Bari, l'inferno del Cie: ''Qui diventiamo pazzi''
Un detenuto su quattro assume psicofarmaci, almeno una decina di migranti avrebbe i sintomi della scabbia e solo i bagni di un modulo sono stati rifatti, mentre gli altri versano in condizioni indecenti. Questa la fotografia al termine di un’ispezione nel Cie di Bari, il centro di identificazione e espulsione per migranti al quartiere San Paolo, condotta dagli attivisti delle campagne “Class Action Procedimentale” e “LasciateCientrare”. Giornalisti e avvocati sono entrati nella struttura dove ci sono 108 migranti, per lo più tunisini e marocchini, in attesa di essere espulsi. Ancora visibili, nonostante i lavori in corso, i segni delle rivolte, con le bruciature sul soffitto e sulle mura. “Questo luogo va chiuso – ha spiegato l’avvocato Luigi Paccione, legale della class action – non si possono tenere rinchiuse persone che non hanno commesso reati. Aspettiamo fiduciosi il pronunciamento del tribunale di Bari”. Dentro il centro ci sono i migranti trovati senza documento e senza permesso di soggiorno. "Qui dentro non sappiamo che fare - denunciano i detenuti - diventiamo pazzi. Persino il carcere è meglio".vedi video su repubblica Bari
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