Il dibattito Cgil/Fiom di questi ultimi giorni ha visto Epifani dichiarare: “la Fiom non si isoli perchè su quella strada verrà sconfitta e trascinerebbe nella sconfitta anche la Cgil”.
E' evidente che una frase di questo genere nel contesto in cui è detta ha proprio l'obiettivo di isolare la Fiom e la parte maggioritaria del suo gruppo dirigente per raggiungere attraverso questo passaggio la ricollocazione della Cgil nel ruolo in cui padroni e governo oggi la vorrebbero, cioè in quello dell'accettazione critica/costruttiva del piano Fiat e delle nuove regole contrattuali volute e imposte con la disdetta del contrattoda parte di Finmeccanica.
Epifani sostiene che è la Fiom che si isola con il suo atteggiamento “intransigente”, e non che ci si trovi di fronte ad un'offensiva ai limiti della pulizia etnica che ha come obiettivo la classe operaia e in particolare la componente di essa che lotta, le idee e le pratiche che sono o possono essere veicolo di un sindacalismo di classe che confligga con l'attacco padronale e la marcia del fascismo padronale.
Attraverso le sue parole Epifani si schiera quindi con le posizioni del padrone e del governo, usando la carota a fronte del bastone usato dal padrone.
Ancora più grave è l'affermazione di Epifani che se la Fiom viene sconfitta trascina tutta la Cgil nella sconfitta. Questo è fare una chiamata generale di tutte le strutture e di tutte le categorie della Cgil a mobilitarsi contro la Fiom, considerata un “pericolo generale”; è quindi completare il piano di accerchiamento sindacale della Fiom per piegarne la resistenza.
Senza rispondere a questo fondamentale puntello dell'attacco padronale è evidente che il risultato è la sconfitta della Fiom.
In questo senso, o la manifestazione del 16 ottobre riesce a compattare i metalmeccanici, a rafforzarne l'autonomia anche verso e contro il gruppo dirigente della CGIL, oppure rischia di essere l'anticamera della resa, al di qua e al di là della volontà degli operai che scenderanno in piazza.
In questo senso è sbagliata la dichiarazione di Rinaldini e della sua corrente nel direttivo Cgil che valorizza il fatto che tutta la confederazione abbia fatto propria la manifestazione del 16 ottobre. Questo “far propria” è una sorta di “bacio della morte”, confermato dalle posizioni di Epifani e anche della Camusso e dal fatto che la Cgil poi ha opposto un chiaro No allo sciopero generale di 4 ore proposto dalla componente di Rinaldini per “offrire una risposta immediata almeno su due punti: l'attacco al contratto nazionale operato da Federmeccanica, Confindustria e Fiat e l'aggressione ai diritti che sta compiendo il governo con la manovra finanziaria e il Collegato lavoro.
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