31 Gennaio, sgomberi in tutta Italia: non resteremo a guardare!
di red-net - rete delle realtà studentesche autorganizzate
La mattinata del 31 gennaio ha aperto una giornata nera per il movimento studentesco. A Napoli sono stati sgomberati due edifici, lo Spazio Fanon, nei presso dell’Università Orientale e lo spazio ZERO(81), che occupava i locali dell’ex-mensa universitaria; a Firenze e a Milano stessa sorte è toccata alle aule autogestite occupate durante la mobilitazione studentesca di dicembre; il tutto nel giro di poche ore.
Chi ha sottratto questi spazi agli studenti ha colpito la necessità, sentita evidentemente in tutta Italia, di vivere le università (e non solo) in modo “diverso”, da protagonisti più che da utenti. Gli occupanti hanno restituito alla possibilità di un utilizzo aggregativo, culturale e, perché no, politico, dei luoghi precedentemente dismessi e abbandonati (come a Napoli), o utilizzati unicamente per lo svolgimento dell'attività didattica, come se il dare esami a raffica sia l'unico scopo di chi frequenta l'università. Bisogna poi ricordare come le mobilitazioni per il diritto allo studio di questi mesi abbiano trovato nelle aule occupate una naturale base di partenza e di organizzazione, dalle assemblee di facoltà, ai cortei di piazza, facendone in breve tempo dei luoghi simbolo dell'opposizione studentesca alla mercificazione del sistema formativo.
È dunque la possibilità di costruire una reale opposizione, di organizzarsi, di unire e di discutere che polizia e carabinieri hanno dovuto sopprimere nei nostri atenei, in difesa di quegli interessi che ci vorrebbero pacificati e indifferenti, a tal punto da subire in silenzio l'asservimento sistematico del sapere alle logiche e bisogni del capitale privato. Forse qualche “avveduto” giornalista parlerà di ripristino della legalità e di restituzione di un servizio alla collettività; lo invitiamo preventivamente e vivamente a farsi un giro nei nuovi campus universitari, brulicanti di telecamere, guardie giurate e tornelli, dove tutto, anche il più recondito elemento architettonico, concorre a far sentire lo studente costretto nell'eterna competizione per qualche esame, per qualche credito, per “un po'di curriculum” in più.
In tutto questo le autorità accademiche, invece di tutelare il dialogo e lo scambio culturale, si sono schierate apertamente e opportunisticamente con le forze dell'ordine, consentendo il loro ingresso negli edifici universitari, anche in assetto antisommossa. I rettori e i presidi, figure di vertice della classe baronale, dimostrano ancora una volta di servire fedelmente il moderno oscurantismo, che sacrifica la cultura critica, accessibile ed autentica sull'altare dell'interesse d'impresa.
Riteniamo che stato e baroni abbiano voluto inviarci un segnale intimidatorio, tramite questi sgomberi, per invitarci alla resa e ripristinare la “normalità” nelle facoltà, dopo la fiammata di dicembre. Da parte studentesca, già circolano comunicati di solidarietà sul web, si svolgono presìdi, si organizzano assemblee. Il messaggio è chiaro: non possiamo stare a guardare.
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