mercoledì 26 giugno 2024

pc 26 giugno - Tunisia - Estensione della SAR tunisina: nuovo attacco ai migranti nell'interesse dell'imperialismo italiano e dell'Unione Europea

L'Organizzazione Marittima Internazionale la settimana scorsa ha pubblicato un documento rendendo noto l'estensione della zona SAR (ricerca e soccorso) tunisina in accordo con l'Italia.

La mappa allegata al documento (figura 1) mostra in viola la nuova zona SAR dove da oggi la guardia costiera tunisina potrà spingersi e scorazzare per intercettare le imbarcazioni dei migranti (ed eventualmente speronarle provocando nuovi morti come successo in passato).

Nella seconda mappa invece (Figura 2) si evince con la linea verde il limite delle acque territoriali tunisine e con la linea tratteggiata, ancora una volta la nuova SAR tunisina che appunto permette alle imbarcazioni della guardia costiera di spingersi praticamente alle porte di Sardegna, Sicilia e Lampedusa per conto dell'Italia e dell'Unione Europea.


Attivisti politici e sociali e organizzazioni non governative in Tunisia tra cui il Forum Tunisino dei Diritti Economici e Sociali (FTDES) hanno denunciato che da oggi la Tunisia, in seguito ai numerosi incontri bilaterali ai massimi livelli con le autorità italiane, ha assunto il ruolo di guardiacoste dell'Italia in maniera pressocchè identica a quello svolto già precedentemente dalla cosiddetta guardia costiera libica (di cui recentemente è girato su internet un video che mostra migranti che dopo essere stati imbarcati sulle motovedette libiche sono stati bastonati).

E' sempre più evidente la natura semi-coloniale della Tunisia rispetto ai rapporti con l'imperialismo e con l'Italia in particolare, quest'ultima decisione è frutto delle continue pressione dei governi italiani (in particolare degli ultimi tre governi) a livello europeo, regionale e internazionale nella lotta ai migranti, una politica che contribuisce a rendere il Mediterraneo sempre più un gran cimitero e l'Italia un paese in cui avanzano forme di neo-schiavismo che uccidono, come dimostra l'ultimo caso del bracciante indiano Satnam Singh

Nessun commento:

Posta un commento