Mentre gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese sono in cassa integrazione fino al 7 febbraio prossimo, il ministro Romani dopo aver fatto ieri il punto sullo stabilimento con Invitalia, promette che aprirà “immediatamente” un tavolo con i sindacati.
Naturalmente, sempre ammesso che tutto vada in porto, rimangono aperti diversi dubbi: sulla “compatibilità dei progetti”, per esempio, dato che solo due saranno del tipo automobilistico e il resto è dei più disparati (fiori, studi cinematografici, ortopedia…); sui tempi, visto che fino ad ora ci sono solo parole; sulla “serietà” dei progetti di questi “imprenditori che chiedono garanzie”(!), visto che molti puntano ad incassare i soldi pubblici e poi lasciare tutto in asso, e sui diversi tipi di contratto da applicare agli operai…
dal Giornale di Sicilia di oggi:
ROMA. Il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, dopo un incontro ieri con l'advisor Invitalia "per fare il punto", ha annunciato che aprirà "immediatamente" un tavolo con i sindacati sui sette progetti per il futuro dell'area industriale dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il confronto che verrà aperto con i sindacati servirà "ad affrontare con loro la soluzione di questo percorso". “Ci sono sette soluzioni - ha detto Romani - che se andranno tutte a buon fine potrebbero portare a Termini Imerese dai 1.500 dipendenti che fino a fine anno lavoreranno per Fiat a più di 3.300 dipendenti: da uno stato di crisi ne ricaviamo una straordinaria case history di ristrutturazione e sviluppo di un' area industriale".
I sette progetti per la riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese sono, dice Romani, "compatibili tra di loro" per convivere nella stessa area industriale. "Sono stati giudicati compatibili, abbiamo studiato il tipo di insediamento e la compatibilità finanziaria, per le garanzie che gli imprenditori chiedono, e sulle condizioni dell'accordo di programma che sarà fatto a breve tra Governo e Regione siciliana". I sette progetti sono "due nell'automotive, e cinque in altri settori".
Romani, che ne ha parlato a margine di un incontro con una delegazione di imprese e del governo dell'India, ha accennato a Fiat anche rispondendo ad una domanda sul rischio che partnership tra le imprese dei due Paesi possano penalizzare l'occupazione in Italia. "La mia non è una difesa d'ufficio di Fiat. Le aziende italiane non vanno più in India per delocalizzare, quel tempo è finito", perché la produzione è rivolta "al mercato interno" dell'India, che ha una forte domanda, e non alle esportazioni. "Anche Fiat con Tata farà questo lavoro" mentre in Italia "continuerà a fare quello che sta facendo".
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