La spaccatura creata da Miccichè all’interno del partito di Berlusconi, la
formazione di un quarto governo Lombardo tra Mpa, Pd, Udc di Casini e Api…, la
spaccatura che si è creata dentro l’Udc di Casini ecc., e i suoi sicuri
riflessi sul governo Berlusconi hanno riportato la Sicilia, “laboratorio
politico”, al centro dell’attenzione di giornali e tv in questi giorni,
lasciando momentaneamente in secondo piano le altre notizie sulla la mafia, la
scuola, la disoccupazione, l’immondizia, il degrado ecc. ecc.
Torna a galla, quindi, la Sicilia come “serbatoio di voti” per la destra:
Fini, commenta un esperto sul sole24ore, corre alla raccolta dei delusi
“sociali” dal governo Berlusconi cercando di rubare volti al centro che cerca
di difendersi con il ritorno in campo di Mannino e Cuffaro! Il Pd tiene in vita
già da qualche anno il governo Lombardo perché si sente esattamente sulla
stessa barca…
Ma dietro tutto il trambusto mediatico e i giochi di numeri e la girandola di
nomi più o meno conosciuti di deputati assessori ecc. ecc. si nascondono
ragioni molto concrete, oggettive, e la volontà della borghesia siciliana di
trovare il punto d’accordo su come continuare a “governare”.
La preoccupazione seria e concreta che spinge a questa guerra per la poltrona
sta nel fatto che la borghesia del sud è costretta a fare i conti con i
cambiamenti avviati con i tagli ai trasferimenti di fondi imposti già dalla
finanziaria di quest’anno; con l’applicazione del federalismo e lo spostamento
dell’asse politico/economico verso l’Europa come puntualizza Tremonti che dice
che tutto questo è un bene perché "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre
possibilità”!
Tutte queste chiacchiere per dire che al sud saranno date sempre meno risorse
finanziarie! Ma si sa che senza soldi da spendere il politico di turno che si
ingrassa e amministra soprattutto la propria poltrona con il clientelismo non
sa proprio cosa fare… ed è qui che ritorna il “partito del sud” come necessità
urgente… che Lombardo ora chiama necessità dell’autonomia e Miccichè “Partito
del popolo siciliano”, non importano i nomi, l’importante per loro è creare una
forza politica capace di giocare un ruolo di pressione a livello nazionale,
“contro il nord”, per recuperare risorse da spendere per la propria
sopravvivenza… siano essi i fondi Fas sui quali Lombardo ha innescato la sua
resistenza minacciando Tremonti e Berlusconi: “Cominceremo a spendere questi
soldi. C’è una delibera Cipe che lo consente. Se non verranno erogati subito da
Roma faremo un ricorso all’Unione Europea” – sia che si tratti di come
distribuire i 100 miliardi per il sud “trovati” dal ministro Fitto.
La “mancanza” di fondi significa che i proletari, donne e giovani, masse
popolari siciliane sono costretti ad assistere ad un film il cui finale è già
scritto: non si sono più risorse e quindi bisognerà continuare a fare
sacrifici, dato che, come dice un consigliere comunale di Palermo della
maggioranza, questo è tempo di “Vacche magrissime per tutti”.
Naturalmente i politici locali coltivano l’illusione che con una nuova
ripartizione delle forze politiche in campo possano garantirsi il proprio posto
e arginare quello che può succedere a livello di sconquasso sociale. “Disagio
sociale ormai insostenibile” lo chiamava il coordinatore del partito di
Berlusconi in Sicilia, Castiglione, lo scorso aprile.
L’unica opposizione a questo “disagio insostenibile”, a questi attacchi
generalizzati alle masse popolari, fino ad ora è stata quella delle piazze: con
le loro forze lavoratori, operai, precari, disoccupati provano a resistere
mettendo in campo i propri bisogni. Ma per cominciare a cambiare il “film”
bisogna mettere in campo anche l’organizzazione politica di questa opposizione
sociale.
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