Con
i nostri fratelli di Rignano-Foggia
Noi
migranti di Taranto siamo pieni di dolore e rabbia per i nostri
fratelli bruciati, scacciati, deportati, sfruttati, arrestati,
perchè rivendicano diritto al contratto, ai documenti, alla
dignità...
Noi
a Taranto stiamo lottando per le stesse cose: documenti, condizioni
di vita umane, assistenza sanitaria, diritto di asilo, lavoro contro
lo schiavismo di questo sistema capitalista, contro repressione;
come contro le reclusioni in Hotspot, Cie, Cara, ed espulsioni. Noi
dobbiamo unirci ancora più fortemente nella lotta!
Che succede a Taranto, dove da anni stiamo lottando
Abbiamo aperto anche questo anno con presidi, cortei, assedi alla Prefettura, al Comune, contro le condizioni di invivibilità nei Centri, dove quest'inverno ci hanno tenuto al freddo, senza acqua calda, luce, senza vestiti adeguati; chi si ammala, poi, non viene per niente assistito. Alcune strutture dei Centri sono solo dei depositi. Le Associazioni che gestiscono i centri tagliano su tutto, anche sul cibo. Non pagano ogni mese neanche quella miseria del pocket money. A questo si aggiungono le lungaggini della commissione per il diritto d'asilo, della questura per i permessi di soggiorno e il problema dei documenti di identità.
Le
associazioni speculano su di noi e quando ci ribelliamo mostrano
tutta la loro vera faccia razzista – a Taranto il responsabile di
un centro ha detto: “Questi
sono i migranti che io non sopporto...”. Per
questi personaggi, i migranti vanno bene se sono buoni e
sottomessi, mentre diventano cattivi se ci ribelliamo.
La
prefettura di Taranto, invece di perseguire chi non rispetta i
minimi diritti dei migranti, ha cercato nei mesi scorsi di espellere
dei migranti che avevano protestato per il mancato pagamento da mesi
del pocket money. Ma gli è andata male!
Abbiamo
manifestato anche a Taranto nella giornata di mobilitazione
nazionale del 6 febbraio, con presidi, corteo e blitz all'Hotspot.
L'abbiamo
preparata andando tra la gente, per dire: la
città deve sapere...: “Non
è vero che i fondi pubblici vengono usati per i migranti e non per
il lavoro e i disoccupati. Si usano i soldi per armi, guerre che
provocano l'immigrazione; si sprecano i soldi per per la corruzione
e il malaffare e si fanno leggi che riducono le possibilità di
lavoro, reddito, case e peggiorano la salute, l'ambiente, i servizi
sociali per tutti”. E abbiamo trovato solidarietà.
Mentre
i lavoratori, gli abitanti di Taranto sono solidali, invece,
personaggi legati ai partiti istituzionali, per i loro sporchi
interessi elettorali hanno cercato in alcune occasioni di creare un
clima di allarmismo, di pregiudizi razzisti. Ma anche questo sta
trovando la nostra risposta.
Solo
grazie alla lotta, che continua tuttora, i migranti di Taranto hanno
ottenuto dei risultati:
In
passato abbiamo con una dura e lunga lotta ottenuto i documenti di
identità. E ora stiamo per ottenerli per altri migranti. Quest'anno
alcuni migranti parcheggiati in maniera indecente in un campo, sono
stati trasferiti in un albergo decente. Ma, soprattutto, la
prefettura, ha dovuto revocare quei provvedimenti di espulsione che
avevano portato da un giorno all'altro in mezzo ad una strada 10
migranti.
Stiamo
lottando per respingere la politica razzista, fascista del Governo,
del Min. Minniti
che
con una politica discriminatoria, vuole avviare centinaia di
espulsioni dei migranti, ha riaperto i famigerati Cie, campi di
concentramento, e con la scusa del “terrorismo” vuole alimentare
razzismo e aumentare la repressione. Mentre fa accordi con i regimi
reazionari, sanguinari (loro amici, alleati) dei paesi da cui noi
siamo scappati, e in cui ci aspetterebbero ancora "campi di
concentramento", violenze, torture, stupri verso le donne, o
essere ipersfruttati. Noi
vogliamo il diritto d'asilo per tutti coloro che lo chiedono,
vogliamo documenti per tutti, libertà di circolazione.
Vogliamo
la chiusura dell'Hotspot,
a
Taranto e dovunque.
Qui
vengono rinchiusi i nostri fratelli e sorelle che arrivano dopo
viaggi tragici. All'Hotspot di Taranto poi avvengono anche violenze
e trattamenti da tortura, per imporre l'identificazione dei
migranti. E sempre più sta diventando un luogo di deportazione, con
migranti spostati da Ventimiglia, Milano, ecc. a Taranto per poi
essere ributtati in mezzo alla strada.
Noi
pensiamo che la battaglia per la chiusura dell'Hotspot di Taranto è
una battaglia nazionale, che deve vedere nel prossimo futuro anche
una mobilitazione nazionale.
Migranti
autorganizzati di Taranto - Slai cobas per il sindacato di classe
Taranto
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