Al tribunale di Latina Valeria Nocioni, figlia di una vittima di
fibre di amianto, sarà contrapposta a Paola Severino, avvocato di fama e
ministro della Giustizia. La Severino è avvocato dei
datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il
decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. Ma visto
il ruolo di governo in una lettera la Nocioni ha chiesto di rinunciare alla
difesa.
Riunione degli operai Goodyear
«Onorevole signor Ministro, sono la signora Valeria Nocioni,
Le scrivo in quanto orfana di lavoratore deceduto in seguito all’inalazione di
fibre di amianto nell’ambiente lavorativo». Ci sono due donne a confronto, al tribunale di Latina. Valeria Nocioni, di Frosinone, e Paola Severino,
avvocato di fama e ministro della Giustizia. Sono una di fronte all’altra per
l’udienza preliminare di uno dei procedimenti penali contro i vertici della
Goodyear.
Valeria Nocioni è lì come parte offesa, orfana di un operaio che ha inconsapevolmente respirato l’amianto durante la sua vita lavorativa. Il ministro Paola Severino è lì come avvocato dei datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. E poco importa se fisicamente non sarà presente. Il suo nome figura nel collegio difensivo degli imputati.
Una ventina in tutto gli operai deceduti, e almeno tre i procedimenti aperti. Tra l’altro i vertici della multinazionale degli pneumatici sono già stati penalmente condannati in primo grado proprio a Latina per i medesimi reati. Valeria Nocioni, appena 35 anni, scrive al ministro e al presidente della Repubblica. Chiede se non è il caso che l’avvocato Severino rinunci a questa difesa, dato «il ruolo istituzionale di ministro della Giustizia.
È tutta in salita la strada del processo: la denuncia è arrivata cinque anni fa,siamo ancora solo all’udienza preliminare. «Temiamo fortemente la prescrizione – commenta amaro Ezio Bonanni, avvocato delle vittime e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto - e questo procedimento è importantissimo perché coinvolge anche gli stessi sindacati che sapevano del rischio e hanno taciuto. Chiediamo al ministro di lasciare l’incarico, sarebbe un pessimo precedente e un colpo mortale per la giustizia italiana».
Valeria Nocioni è lì come parte offesa, orfana di un operaio che ha inconsapevolmente respirato l’amianto durante la sua vita lavorativa. Il ministro Paola Severino è lì come avvocato dei datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. E poco importa se fisicamente non sarà presente. Il suo nome figura nel collegio difensivo degli imputati.
Una ventina in tutto gli operai deceduti, e almeno tre i procedimenti aperti. Tra l’altro i vertici della multinazionale degli pneumatici sono già stati penalmente condannati in primo grado proprio a Latina per i medesimi reati. Valeria Nocioni, appena 35 anni, scrive al ministro e al presidente della Repubblica. Chiede se non è il caso che l’avvocato Severino rinunci a questa difesa, dato «il ruolo istituzionale di ministro della Giustizia.
È tutta in salita la strada del processo: la denuncia è arrivata cinque anni fa,siamo ancora solo all’udienza preliminare. «Temiamo fortemente la prescrizione – commenta amaro Ezio Bonanni, avvocato delle vittime e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto - e questo procedimento è importantissimo perché coinvolge anche gli stessi sindacati che sapevano del rischio e hanno taciuto. Chiediamo al ministro di lasciare l’incarico, sarebbe un pessimo precedente e un colpo mortale per la giustizia italiana».
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