La manifestazione di 10.000 persone a Taranto di sabato 15, la diffusa opposizione esistente tra gli operai
verso il decreto e in particolare da parte delle forze organizzate di essi, Usb, slai cobas per il sindacato di classe, operai del 'comitato liberi e pensanti', non ha fermato la marcia del governo che definisce strategico l'impianto di Taranto e con il decreto riconsegna la fabbrica nelle mani di padron Riva e di conseguenza gli operai alla lunga mano dell'azienda tra i lavoratori - i sindacati confederali FIM-UILM e con qualche mal di pancia inoffensivo FIOM.
Le forze maggioritarie del parlamento, le istituzioni locali regione,provincia,comune, i sindacati confederali nazionali e locali appoggiano il decreto e di conseguenza la soluzione padronale alla crisi dell'Ilva .
Tutto questo arco di forze e di interessi non può essere fermato, nè battuto dai giudici, nè dalle attuali forze e forme dell'opposizione in fabbrica e in città.
In fabbrica serve il sindacalismo di classe e la lotta di classe che organizzi gli operai stabilmente a livello di massa e ne faccia i primi oppositori dei piani di Riva e del governo.
In città serve la rivolta popolare che si esprima in forme adeguate e sia un fattore di unità tra operai e masse popolari nella difesa della salute e del lavoro.
La linea dell'ambientalismo antioperaio e l'ideologia e prassi dominante nel 'comitato liberi e pensanti' non aiuta lo sviluppo in termini di rivolta operaia e popolare della situazione cittadina.
La linea di classe in fabbrica e quella della rivolta popolare in città, deve essere decisamente sostenuta e appoggiata a livello nazionale, se si vuole fare realmente di Taranto e dell'Ilva una questione nazionale.
Il tempo è ora.
proletari comunisti
pcro.red@gmail.com
19 dicembre 2012
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