L'Intervista all'avv Eugenio Losco su foglio di via e repressione
D - Siamo in collegamento con l'avvocato Eugenio Losco del Foro di Milano e partiamo da uno degli ultimi episodi, purtroppo non gli ultimi, di utilizzo di fogli di via, avvisi orali di pericolosità sociale, fermi, altre restrizioni, per cercare di criminalizzare quelle che sono le mobilitazioni. Questa non è una novità sul fronte della repressione delle lotte ma viene utilizzato oggi ancora di più sul fronte di chi solidarizza con la Palestina. Volevamo ora, partendo dal tipo di provvedimento che è stato usato, entrare nel merito delle motivazioni del provvedimento di ‘Foglio di via’ per Sebastiano Lamera, operaio della Tenaris Dalmine dello Slai cobas sc; esso chiaramente non è solamente un attacco personale, ma è un attacco più generale, e ogni volta ci mettono qualcosa di più. Quale è la tua valutazione rispetto a quest'ultimo provvedimento?
R – Stiamo parlando di un provvedimento di natura amministrativa, una misura di prevenzione che è stata notificata per i fatti che si sarebbero verificati nella manifestazione del 25 Aprile e in particolare per quello spezzone della manifestazione che aveva deciso di distaccarsi dal corteo principale per fare un presidio in piazza del Duomo ed era formato da persone che in qualche modo, da alcuni mesi stanno partecipando alle manifestazioni per la Palestina. In questo contesto si sarebbero verificati dei contrasti tra alcuni di questi manifestanti e altri manifestanti che facevano parte invece del corteo tradizionale. Quello che colpisce è che per quei fatti si sia arrivati ad una contestazione di questo tipo, a questa violazione amministrativa. C'è da dire che non è un unicum, è da anni che in qualche modo, per controllare le proteste di piazza, per controllare in qualche modo chi si oppone e si pone in contrasto con le attività istituzionali, questo fenomeno delle misure di prevenzione è stato ripreso in maniera massiccia. E in particolare con l'uso del foglio di via. Il foglio di via è una misura peraltro molto impattante per quanto riguarda la libertà, perché impedisce a un soggetto di poter frequentare una determinata zona, lo allontana magari da una zona che è una zona di suo riferimento. Ed è quello che è successo il 25 Aprile nei confronti di alcuni attivisti a cui è stato notificato questo foglio di via. Il foglio di via, purtroppo, si è dimostrata una misura piuttosto efficace perché è sottoposta a un controllo giurisdizionale inferiore rispetto a delle misure che vengono applicate dal tribunale. Perché questa è una misura applicata direttamente dalla polizia. Perché è la questura che decide se applicare o meno questa misura. E poi hanno anche una tutela giurisdizionale inferiore alle misure di tipo penale, perché bisogna ricorrere al tribunale amministrativo, tra l'altro con dei costi piuttosto importanti per chi deve affrontare questo tipo di ricorso. Poi sono delle misure che hanno un'efficacia magari limitata nel tempo, come quella che abbiamo deciso di impugnare, che ha un'efficacia limitata per un periodo di sei mesi. Quindi anche capire che fare un ricorso contro una misura che ha una durata così è difficile perché potrebbe anche essere che il ricorso viene fissato quando questa misura è già stata interamente scontata da chi l'ha subita, o comunque in prossimità della sua scadenza. Per questo dico che sono delle misure piuttosto piuttosto efficaci. Ma la questione poi più importante è che questi fogli via devono avere come presupposto una presunta pericolosità sociale della persona che è destinataria di questi provvedimenti. Quindi a prescindere dal fatto che poi questa persona abbia commesso in precedenza dei reati o meno, ma la pericolosità sociale deve caratterizzare la motivazione del provvedimento. Ecco, in tutti in questi casi di foglio di via che vengono dati a persone in qualche modo che fanno parte dei vari movimenti antagonisti che possono essere di piazza, sindacati e quant'altro, in realtà quello che giustifica la misura è proprio l'appartenenza del soggetto ad una determinata categoria che in qualche modo si oppone allo stato di cose, non quindi a un soggetto che è pericoloso, è pericoloso perché appartiene a quella categoria. Sono pericoloso perché
sono un sindacalista che fa un tipo di attività sindacale che non è conforme a quella che viene fatta dai sindacati confederali. Sono pericoloso perché partecipo alle manifestazioni pro Palestina e quindi in qualche modo mi discosto da l'opinione comune sulla questione Israeliana Palestinese. Sono pericoloso perché faccio parte del movimento per la casa e quindi di gruppi che in qualche modo cercano di tutelare le fasce deboli. Ecco, questo è la pericolosità sociale, non è una reale pericolosità sociale, è appartenenza a categorie che in qualche modo danno fastidio perché cercano di opporsi allo stato di cose.D - Sì, infatti anche sul caso specifico che riguarda Lamera Sebastiano dello Slai Cobas per il sindacato di classe.
R - Esattamente. Assolutamente, ad esempio per il caso di Lamera, vengono citati a sostegno della sua presunta pericolosità sociale tutta una serie di sue partecipazioni a manifestazioni e a contesti quasi tutti che fanno riferimento all'attività sindacale del signor Lamera, Perché il signor Lamera è un rappresentante sindacale di uno di questi sindacati di base e quindi di uno di quei sindacati che, come ho detto prima, dà fastidio perché non è omologato all'attività di tipo sindacale che è svolta dai sindacati confederali. Quindi, la presunzione di pericolosità sociale deriverebbe dal sua stesso tipo di attività lavorativa.
D - Sì, tra l'altro ho visto che fanno riferimento al 25 Aprile e citano appunto questa contestazione della brigata ebraica per sostenere la loro tesi che ci siano stati insulti di matrice discriminatoria. Un elemento molto grave che fa il paio anche con le ultime dichiarazioni di Piantedosi che vuole appunto cercare di criminalizzare le manifestazioni per la Palestina contro Israele.
R - Sulla questione palestinese, si è criminalizzato così tanto il movimento Pro Palestina che il solo manifestare e partecipare a questo tipo di manifestazione viene considerata una condotta discriminatoria, ma discriminatoria nei confronti di chi? Cioè rivendicare i diritti degli abitanti della Palestina, che sono stati violati e tutt'ora vengono violati giornalmente, ma molto di più perché quello che sta accadendo è un vero e proprio genocidio, viene considerata un'attività discriminatoria, questo è incredibile.
D - Comunque su questo punto la risposta necessaria è chiaramente politico legale, nel senso che non si possono lasciare cadere questi provvedimenti
R – Assolutamente no, io sono ovviamente un tecnico, da un punto di vista tecnico giuridico non si può sostenere che vi sia una pericolosità sociale appunto per essere parte di una determinata categoria. Sul punto ci sono poi vari provvedimenti da parte di tribunali amministrativi regionali di un pò tutta Italia, e anche del Consiglio di Stato che poi è il tribunale a cui si ricorre nei confronti del tribunale amministrativo regionale, che hanno preso posizione su come deve essere motivata la pericolosità sociale. A parte che bisogna dimostrare l'attualità di questa pericolosità sociale, che non può ad esempio essere motivata sull'appartenenza ad esempio a una organizzazione sindacale, sul fatto di svolgere una determinata attività sindacale, seppur con toni che sono diversi da quelli che vengono svolti da altri tipi di sindacati, perché comunque è un'attività che tutela il lavoro e quindi non può essere considerata quale elemento per ritenere la sussistenza della pericolosità sociale. Quindi è molto importante che si vada avanti ad impugnare questo tipo di provvedimenti.
D – Questo provvedimento è oggetto di una campagna anche nazionale, perché comunque in questi giorni sono arrivati anche avvisi orali di pericolosità sociale anche ad altri compagni, es del Si.Cobas di Bologna, e sicuramente tutti questi casi che hanno messo al centro il 25 Aprile non rimarranno isolati. Quale è il tuo punto di vista su quello che sono i collegamenti anche sul piano più generale, con quello che il governo Meloni tramite Piantedosi e soci stanno portando avanti, vedi la modifica del disegno di legge 1660 – per cui dove sono stati sollevati aspetti di anticostituzionalità anche da esponenti di Antigone e dell'Osservatorio contro la Repressione - questa deriva è un ulteriore passo che minaccia lo Stato di diritto?
R - Quel disegno di legge a cui fai riferimento, poi va a instaurarsi in una ormai tradizione di provvedimenti, prima erano dei decreti sicurezza. Ed è in quella scia certamente il contenuto di questo disegno di legge, che rischia tra l'altro di essere approvato in tempi brevi, perché adesso è in Commissione Affare e Giustizia alla Camera, poi c'è il rischio che venga confermato dal Senato anche entro la fine dell'anno. Se passasse questo disegno di legge ci sono delle modifiche che determinano la maggiore repressione nei confronti di alcune categorie di reati, con ad esempio le modifiche per quanto riguarda il reato di occupazione abusiva, che in questi anni è stato oggetto di plurimi interventi, dove si aumenta ancora la pena. L'introduzione del reato di resistenza passiva per quanto riguarda le rivolte nelle carceri e nei CPR. Ma ce ne sono tantissime di novità anche per quanto riguarda ad esempio l'attività sindacale. Si cerca in qualche modo di modificare l'articolo 610 del codice penale riferito alla violenza privata, e viene utilizzata per contrastare l'attività di picchettaggio posta in essere da alcuni sindacati di base, si vuole modificare il reato per arrivare a delle condanne. Insomma c'è tutta una serie di provvedimenti di aumento della pena per coloro che fanno manifestazioni contro le grandi opere. Si tratta di questioni veramente incredibili. Speriamo che non tutto passi, ma mi dispiace, se comunque butti giù un'idea se non passa questa volta, magari passa tra un anno, passa tra due anni sì. Questa è l’attività della destra.
D - Questo a maggior ragione implica il sostegno, quello che è sempre stato detto ‘se toccano uno toccano tutti’. Mettere insieme tutte questi attacchi che vengono fatti a singoli compagni in rappresentanza ovviamente della loro attività, ma perché vogliono appunto criminalizzare quello che hai detto all'inizio, l'appartenenza ad un’organizzazione, categoria, o comunque il fatto stesso che uno sia in campo per sostenere determinate ragioni. In questo caso il discorso di questi fogli di via così è anche per evitare di attaccare immediatamente, limitando appunto le attività senza neanche procedere a dei processi.
R - Esattamente perché queste misure amministrative, come ho detto prima, purtroppo sono sono molto efficaci per contrastare l'attività dei movimenti di lotta.
D - Ringraziamo l'avvocato Eugenio Losco che è sempre impegnato su tutti i fronti per queste battaglie centrali a difesa delle lotte, delle mobilitazioni. Ci aggiorneremo prossimamente sugli sviluppi di questo ricorso che chiaramente è un ricorso che fa parte di un movimento più generale per opporsi alla repressione. I primi che devono muoversi sono sicuramente tutte le realtà colpite, con lo spirito, appunto, che ho detto prima se toccano uno tutti; ma anche tutti gli altri giuristi, legali, avvocati che devono comunque schierarsi, far parte di questa battaglia contro la repressione, che è un problema generale che veramente va affrontato, sì con i singoli casi...
R - ma visti appunto in un'ottica più generale, sono d’accordo.
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