostra storia repubblicana la
strategia della tensione.
Portella è la
madre di tutte le stragi che verranno in seguito (Piazza Fontana, Brescia,
Italicum...).
Diceva Thomas
Mann che il passato è un pozzo senza fondo in cui ogni tanto bisogna scendere
per tirare su qualche pezzo. Non sempre si riesce.
Nell’epoca in
cui si celebra il trionfo della connessione, molte volte non riusciamo a
connettere il prima con il poi, a legare i fatti uno dopo l’altro per trovare il
senso della storia che ci appartiene. Per questo ci proponiamo di parlare della
strage di Portella nel tentativo di gettare in fondo al pozzo una piccola
fiammella che illumini per un istante un buco nero della storia italiana.
Un filo nero
sembra legare i fatti dell’immediato dopoguerra fino ai nostri giorni. Un pezzo
della nostra storia è fatta di stragi, depistaggi, complicità con apparati dello
stato, segreti di stato mai svelati, spionaggi a uomini politici, morti che
gridano ancora giustizia.
L’Italia era un
paese sconfitto, che dopo l’8 settembre venne a trovarsi nella sfera
angloamericana. La sua è stata ed è una sovranità limitata da questo convitato
di pietra che sono gli Usa, che continuano ancora a condizionare la nostra
politica interna ed estera.
Lo stragismo
significa colpire il prossimo, l’avversario, tanto nel non-luogo
(stazione di Bologna..., aeroporto, strada, centro commerciale dove le persone
si incontrano per caso senza conoscersi e senza avere nulla in comune), tanto
nel luogo (piazza, agorà, luogo del confronto civile, da agoreuo),
luogo democratico, come avvenne a Portella, a Brescia, dove erano convenute
migliaia di persone che avevano un progetto ed un ideale in comune.
La strage è la
pratica di una destabilizzazione che tende a stabilizzare, come avvenne nel
biennio tumultuoso alla fine degli anni ‘60.
Lo stragismo è
la risposta armata e violenta. È un avvertimento a chi ha osato alzare la testa,
come avvenne a Portella, dove i lavoratori festeggiavano sul prato non solo il
Primo maggio, ma anche la vittoria del Blocco del popolo nelle elezioni
per l’Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 20 aprile 1947, nelle quali la
coalizione PSI-PCI conquistò 29 rappresentanti su 90 (con il 29% circa dei voti)
contro i soli 21 della DC (crollata al 20% circa).
Chi ebbe paura
della grande epopea eroica che il popolo italiano aveva inaugurato con la
Resistenza riscattandosi dalla vergogna del ventennio fascista organizzò la
paura.
La memoria è il
luogo aspro dei rendiconti, essa fa male. ma è necessaria, è connessa con la
verità (A-leteia è connessa con lete: amnesia).
Gran parte del
nostro passato doloroso è avvolto in un’aura di indicibilità, quella della
Ragion di stato che fa della memoria una memoria tradita, offesa, una memoria
che chiede ancora giustizia
La memoria è una
dimensione dell’esistenza perché senza il passato non c’è futuro. Diceva Franco
Fortini ne Le vetrine di Auschwitz: “possiamo imparare qualcosa dallo
ieri solo nell’esatta misura in cui desideriamo un domani”
Depistaggi e
misteri hanno fatto degli ultimi 70 anni della storia d’Italia un porto delle
nebbie in cui gli americani e i servizi segreti scorrazzavano indisturbati per
indebolire il patto che la Costituente aveva stipulato tra culture politiche
diverse. Gli Usa romperanno quel patto e creeranno una rete di strategia
piduista al servizio di servizi loschi. Verrà creata la Gladio, un esercito
clandestino fatto da cittadini armati da armi americane nascoste sotto terra e
nelle stazioni dei carabinieri. Se avessero vinto i comunisti il 18 aprile 1948,
avrebbero impedito loro di andare al governo.
Servitori
infedeli dello stato italiano hanno imbrattato con grossi schizzi di sangue e di
fango la storia italiana che altri lavoratori con le loro mani, la loro
intelligenza stavano scrivendo, scavando tra le macerie di una Italia distrutta
dalla guerra. Questi servitori infedeli si posero al servizio di classi
dirigenti, di partiti, di latifondisti che non si rassegnavano a scomparire
dalla scena della storia, o al servizio di potenze straniere che volevano fare
della Sicilia la 49a stella degli Usa. (In Sicilia i
latifondisti creeranno l’EVIS, Esercito volontari per l’indipendenza siciliana,
che teorizzava la lotta armata contro lo stato. Esso in pochi mesi si dissolse,
ma molti si dedicarono al brigantaggio, come la banda del bandito Giuliano).
Così nacque la nostra repubblica.
Mariella
Cataldo, aprile
2017
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