Fiat e aziende di Federmeccanica negano alla Fiom tutti i diritti sindacali previsti dallo Statuto dei Lavoratori, a partire dai delegati, passando per il diritto d’assemblea, permessi sindacali, fino alla trattenuta della delega in busta paga.
Come e peggio del fascismo, Marchionne a Pomigliano non richiama al lavoro tutti gli operai che risultano iscritti Fiom (un fatto così illegale, anticostituzionale che in uno Stato minimamente di diritto dovrebbe far scattare immediatamente nei confronti di Marchionne l’arresto e i lavoratori Fiom dovrebbero essere accompagnati in fabbrica dalle forze dell’ordine).
Circa il clima alla Fiat Sata - oltre ai 3 licenziamenti, per i quali il 9 febbraio c'è sostanzialmente la prima nuova udienza dopo la sentenza negativa di secondo grado - basta per tutto, il video mandato in onda da Santoro giovedì scorso in "Servizio pubblico", pubblicato anche dal nostro blog.
Nello stesso tempo, a fronte del fatto che la Fiat agisce palesemente contro ogni legge e norma costituzionale, il governo Monti, come e peggio di Berlusconi, il presidente Napolitano, non si prendono neanche il fastidio di un “richiamo istituzionale”.
Cosa oppone la Fiom a questo fascismo padronale e istituzionale?
La Fiom invoca la “democrazia”! E chiede – con la manifestazione di sabato prossimo –al governo Monti, che fin dal suo insediamento ha ribadito il suo appoggio al piano Marchionne, di “garantire i diritti costituzionali in materia di pluralismo e libertà sindacali” e “una legge che garantisca il diritto democratico di validazione dei contratti collettivi e di elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie”; una manifestazione che viene dopo che in questi mesi, la Fiom ha opposto ai diktat padronali e ai servi dei sindacati di regime solo una raccolta di firme per un “referendum abrogativo dell’estensione del contratto di Pomigliano a tutta la Fiat”
Una cosa debole e impotente.
La Fiom e la sua direzione non è innocente su questa avanzata senza ostacoli del fascismo padronale come della inadeguata opposizione nelle fabbriche da parte degli operai metalmeccanici ai piani del padronato e alla manovra del governo che ora punta su art. 18, eliminazione contratti a tempo indeterminato, controriforma degli ammortizzatori sociali, ecc.
In questo scontro, in cui finora solo una parte, quella borghese, combatte una guerra seriamente e infligge colpi su colpi, la Fiom e la sua mobilitazione non è la soluzione ma una parte del problema, perché si pone in mezzo alla necessità che anche da parte proletaria si avvii una vera “guerra di classe” contro la guerra dei padroni.
Che la Fiom è parte del problema era chiaro e da noi indicato sin dall’inizio della battaglia Fiat.
Quando il fascismo padronale di Marchionne ha cominciato ad imporre i suoi diktat a Pomigliano, la Fiom ha denunciato lo straccio delle regole, dei diritti dei lavoratori e sindacali, ha fatto delle iniziative di lotta, ma poi ha passato la parola principalmente ai ricorsi; lo stesso ha fatto con Mirafiori, nonostante qui il NO operaio era stato più netto; poi vi è stata la Fiat Sata con in 3 licenziamenti politici, come monito di Marchionne a tutti i lavoratori che osassero scioperare contro i suoi piani, ma anche qui una iniziale compatta risposta dei lavoratori (anche di molti iscritti alle altre OO.SS.) alla fine è stata resa debole, scegliendo solo e soltanto le aule dei tribunali, che hanno dimostrato se ce fosse ancora bisogno che a favore dei lavoratori certo non sono. In fabbrica, tra gli operai e le operaie, la Fiom dal chiamare all’opposizione al piano Marchionne è passata a registrare semplicemente la situazione e quindi a convincersi e convincere sempre di più che la strada principale era quella degli strumenti legali, della democrazia.
Oggi Landini, a nostro giudizio, continua a consegnare gli operai come “agnelli sacrificali” in nome del simulacro della democrazia. La Fiom parla di democrazia ma il capitalismo sta già oltre nella guerra di classe.
D'altra parte, la Fiom chiama alla manifestazione nazionale a difesa della Fiom, accorgendosi dello straccio della Costituzione solo quando le tocca. Non vuole vedere la Fiom, tutto l’attacco ai diritti che vi sono stati in questi anni e continuano ad esserci nei confronti di centinaia, migliaia di lavoratori iscritti ai sindacati di base, ai cobas, ad Arese, Pomigliano, Mirafiori, Cassino, ecc. Quella repressione all'epoca andava bene – anche per la Fiom; oggi che la prova sulla propria pelle, non va bene – ma anche adesso la denuncia pur sempre e solo per la sua organizzazione e non per tutti, a partire dallo Slai cobas che in queste fabbriche ne è stato sempre colpito.
Si ricordi Landini la poesia di B. Brecht “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento… un giorno vennero a prendere me…”.
La Fiom finora ha partecipato a questo andazzo, e in tanti altri posti di lavoro continua a farlo. Oggi che viene trattata da Marchionne come lo Slai cobas e altre organizzazioni sindacali di base, denuncia l’attacco alla democrazia, ma la democrazia non può essere a senso unico.
Ora la Fiom ha indetto la manifestazione dell’11 febbraio a Roma. Ma gli operai della Fiat, tutti gli operai e i lavoratori non possono scendere in piazza solo di sabato, per chiedere ancora e solo “democrazia” e per fare solo una processione.
proletari comunisti - PCm Italia
4 febbraio 2012
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