giovedì 19 gennaio 2012

pc 20 gennaio - Israele acquista caccia Italiani in cambio di "radar anti-immigrati"

osservatorioiraq

L'aeronautica militare israeliana rinnova la flotta e raccomanda l'acquisto di mezzi italiani

Nelle prossime settimane Israele procederà al rinnovamento della propria flotta aerea: in lizza per la vendita dei caccia da addestramento militare, oltre alla Corea del Sud, anche l’Italia, “raccomandata” dall’aeronautica israeliana direttamente al ministero della Difesa. Aerei che serviranno per addestrare i soldati di oggi e di domani a bombardare i civili palestinesi (nel caso in cui la Striscia di Gaza dovesse averne ancora 'bisogno').

di Cecilia Dalla Negra

Che la cooperazione militare con governi che utilizzano la propria aeronautica per bombardare i civili non s’avrebbe da fare è un concetto che all’Italia – pronta a spendere 15 miliardi di euro per l’acquisto di 131 F-35 mentre chiede ai propri cittadini di “fare sacrifici” – sembra proprio non piacere.
Quando si parla di affari – tanto più se di tipo militare – l’etica non trova spazio, e ogni acquirente è buono. Ancor meglio poi se l’alleato si chiama Israele e intrattiene con il nostro paese, storicamente, un rapporto di cooperazione militare - che in gergo civile si potrebbe chiamare ‘complicità’ - che affonda le sue radici lontano nel tempo.
Ancor prima che esistessero un’aeronautica e un ministero della Difesa, in Israele, capaci oggi di acquistare i potenti mezzi usciti dalle fabbriche di morte dell’industria bellica italiana.
Tra i primati che l’Italia può annoverare c’è anche la fabbricazione dei caccia da addestramento M-346. Alenia Arlemacchi la produttrice, per questi jet militari transonici di cui l’aeronautica israeliana ha raccomandato l’acquisto.
Destinatari della “segnalazione” l’Israeli Defence Force – l’esercito israeliano – e il ministero della Difesa, che stanno discutendo l’acquisto di nuovi mezzi per sostituire quelli, ormai tramontati in troppe guerre, della flotta nazionale. La decisione sarà presa nelle prossime settimane, i vertici ancora non si sono pronunciati: c’è sempre da capire quale possa essere il tornaconto più conveniente.
In lizza insieme all’Italia, infatti, c’è la Corea del Sud, con i suoi T-50 Golden Eagle, addestratori avanzati monomotore sviluppati grazie ad una joint venture con gli Stati Uniti.
“Entrambe i caccia corrispondono alle nostre esigenze” secondo quanto dichiarato da una fonte del ministero della Difesa, ma sembra evidente che sulla decisione finale peserà il contro-investimento in sistemi di sicurezza israeliani che i due paesi saranno disposti a fare.
Un giro d’affari che, dalla Corea del Sud, porta alle casse israeliane circa 280 milioni di dollari l’anno in sistemi di difesa acquistati: una partita che il paese vorrebbe vedere ricambiata, tanto da aver accusato Gerusalemme di voler favorire l’Italia nelle negoziazioni per l’acquisto, pena il buon andamento dei rapporti diplomatici tra i due paesi.
Già piuttosto tesi, a dire il vero, stando a quanto affermato dal quotidiano Ha’aretz, che stima in 1 miliardo di dollari circa l’ammontare complessivo dell’affare che sta per concludersi.
Israele per il momento non si pronuncia – il portavoce dell’esercito, interpellato dal giornale, ha fatto sapere che “non discute di questioni professionali con i media” – ma è evidente che nella scelta peserà l’intenzione da parte dei due paesi di voler “contraccambiare” il favore con l’acquisto di mezzi di difesa israeliani.
Ma un punto di vantaggio in questo senso è stato già segnato dall’Italia, che negli ultimi tempi è stata particolarmente ligia nel rendere omaggio all’accordo di cooperazione militare ratificato con Israele (Legge 15/05/2005).
Se non fossero bastate le esercitazioni congiunte nel deserto del Negev, e la base militare di Decimomannu, in Sardegna, che spalanca le proprie porte all’addestramento in volo con gli F-16 israeliani, a rafforzare i rapporti tra i due paesi è arrivato anche l’acquisto dei tanto avversati “radar anti-migranti”.
In Puglia, Sicilia e Sardegna – individuate per la futura installazione di questi impianti – le manifestazioni si moltiplicano nel silenzio dei media. Apparecchi denominati EL/M – 2226 ACSR, prodotti dall’azienda israeliana Elta System, che serviranno per “proteggere” le coste italiane dell’arrembaggio dei migranti, categoricamente rifiutati dalle popolazioni locali per le ripercussioni non solo etiche, ma anche ambientali e sanitarie che potrebbero avere.
Notizie che non fanno notizia, proprio come domande la cui risposta è intuitiva. A cosa servirà l'acquisto italiano degli F-35? A bombardare la prossima Libia. Così come i caccia da addestramento militare serviranno a preparare i soldati israeliani a bombardare la prossima Gaza.



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