O è così, o è così. L’art. 18 deve essere cancellato, meglio col consenso dei sindacati, ma anche senza.
Il governo “tecnico” Monti/Fornero afferma la sua natura di governo di dittatura, in cui l’aspetto “tecnico” serve solo a rafforzare una politica che non deve dar conto a nessuno.
Nonostante che con le linee attuali del mercato del lavoro (abolizione di fatto del contratto a tempo indeterminato per tutte le nuove assunzioni, lunghissimo “periodo di prova” in cui durante e dopo è possibile licenziare), viene già allargata a tutte le medie e grandi aziende la libertà di licenziamento, l’art. 18 diventa il punto centrale politico, economico del governo Monti e dei padroni.
Esso va abolito non perché porterebbe chissà quali novità e vantaggi alle aziende che già fanno e disfanno come vogliono in barba alle leggi (vedi la Fiat), ma perché sta a rappresentare la difesa dei diritti di classe dei lavoratori, perché sta lì a simbolo/spettro della lotta, della forza possibile della classe operaia.
Esso va abolito perché non solo si devono attaccare le condizioni di lavoro, ma si devono “piegare” gli operai, perchè si deve affermare il moderno fascismo padronale.
Quindi è la guerra di classe che governo e padroni vogliono affermare e stanno portando avanti.
Una vera e propria guerra, in cui mancano (per ora) solo le armi – ma basta che gli operai scendano seriamente in lotta e spunterebbero anche quelle… - una guerra che intanto usa tutte le altre “armi”: quella dei mass media, quella degli esperti e intellettuali da strapazzo (squallidi servi), quella ideologica (“il nuovo/lo sviluppo” di chi vuole un mercato libero, contro chi vuole restare ancorato al “vecchio” e vuole la “monotonia del posto fisso”; l’egoismo degli adulti contro i giovani; e via di questo passo…), fino a dire, come ha dichiarato Monti, che “l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia” e per la sua credibilità all’estero (e per “estero” si deve intendere chiaramente gli altri governi dei padroni, le grandi multinazionali, il sistema delle banche, ecc.); una guerra usa le “armi” dell’attacco e della finta ritirata, e poi degli annunci improvvisi, per attaccare meglio una volta che si è cominciato a rendere opinione comune che l’art. 18 si deve toccare, ecc.
Questa guerra sull’art. 18 mostra che è verso i lavoratori che si concentra il cuore dell’attacco del governo Monti; e così non potrebbe non essere, visto che è dallo sfruttamento degli operai che il sistema capitalista fa profitti ed esce momentaneamente dalla sua crisi.
Finora le altre misure fatte da Monti agli altri settori sociali sono punzecchiature, la carne da mordere è quella dei lavoratori!
A fronte di questa “guerra”, occorre che i lavoratori, le lavoratrici organizzino e scatenino la loro guerra di classe. Ma per farlo devono voltare le loro “armi” prima di tutto verso il nemico più vicino che fa da barriera al nemico vero e proprio.
I segretari dei sindacati confederali, compresa la Camusso, passano da un Tavolo all’altro dicendosi “disponibili” sulla riforma del mercato del lavoro, e sull’art. 18 emettono troppi flebili NO, a parte qualche “decisa” dichiarazione in televisione.
La direzione Fiom poi è penosa e imbarazzante. Viene trattata a “pesci in faccia”; le sono stati cancellati da un giorno all’altro, in maniera totalmente illegale, tutti i diritti sindacali; viene cacciata dalla fabbriche Fiat e costretta a tenere fuori dai posti di lavoro le assemblee, fino al disconoscimento nelle aziende della Federmeccanica delle deleghe sindacali; a Pomigliano sta avvenendo qualcosa che in questa maniera neanche ai tempi del fascismo era successa, per cui tutti gli operai iscritti alla Fiom non vengono richiamati al lavoro perché sono della Fiom…
E, nonostante questa “guerra” dichiarata e portata avanti, che cancella ogni parvenza residua di democrazia, Landini si appella alla “democrazia” che per padron Fiat, gli altri padroni, il governo Monti è “carta straccia”.
Se padroni e governo vogliono fare la guerra, i lavoratori non hanno altra strada che accettare questa sfida e attrezzarsi per farla, costruendo il sindacato di classe, e costruendo il partito della classe, il partito comunista.
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