mercoledì 2 febbraio 2011

pc quotidiano 2 febbraio - MORTO UN OPERAIO A LAINATE (MI) PAESINO DELL'EXPO

Appena ieri il Giornale della famiglia Berlusconi, nelle pagine milanesi, dava risalto alla pubblicazione dei dati di “Lavoro a Milano”, quinta edizione del rapporto realizzato dal Centro studi Assolombarda (la Confindustria locale) in collaborazione con Cgil-Cisl-Uil.
Nel suo pezzo il giornalista, Giannino della Frattina, metteva in risalto due dati: il primo che la Lombardia sta uscendo dalla crisi; il secondo che sono in calo disoccupazione e infortuni sul lavoro. Il cosiddetto cronista, in particolare, citava la proposta di Assolombarda di “occuparsi” delle imprese confiscate alla criminalità organizzata e citava i dati Inail che danno un calo del 10% degli infortuni, confrontando i dati 2009 con quelli del 2008 (36 infortuni ogni mille impiegati nel 2009 a fronte dei 38 del 2008): Si potrebbe stare ore a dire se questi dati sono reali o falsificati ad arte. La nuda e cruda realtà nella mattinata di oggi scioglie ogni dubbio.

Stamattina a Lainate (Mi), paesino investito dal progetto Expo, è morto un giovane edile di 36 anni, travolto dal crollo di un muro. Cosa non secondaria quest’operaio lavorava in nero.
Questo ennesimo omicidio per il profitto di dice che non vi è nessuna differenza tra il lavoro nero-lo schiavismo gestito dalle imprese criminali e quello gestito dalle imprese, col supporto di leggi come la legge 30 e il Collegato Lavoro e con la complicità dei sindacati di regime, che continua a produrre schiavismo-precarietà e morte. Citiamo un dato che è collegato con la realtà che sta vivendo il popolo egiziano: molti degli operai morti nei cantieri di Milano e Lombardia sono egiziani, e quando avvengono i controlli del nucleo carabinieri anziché regolarizzare quelli che sono costretti a lavorare in nero, li si denuncia li si porta nei Cie e li si trasferisce sotto la dittatura dell’amico Mubarak. E' da tempo che come Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro diciamo che occorre approntare una battaglia, una rivoluzione politica e sociale per porre fine a questi omicidi di massa fatti in nome del profitto padronale. Quanto stanno facendo le masse arabe in rivolta riguarda eccome le masse dei lavoratori di questo Paese. Stessi oppressori stessa risposta.

Rete nazionale sicurezza sui posti di lavoro - Nodo Milano/Bergamo

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