domenica 23 giugno 2024

pc 23 giugno - Una inchiesta interessante e importante: Navi sospette a Porto Marghera

Su questa nave si sono già scritte tante cose da quando ha lasciato il porto di Chennai il 2 aprile scorso per dirigersi verso la Spagna, eppure un alone di mistero la circonda tuttora. La cosa certa è che in Spagna non ha avuto vita facile: dopo essere stata ormeggiata per un giorno al porto di Las Palmas (Gran Canaria), è dovuta scappare tra le proteste dal porto di Cartagena dove era attesa il 16 maggio.

Il suo nome è Borkum, batte bandiera di Antigua e Barbuda, è di proprietà tedesca ma viene gestita da un’azienda del Gruppo Finsea di Genova, attraverso la controllata Medmar Tramp Srl. Questa nave è entrata nei nostri “radar” il 25 maggio, l’abbiamo individuata a Porto Marghera dove è rimasta in stand-by per più di 40 ore. Secondo gli attivisti della Red solidaria contra la ocupación de Palestina (Rescop) e Podemos è carica di armi e materiale bellico esplosivo per conto della IMI System, la più importante azienda israeliana del settore. Da quanto dicono gli attivisti la nave trasporta motori a razzo, missili con cariche esplosive e oltre due tonnellate di altri materiali esplosivi. In questo nuovo capitolo della nostra inchiesta, vi mostreremo il suo viaggio e tutte le domande ancora aperte sul destino di questa curiosa imbarcazione.

La partenza da Chennai

La Borkum parte dal Porto di Chennai in India il 2 aprile 2024 alla volta della Spagna, per arrivarci dovrà circumnavigare l’Africa e attraversare lo stretto di Gibilterra a causa del blocco degli Houthi nel Mar Rosso. Vale la pena ricordare che l’India è un dei maggiori fornitori al mondo di armi a Israele dopo Stati Uniti, Germania e Italia. Probabilmente quella percorsa dalla Borkum è una nuova rotta di approvvigionamento di Israele, che vuole attutire gli effetti del blocco yemenita, e la crescente richiesta di boicottaggio che viene dal cuore dell’Occidente.
Progetto della nave Borkum

Il Porto di Chennai è il secondo porto per container in India, e di recente si è fatto molto notare, tanto

che la MSC ha acquisito il 50% di uno dei suoi terminal principali. L’India, già storico alleato di Israele con cui intrattiene importanti relazioni politiche ed economiche, vuole sfruttare quest'ultimo per il suo affaccio nel Mediterraeno e quindi come porta di accesso al mercato europeo. Modi, Netanyahu e Meloni sono grandi sponsor di questa iniziativa commerciale e la portano avanti fin dal 2022. La guerra contro Gaza ne ha rallentato gli sviluppi ma non li ha fermati. La Borkum comunque non passa molto tempo a Chennai, e dopo dieci ore decide di dirigersi verso la Spagna. La nave arriva a Las Palmas (Gran Canaria) l’11 maggio, mentre i movimenti pro Palestina spagnoli lanciano l’allarme sulla Borkum e invocano la mobilitazione immediata.
Il porto di Chennai

L'arrivo in Spagna

A Las Palmas la Borkum rimane ancorata per ben 22 ore e adesso vuole raggiungere il porto di Cartagena, ma il vento non è proprio a suo favore. Il 15 maggio l’appello promosso dal movimento BDS e della Rescop in Spagna arriva certamente nelle orecchie degli armatori. Si fa un presidio nel porto di Cartagena il 16 maggio e nel frattempo, grazie anche al lavoro di Podemos in Parlamento, la notizia invade il dibattito pubblico mettendo in difficoltà il premier spagnolo Sánchez.

Il blocco a Cartagena

Forse proprio la difficoltà del governo spagnolo di bilanciare la necessità di soddisfare un elettorato che non vuole alcuna complicità con Israele, con l’aspirazione a essere un paese che sa avere un ruolo nella NATO, sono il segreto del successo della protesta ma anche il motivo delle innumerevoli defezioni e mancanze dei socialisti. Gli attivisti spagnoli mostrano alcuni estratti dei documenti che dimostrano la presenza di armamenti a bordo, il governo, non potendo smentire, si difende sostenendo che il carico è diretto in Repubblica Ceca.
Locandina della manifestazione a Cartagena

Ma questo non cambia molto la sostanza: le armi ci sono, il carico ha come destinazione finale Ashdod. I trasportatori del mare, come noto, fanno spesso molte tappe intermedie, quindi la protesta non si interrompe, perché anche la Repubblica Ceca ha un grande traffico di armi verso Israele quindi quella nave va quantomeno controllata. Il presidio si fa, e la nave va via senza aver potuto caricare nulla: gli attivisti hanno vinto. Il giorno dopo il governo Sánchez annuncia che il suo paese impedirà alle navi che caricano armi per Israele di usare i porti spagnoli come scalo. Questo blocco diventerà immediatamente operativo, e il 17 maggio la Spagna negherà il permesso all’attracco a Cartagena richiesto dalla Marianne Danica, una nave già nota per trasportare armi in Israele.
 

  Uno dei manifesti della campagna di boicottaggio BDS

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