Continua la lista di denunce e condanne
che stanno venendo notificate in queste settimane ai danni delle lotte
sociali e del sindacalismo conflittuale in questa città.
Come nelle precedenti occasioni, anche questa volta nostri militanti coinvolti nel dispositivo repressivo. Ma l'evenienza è oggi infame più che mai: la protesta imputata si realizzò lo scorso 15 settembre come risposta immediata alla chiamata alla mobilitazione lanciata sul piano nazionale dall'Unione Sindacale Di Base, in seguito all'omicidio padronale del suo delegato Abd Elsalam.
Per Gip e Pm a dover pagare il conto per questo delitto non sono la GLS e la polizia che durante i blocchi ai magazzini la notte tra il 14 e il 15 nulla fece per impedire il tragico esito, bensì i compagni del sindacato di Abd Elsalam e i giovani studenti e lavoratori che ne sostengono le lotte.
Ricordiamo ancora quelle terribili concitate ore: le disperate telefonate da Piacenza in tarda serata, la corsa ai cancelli, il dolore, la rabbia e l'orgoglio dei facchini, compagni, colleghi, amici
e fratelli di Abd Elsalam. Scontata fu la nostra adesione, a Bologna come altrove, al presidio sotto la Prefettura convocato per il giorno dopo: assieme a centinaia di compagni di tutte le forze sociali e politiche coerenti con un principio di classe animammo un corteo spontaneo e determinato che ci portò in piazza dell'Unità, luogo simbolo del meticciato del nostro blocco sociale, con cui e per cui Abd Elsalam, insegnate in Egitto e operaio in Italia, ha lottato coerentemente fino alla fine.
Nel passare davanti alla Stazione Centrale la rabbia e il cordoglio ci hanno mantenuti saldi e compatti di fronte al cordone di polizia che non consentiva al corteo il legittimo accesso per poter comunicare quanto era accaduto nella notte precedente, il prezzo di sangue pagato da chi in questo paese cercava dignità per sè, per i propri cari e per i lavoratori di ogni colore o nazione, come i tanti che via treno, via mare o via aerea vengono ogni giorno respinti.
Come nelle precedenti occasioni, anche questa volta nostri militanti coinvolti nel dispositivo repressivo. Ma l'evenienza è oggi infame più che mai: la protesta imputata si realizzò lo scorso 15 settembre come risposta immediata alla chiamata alla mobilitazione lanciata sul piano nazionale dall'Unione Sindacale Di Base, in seguito all'omicidio padronale del suo delegato Abd Elsalam.
Per Gip e Pm a dover pagare il conto per questo delitto non sono la GLS e la polizia che durante i blocchi ai magazzini la notte tra il 14 e il 15 nulla fece per impedire il tragico esito, bensì i compagni del sindacato di Abd Elsalam e i giovani studenti e lavoratori che ne sostengono le lotte.
Ricordiamo ancora quelle terribili concitate ore: le disperate telefonate da Piacenza in tarda serata, la corsa ai cancelli, il dolore, la rabbia e l'orgoglio dei facchini, compagni, colleghi, amici
e fratelli di Abd Elsalam. Scontata fu la nostra adesione, a Bologna come altrove, al presidio sotto la Prefettura convocato per il giorno dopo: assieme a centinaia di compagni di tutte le forze sociali e politiche coerenti con un principio di classe animammo un corteo spontaneo e determinato che ci portò in piazza dell'Unità, luogo simbolo del meticciato del nostro blocco sociale, con cui e per cui Abd Elsalam, insegnate in Egitto e operaio in Italia, ha lottato coerentemente fino alla fine.
Nel passare davanti alla Stazione Centrale la rabbia e il cordoglio ci hanno mantenuti saldi e compatti di fronte al cordone di polizia che non consentiva al corteo il legittimo accesso per poter comunicare quanto era accaduto nella notte precedente, il prezzo di sangue pagato da chi in questo paese cercava dignità per sè, per i propri cari e per i lavoratori di ogni colore o nazione, come i tanti che via treno, via mare o via aerea vengono ogni giorno respinti.
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