Partiamo dalle
notizie.
Oggi la situazione
è calma, gli operai sono entrati in fabbrica, portando a casa il piccolo risultato di ieri: giornate pagate e
tesserini riattivati, fino al riesame del
ricorso Ilva in relazione al sequestro della produzione già fatta e bloccata,
ritiro di ferie forzate e messa in libertà, sospensione dell'avvio della
cassintegrazione ordinaria per quasi 1500 operai.
Alla port. A vi era però un problema stamattina, non tutti i beige erano
riattivati e un centinaio di operai erano rimasti fuori; vi è stata una
immediata protesta degli operai, è arrivato un delegato fim, mentre alcuni
operai scavalcavano comunque i tornelli - la pressione si è alzata quando un
vigilante ha fatto "storie", ma le proteste e le grida degli operai,
accompagnate anche da quelle del coordinatore dello slai cobas hanno risolto la
questione, e gli operai sono entrati tutti.
Alla portineria
erano presenti gli attivisti USB a propagandare la partecipazione a Roma.
Per domani a Roma
i sindacati confederali in maniera molto tiepida organizzano una partecipazione
a sostegno del governo o ad autodifesa, l'Usb organizza bus per esserci. Lo
Slai cobas non si aspetta nulla da Roma che non sia già stato annunciato, ma
una rappresentanza ci sarà, per monitorare la situazione e per portare ai
lavoratori presenti la propria posizione, per sostenere il diritto del sindacalismo
di base di partecipare al Tavolo convocato dal governo; ma saremo anche al
presidio dalle 13 in poi delle portinerie, promosso dal Comitato liberi e
pensanti che ha deciso di non esserci a Roma perchè è tutto deciso. Anche qui
siamo per contribuire all'orientamento classista e combattivo degli operai e
alla formazione del giudizio autonomo dei lavoratori su Roma e su come
continuare la lotta. Giustamente questa area di operai non si sente
rappresentata dalle organizzazioni sindacali che sono a Roma, ma per noi è
sbagliato lasciare campo libero alle organizzazioni sindacali confederali, e
comunque, anche una parte degli operai che sono a Roma fanno parte degli operai
in lotta che bisogna unire e non dividere e contingentare.
La rivolta di ieri
è stata autorganizzata - tutti abbiamo aperto i cancelli, entrati in fabbrica, occupata la direzione, fatta la
lunga assemblea all'interno della
fabbrica - ma il ruolo principale lo hanno giocato gli operai del comitato liberi e pensanti nel portare la
protesta, nell'offrire un microfono agli operai in lotta, questo ha costretto
il direttore dell'azienda a venire a parlare con gli operai e a fare ammissioni
e concessioni. I sindacati confederali
sono stati scavalcati, ma nello stesso tempo è mancata sul campo la volontà
capacità di dare agli operai in lotta una indicazione unica e forte che
consolidasse la forza messa in campo; "il movimento è tutto, il
fine è nulla"
non è la linea giusta per realizzare gli obiettivi dei lavoratori.
I sindacati
confederali messi in un angolo hanno sempre la capacità di recuperare, senza l'affermazione stabile e duratura
del sindacalismo di base e di classe come
alternativa.
Circa i sindacati confederali è bene che i compagni non credano ai media. La Fiom non conta nulla, se non sulle pagine de Il Manifesto, sta con Fim e Uilm; anzi c'è la tendenza di fim-uilm a far parlare l'ultimo improbabile segretario Fiom, un funzionario di Bari a nome anche loro, per distogliere fischi e contestazioni che i sindacati confederali beccano ovunque e comunque.
Che succede domani.
Il governo vuole
fare un decreto-colpo di mano per imporre la produzione sotto comando Riva, in ossequio non solo a Riva ma a
tutti i padroni che lo reclamano
urgentemente spalleggiati da sindacati confederali e istituzioni regionali e
locali, precipitate questultime nel vortice dell'inchiesta come corrotti o al
servizio dei voleri dell'azienda.
Noi e gli operai
vogliamo 'lavoro sicuro' e lavoro per mettere a norma l'azienda salvaguardando sicurezza e salute, e non
'lavoro forzato' sotto decreto per
salvare Riva e i suoi interessi. E su questo la partita a Roma non si chiude ma passa a una nuova fase.
Il destino della
fabbrica è nelle mani della lotta degli operai e non deve essere in quelle di
RIVA-GOVERNO-MAGISTRATURA.
Su quest'ultima lo
Slai cobas invita a non prendere per oro colato ciò che dice e fa, a non
diventare supporters della magistratura e sua base di massa.
La situazione non
è come appare su diversi aspetti, su cui sarà utile ritornare.
Per ora a Roma e a Taranto è la lotta e la rivolta la nostra indicazione. Una
rivolta in fabbrica ma che vogliamo dilaghi anche in città e diventi un
problema generale di emergenza e ordine pubblico - su quest'ultimo aspetto il
nostro dissenso con il comitato liberi e pensanti è netto.
Operai in fabbrica padroni in galera!
Nocivo è il
capitale e non la fabbrica!Unità di classe in fabbrica!
Unità operai masse popolari in città per difendere con la lotta lavoro, sicurezza e salute!
Slai cobas ilva
28 novembre 2012
slaicobasta@gmail.com - 347-1102638
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