la “fame” di rottami da parte delle acciaierie, così i padroni mettono a rischio radiazioni operai e popolazione
Alfa Acciai, tir con scorie radioattive
domenica 30 gennaio 2011
(red.) Scorie radioattive da Brescia alla Sardegna. Tre tir con 70 tonnellate di materiale, proveniente dall'Alfa Acciai di San Polo stando alle bolle d'accompagnamento, sono stati fermati prima di entrare nella Portovesme srl, azienda della provincia di Iglesias che recupera i metalli dagli scarti di fonderia.
L'allarme dell'azienda, scattato al passaggio del primo camion, ha fatto arrivare sul posto i tecnici dell'Arpas che hanno confermato la presenza di radioattività. I livelli, definiti "bassi", non sono però stati resi noti.
Il carico era passato indenne sia a Genova che all'arrivo nel Porto canale di Cagliari.
Il carico è stato bloccato, come da prassi, all'ingresso della fabbrica per gli accertamenti. Nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, i dispositivi radiometrici della Portovemse srl hanno rilevato livelli superiori alla norma. In particolare, è stata riscontrata una contaminazione da Cesio 137.
Sul posto sono giunti i carabinieri del Noe e i tecnici dell'Arpas, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che hanno inviato un rapporto informativo alla procura della Repubblica di Cagliari. Tutta la zona circostante l’area di parcheggio dei tre automezzi è stata interdetta e i tre camion provenienti da Brescia trasferiti immediatamente nell’area riservata.
Ora sul caso è stato aperto un fascicolo per traffico di rifiuti pericolosi, mentre si attende l'arrivo in Sardegna dei tecnici dell'Alfa Acciai, azienda già nel '97 coinvolta in un caso di inquinamento radioattivo. Stavolta è da capire come mai le scorie non siano state rilevate prima dell'arrivo nell'iglesiente. L'azienda di San Polo, infatti, è dotata per legge della tecnologia necessaria e controlli vengono effettuati anche nei porti. Lunedì mattina verranno eseguiti ulteriori accertamenti con i tecnici di Alfa Acciai.
Alfa Acciai: "Non c'è pericolo"
lunedì 31 gennaio 2011
(red.) ll direttore generale dell'Alfa Acciai di Brescia, Giuseppe Cavalli, ha escluso la presenza di tracce radioattive all'interno del suo stabilimento e ha garantito anche il corretto funzionamento dell'impianto radiometrico.
Eppure secondo i tecnici Arpas (l'agenzia regionale per l'ambiente sarda) la quantità di becquerel riscontrati sui fumi provenienti dall'acciaieria bresciana i forni Waeltz della Portovesme Srl, l’azienda sarda che ricicla i fumi di fonderia, per recuperare piombo e zinco, presenterebbero una percentuale, seppur bassa, di radioattività.
L’azienda ha precisato che nelle giornate di giovedì e venerdì i tecnici interni di Alfa Acciai e il personale degli organi di controllo del Noe e dell'Arpa di Brescia hanno effettuato i controlli dai quali non sono emerse né la presenza di tracce di radioattività, né il mancato funzionamento di tutti i dispositivi di controllo.
Il direttore Cavalli, in attesa di conoscere i risultati degli accertamenti ha affermato che “non c'è alcun pericolo per le maestranze, che tutto il rottame in entrata passa per l'impianto radiometrico”.
La vicenda ha suscitato l’allarme delle associazioni ambientaliste: Il Codisa, il Comitato difesa salute ambiente del quartiere cittadino di San Polo, ha parlato di Fatto “molto grave”, sottolinenando come si tratti della “seconda volta che si verifica questa grave mancanza da parte dell'Alfa Acciai e che un carico contaminato venga accettato e passi all'interno di tutto il ciclo produttivo prima che qualcuno lo rilevi”, chiedendo al sindaco di Brescia Adriano Paroli e all'assessore all'Ambiente Paola Vilardi, di convocare “lunedì l'osservatorio sull'Alfa Acciai”.
In Sardegna alla preoccupazione dei residenti e dei sindacati ha fatto eco la voce del consigliere regionale dei Rossomori Claudia Zuncheddu la quale ha detto di avere appreso “con grande preoccupazione che tre camion carichi di scorie radioattive partiti da Brescia, dopo aver viaggiato per mezza Italia sono stati bloccati prima che il materiale venisse avviato alla produzione”. “Che il polo industriale del Sulcis sia al centro di traffici illegali di rifiuti altamente tossici, non è una novità”, ha aggiunto il consigliere della regione sarda, “la stessa contaminazione delle falde è stata accertata dai carabinieri del Noe. I tempi d’intervento sulla tutela della salute in Sardegna sono lenti e nessuno indaga a fondo sulle conseguenze per la vita dei cittadini”.
il precedente.....
(31 maggio 1997) - Corriere della Sera
L' Usl si oppone al cimitero di scarti nucleari nella fabbrica sotto accusa per la fuga di cesio e cobalto
" Via da Brescia le scorie radioattive "
Per pulire il forno contaminato, 600 operai in cassa integrazione
----------------------------------------------------------------- L'Usl si oppone al cimitero di scarti nucleari nella fabbrica sotto accusa per la fuga di cesio e cobalto "Via da Brescia le scorie radioattive" Per pulire il forno contaminato, 600 operai in cassa intregrazione BRESCIA - E' cassa integrazione: per i lavoratori dell'Alfa Acciai di Brescia, dove il 13 maggio scorso e' stata registrata una fuga radioattiva, con rinvenimento di Cesio 137 e Cobalto 60. Da lunedi' prossimo, fino alla prima settimana di agosto l'azienda di San Polo che fa capo alle famiglie Lonati e Stabiumi, fara' ricorso alla cassa integrazione. Il provvedimento interessera', complessivamente, seicento operai e cento impiegati, a rotazione, su un totale di circa novecento dipendenti. "Uno dei due forni in dotazione - sottolinea la direzione dell'azienda, che ieri ha raggiunto l'intesa con i sindacati - e' fermo in conseguenza del rinvenimento di Cesio 137 nella seconda linea di fusione. Sul fronte delle indagini Paola De Martiis, titolare dell'inchiesta avviata ipotizzando il reato di disastro colposo, prosegue gli accertamenti tesi a individuare l'esatta provenienza del materiale radioattivo. L'indagine dovra' fare luce anche su eventuali atti di sabotaggio come ipotizzato dall'azienda: "La fuga radioattiva - sostiene la direzione - potrebbe essere stata provocata dall'esterno". A San Polo, intanto, i cittadini, abituati da tempo a convivere con diversi rischi ambientali, temono nuovi pericoli. Neppure le rassicurazioni fornite dal responsabile del servizio Igiene pubblica dell'Ussl 18, Sergio Carasi, circa l'assenza di altre fonti di contaminazione, sono servite a rassicurare gli animi. Il Cesio 137 e il Cobalto 60 per il momento sono al sicuro, ma le polveri contaminate resteranno a San Polo. Lo prevede il piano di bonifica che la Nucleco (azienda legata all'Enea) ha preparato per l'Alfa Acciai. Secondo la Nucleco le polveri al Cesio andranno infilate in sacchi di polietilene e poi chiuse in bidoni di acciaio a loro volta affogati in "siluri" di cemento, che saranno sistemati nel retro dell'Alfa e nascosti dentro un capannone speciale. Ma Sergio Carasi non ci sta: "Non voglio che sia realizzato un cimitero nucleare, anche se ben fatto, nel mezzo di un quartiere di trentamila abitanti".
Cassamali Carlo
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