Per
una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne a
L’Aquila, per una lotta complessiva e radicale delle donne.
PERCHE’ A
L’AQUILA
L’Aquila
è sempre stata, anche prima del terremoto, una città fortemente
militarizzata, con ampie porzioni di territorio sotto demanio
militare. I militari hanno sempre goduto in città di sconti e
privilegi. In questo retroterra sociale, che offre loro a prezzi di
favore beni di consumo di qualsiasi tipo, perché meravigliarsi se le
donne, in questo contesto, vengono considerate e trattate come
“bottino di guerra”, come è successo per la studentessa di
Tivoli?
L’Aquila
è anche il simbolo di una violenza clerical-fascista, di una chiesa
che ha protetto stupri di donne e bambini sotto l’egida
dell’”Armata Bianca”, che ha eretto monumenti ai “bambini mai
nati”, rubando e pubblicando l’identità delle donne che
abortivano
Ma
L’Aquila è anche un simbolo della resistenza delle donne. Dopo il
terremoto nelle forme di resistenza le donne sono sempre state in
prima linea. Le donne sono state quelle maggiormente colpite non
soltanto dai lutti, molte, la maggior parte delle persone uccise da
questo terremoto, erano donne, ma anche dalla crisi. Le donne dopo il
terremoto sono state le prime ad essere licenziate.
Al
bisogno di case della popolazione, l’allora governo Berlusconi
rispose con le cosiddette “new town”, che invece di essere una
soluzione ha portato alla distruzione sia da un punto di vista
naturale, paesaggistico, sia da un punto di vista sociale, della
condizione della popolazione. E, ancora una volta, gli effetti
negativi maggiori sono stati soprattutto per le donne. In queste new
town che stanno dislocate a distanza di Km le une dalle altre non ci
sono servizi pubblici, non ci sono neanche mezzi di trasporto, non
c'è niente; le case sono tutte uguali, sembrano loculi di notte,
celle di giorno, tutte bianche, asettiche, tutte insonorizzate. In
questo modo hanno creato isolamento, una specie di cappa ovattata;
all’interno delle case i televisori al plasma stanno a
simboleggiare che questa doveva essere la tua comunicazione con il
mondo esterno.
L’altra
risposta data dal governo, con la scusa dell’emergenza e del G8, è
stata una vera e propria occupazione militare della città. Forse
non ci siamo mai sentiti così vicini alla Palestina come allora, con
i chek point, l’impossibilità di varcare un campo senza documenti
o raccomandazioni/credenziali della protezione civile ecc.. E mentre
lo Stato suggellava la vittoria degli interessi sul dramma del
terremoto di padroni, di camorristi, di sciacalli di tutti i tipi,
questa presenza militare da condizione di emergenza, è diventata una
condizione stabile che diventa sempre più soffocante e pericolosa. E
anche su questo sono state sempre le donne a fare le spese più
violente, come lo stupro e il tentato omicidio della studentessa di
Tivoli ad opera di un militare dell’operazione “Aquila sicura”
ha dimostrato.
Con
l’emergere dello “scandalo G8”, delle “iene ridens” ecc.
contro questa situazione vi sono state manifestazioni di massa
popolari con una grossa presenza delle donne, le più incazzate,
determinate, amareggiate e le prime a rompere i blocchi della zona
rossa.
Come
mfpr, subito dopo il G8 avevamo pensato di fare un'assemblea
nazionale a l’Aquila di donne sia per portare un messaggio concreto
di solidarietà verso donne che avevano avuto lutti ma che nonostante
le morti, il dolore, hanno rialzato la testa e vanno avanti, sia per
affermare il protagonismo, la forza delle donne anche in questa
battaglia per la ricostruzione, per dire che tipo di ricostruzione,
se essa deve servire solo per gettare fumo negli occhi, mentre dietro
scorrono fiumi di denaro, o se invece, deve essere una ricostruzione
a misura delle persone che ci vivono, delle donne che non possono
stare chiuse nelle new town, perchè se prima erano oppresse, ora
sono doppiamente segregate.
Lo
stupro e il tentato omicidio della studentessa – che dimostra di
quale “sicurezza questo Stato parli a L’Aquila - la prima
importante risposta data da donne, compagne venute anche da altre
città il 18 ottobre a L’Aquila in occasione del processo contro
l’ex militare stupratore, ha dato una nuova spinta a questa
necessità di fare quest’anno a L’Aquila la mobilitazione per il
25 novembre, giornata internazionale delle donne contro la violenza
sessuale.
Proprio
L'Aquila simboleggia con le strade pattugliate dai militari, e i
cieli bui di quale sicurezza anche questo governo Monti parla per le
donne.
QUESTO
STATO BORGHESE NON E’ LA SOLUZIONE MA LA CAUSA DELLA VIOLENZA,
UCCISIONI CONTRO LE DONNE.
La
violenza, gli stupri, le uccisioni delle donne, in continuo aumento e
sempre più efferate nel nostro paese, sono alimentate dal clima
moderno fascista che avanza in ogni ambito, e che per le donne in
particolare, nella considerazione che questa società capitalista e
imperialista impone del loro ruolo: o “angeli del focolare o
puttane”, significa ricacciarle in un moderno medioevo.
Tutto
ciò si amplifica in ambienti come quello militare improntati
costituzionalmente al machismo, rambismo, ad una organica ideologica
e cultura maschilista fascista, le statistiche più recenti riportano
che nell'ultimo anno una buona parte di violenze subite da donne sono
avvenute nelle caserme, nelle carceri, nei Cie… Qui gli abusi verso
le donne, gli stupri sono considerati “normali”, “medaglie”
da mettersi sul petto; violenze coperte da tutta la struttura
militare – vedi tutta la feccia emersa nell’inchiesta
sull’omicidio di Melania Rea nella caserma di Ascoli Piceno - e
spesso dallo stesso Stato, della magistratura che a volte invece di
reprimere gli stupratori esercita una doppia violenza sulle donne
stuprate facendole passare come "consenzienti".
E’
una guerra sistemica di bassa intensità quella in corso (137 donne
uccise nel 2011, 101 finora nel 2012). Il femminicidio di Carmela a
Palermo, il ferimento della sorella Lucia, le centinaia di donne,
ragazze uccise, gridano una lotta dura, collettiva contro questo
sistema sociale.
Perché
queste uccisioni sono coscientemente perseguite, mosse da odio per le
donne, in quanto donne che sfuggono alla “proprietà” degli
uomini, che mettono in discussione il loro “scontato” dominio;
Carmela e le altre vengono uccise perché pensano, agiscono,
scelgono…
Questo
“odio” si abbevera e viene alimentato dal” normale”,
divulgato humus sessista, maschilista che proprio nella fase di
crisi, putrefazione di questo sistema capitalista ritrova nuova
forza.
Non
è questo Stato, non sono i suoi interventi la soluzione di questa
strage endemica, strutturale delle donne, esso sempre più è la
causa concreta della morte di tante donne, le cui denunce contro gli
uomini vengono inascoltate, sottovalutate, ridicolizzate – tante
donne, compresa Carmela, non sarebbero morte se questo Stato le
avesse ascoltate. Ma questo Stato è soprattutto la causa di fondo
dei femminicidi e delle violenze sessuali, con le discriminazioni, il
doppio sfruttamento e oppressione che portano indietro, ad un moderno
medioevo, la condizione di vita delle donne, le conquiste di
“emancipazione” fatte con le lotte.
Non
e’ quindi questo Stato che può difendere noi donne, che può
reprimere i “suoi” stupratori e impedire le violenze sessuali.
Questo Stato borghese e’ la causa, non la soluzione!
Respingiamo
con grande disprezzo le parole ipocrite dei rappresentanti di questo
sistema sociale, come recentemente la Fornero, di fronte alle
uccisioni delle donne.
Nè
si tratta di chiedere a questo Stato, questo governo azioni legate a
un cambiamento culturale, ad una diversa educazione, ad una
prevenzione, tutela delle donne, da delegare alle istituzioni.
La
lotta contro le uccisioni e violenza sulle donne deve essere contro
questa società capitalista, che fa dell'oppressione della donna uno
dei suoi puntelli/base, per rovesciarla.
DIETRO
I FEMMINICIDI E LE VIOLENZE SESSUALI C’E’ LA CONDIZIONE GENERALE
DI OPPRESSIONE DELLE DONNE
"La
violenza sessuale non fa che proseguire la discriminazione, il doppio
sfruttamento che oggi va sempre più avanti sul terremo della
condizione di vita e di lavoro generale delle donne…". La
politica, l'ideologia che Stato, padroni, governo (oggi ben
rappresentato dagli attacchi contro le donne della Fornero) e Chiesa
mettono in atto quotidianamente contro le donne ha come inevitabile
conseguenza l'aumento dell'oppressione, del maschilismo fascista,
della violenza sessuale contro di esse.
Noi
abbiamo detto: “Noi la crisi non la paghiamo, le doppie catene
unite spezziamo”!
Noi
non accettiamo di essere licenziate, non accettiamo di non trovare
lavoro, non accettiamo che la precarietà ci stronchi vita; noi
respingiamo gli attacchi al salario che ci vogliono portare sempre
più in basso aumentando la nostra disuguaglianza salariale, noi
respingiamo gli attacchi ai nostri diritti (dalla maternità, alle
pensioni delle donne, ecc.); respingiamo il doppio attacco razzista
alle lavoratrici immigrate. Stato, governo, padroni stanno portando
avanti un peggioramento generale della nostra vita, scaricando su noi
il taglio dei servizi sociali, dalla scuola alla sanità, l'aumento
del costo della vita, ricacciandoci in casa, in un ruolo sempre più
subordinato nella famiglia, alimentando anche in questo modo un clima
di oppressione, violenza sessuale, vecchie e nuove concezioni
maschiliste. Per noi donne, poi, l'attacco al lavoro, al salario si
accompagna sempre a forme pesanti di discriminazione sessuale da
parte di padroni e di leggi che ci vogliono riportare indietro.
L'ultima
trovata del governo Monti per risparmiare sull'illuminazione notturna
è come far lo spirito al funerale per noi donne. Tempo fa, avevamo
scritto in un volantino: "...creano città invivibili, in cui
sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le
persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre
le città si desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso
soprattutto per le donne; perché impediscono, addirittura
criminalizzandolo, il senso collettivo, l'uso sociale della città
spingendo a una concezione individualista antisociale compagna di
strada della sopraffazione, di una ideologia comunque reazionaria,
razzista e fascista che nei confronti delle donne si esprime sempre
come maschilismo e violenza...".Quando
lottiamo, invece che lavoro diritti abbiamo cariche della polizia e
repressione.
Ma
stiamo dimostrando di non avere paura e che la repressione aumenta la
nostra ribellione.
A
tutto questo noi lavoratrici, disoccupate, precarie, immigrate
dobbiamo rispondere unendo le nostre lotte dal nord al sud,
costruendo una rete tra le donne in lotta, unendo e aumentando le
nostre forze.
PROPONIAMO
CHE LA MOBILITAZIONE DI QUEST'ANNO PER IL 25 NOVEMBRE LANCI UN FORTE
APPELLO A TUTTE LE REALTÀ IN LOTTA PER COSTRUIRE INSIEME UNO
SCIOPERO DELLE DONNE PER L’8 MARZO 2013.
Uno
sciopero per
il lavoro, il salario, contro gli attacchi ai diritti delle donne, le
discriminazioni, la doppia oppressione, contro le uccisioni e le
violenze sessuali delle donne.
Uno
sciopero delle donne
che esprima con forza la nostra ribellione, una novità, una rottura
inaspettata contro padroni, governo, e il sistema sociale borghese e
maschilista.
AL
FIANCO DELLE NOSTRE SORELLE IN LOTTA NEGLI ALTRI PAESI.
Le
compagne del Mfpr non saranno fisicamente presenti alla mobilitazione del 25 novembre in Italia perchè siamo alla conferenza
internazionale ad Amburgo a sostegno della guerra popolare in India,
in cui le donne sono in prima fila.
Porteremo
in questa Conferenza la mobilitazione delle donne in Italia. E nello
stesso tempo vi chiediamo di mandare un saluto e sostegno alle donne
che in questo momento nel mondo stanno facendo la guerra popolare più
grande e incisiva, che vuole dare una vera risposta liberatrice anche
alla condizione di dura violenza sessuale e oppressione, che in India
le donne - e nel mondo - subiscono in maniera feroce.
In
India, paese definito "la più grande democrazia del mondo"
l'uguaglianza tra uomini e donne è solo sulla carta perché nella
realtà di tutti i giorni le donne subiscono una pesante oppressione,
di classe, di genere, feudale/religiosa, di casta di lunga durata:
dai matrimoni forzati sin dall'età dell'adolescenza, alle violenze
domestiche, alla negazione del diritto alla proprietà della terra,
alle forme di quasi schiavismo per le vedove… nelle zone rurali e
interne, alle condizioni di pesantissimo sfruttamento delle donne
della classi più basse nelle fabbriche dei centri urbani per non
parlare del dilagante sfruttamento della prostituzione al servizio
sempre più esteso anche del turismo sessuale dei cosiddetti uomini
borghesi "civili" dei paesi occidentali, assecondato
dal governo reazionario indiano, per soddisfare i loro sporchi
piaceri pagando gli stupri perfino sulle bimbe.
In India da un recente sondaggio emerge che almeno un maschio su 4 ha
commesso almeno uno stupro nella vita, e molti di questi sono stupri
di guerra, compiuti da militari e paramilitari per reprimere ed
annichilire la rabbia e la forza delle donne, sempre in prima linea
nella doppia rivoluzione.
Arundathy
Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento
antiglobalizzazione e dei diritti delle donne, nel suo reportage
"Nella giungla con i maoisti" dice ce per tantissime donne
la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi
ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra
popolare trasformandosi, in combattenti in “prima linea” del
Partito Comunista maoista nella lotta rivoluzionaria; molte donne
oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come
scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non
solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito
che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un ideale di
società giusta".
Per
questo, le donne in lotta nella guerra popolare in India sono un
forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte
del mondo contro questo sistema sociale.
7.11.12
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com
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