lunedì 5 novembre 2012

pc 5 novembre - Palermo, prima e dopo le elezioni la repressione si abbatte sui lavoratori Gesip in lotta


Mentre i lavoratori della Gesip hanno ripreso la lotta con manifestazioni pesanti e in questo momento stanno paralizzando la città, e purtroppo qualcuno si è dato pure fuoco, si viene a conoscenza di un gravissimo atto repressivo preventivo nei loro confronti.

Poco prima delle elezioni regionali, infatti, il questore ha convocato, come riporta questo articolo del giornale di Sicilia di oggi, il sindaco e i rappresentanti del Comune per avvisarli che probabilmente, in base ad un rapporto della Digos, un gruppo di lavoratori avrebbe avuto l'intenzione di manifestare davanti ai seggi elettorali. Il Comune con un piano segreto! si è subito attrezzato (con una rapidità che non ha mai sulle questioni sociali) mentre il questore in maniera preventiva ha scatenato “Una cinquantina di perquisizioni, numerosi interrogatori e l'avvio di indagini a carico di una decina di operai” alcuni dei quali sono stati denunciati!

Il comportamento delle forze dell'ordine guidate dal questore è un atto intollerabile, lesivo dei diritti democratici, un processo alle intenzioni, un atto che punta deliberatamente a limitare le libertà previste ancora dalla Costituzione, un “daspo politico” contro chi lotta per il lavoro e i diritti sociali, un altro passo concreto verso il moderno fascismo.

Sulla farsa elettorale (“il voto è salvo” grida il giornalista) a quanto pare la borghesia non sopporta opinioni differenti dalle sue, mentre proprio il risultato elettorale ha dimostrato la totale illegittimità di tutti i partiti che hanno partecipato alla “competizione”.
Proprio per questa mancanza di legittimità devono imporre con la forza il loro “gioco”, però sempre più scoperto agli occhi delle masse.


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Il blitz sventato alle elezioni
Era pronto il piano del Comune

Otto seggi allestiti in tutta fretta in caso d'emergenza. I presidenti di seggio scortati in macchina dai vigili urbani fino al Tribunale per il deposito delle schede. Cabine elettorali costruite in fretta nell'arco di due giorni. Questi i contorni del piano d'emergenza, segreto, che sarebbe scattato nel caso in cui la frangia più dura della Gesip avesse tentato azioni dimostrative domenica scorsa, durante le elezioni regionali.
Un piano conosciuto soltanto dal sindaco, dall'assessore Giusto Catania, dal comandante dei vigili urbani e dai vertici dell'ufficio elettorale. Che adesso può essere svelato. Il piano di sabotaggio, infatti, è stato sventato. Una cinquantina di perquisizioni, numerosi interrogatori e l'avvio di indagini a carico di una decina di operai sono stati sufficienti a disinnescare la miccia. E a convincere anche i più duri a rinunciare al “golpe”. Ma il Comune intanto era stato allertato per prevedere il peggio. “Il giovedì precedente alle elezioni – dice Catania - siamo stati convocati dal questore che ci ha illustrato i timori per possibili azioni di protesta degli operai Gesip mirate ai seggi. Abbiamo quindi predisposto un piano di emergenza per garantire lo svolgimento regolare delle votazioni nel caso in cui le forze dell'ordine avessero dovuto chiudere i seggi presi di mira”. E quindi sono stati individuate otto sedi alternative, una per ogni circoscrizione, allestite di tutto punto e pronte a entrare in funzione. Un elenco di sedi riservatissimo, che è stato dato in busta chiusa ai vertici del Comune e alle autorità. E non è tutto. “Tutte le sedi delle circoscrizioni che avevamo aperto per rilasciare i duplicati dei certificati elettorali – dice l'assessore - sono state presidiate dalla polizia municipale, mentre i presidenti di seggio a chiusura del voto sono stati scoratati dagli stessi vigili urbani in tribunale per i deposito delle schede. Qualcuno si chiedeva perché, avrebbe preferito andarci autonomamente per tornare poi a casa con la propria auto, ma abbiamo preferito essere prudenti.” Il voto è salvo, ma la bomba Gesip è ancora lì, pronta a esplodere.
Gds 5/11/12

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