Dietro lo Stato Sionista c’è il sistema imperialista mondiale, compreso i servi dei servi del governo italiano
Le truppe israeliane hanno dato vita ad un attacco imponente di due giorni con missili ruspe che hanno distrutto strade e case, tubature idriche, le infrastrutture civili a Jenin. Passano da una casa all’altra attraverso varchi aperti nei muri, tutte distruzioni mirate per rendere impossibile la vita e più difficile la resistenza.
Almeno 12 morti, 200 feriti, migliaia costretti a fuggire, ma c’è stata la risposta, in particolare dei giovani, che non accettano di essere schiacciati tra il terrorismo sionista e una vita di paura.
Il presidio “Jenin sotto attacco” a Milano a sostegno del popolo palestinese ha visto la partecipazione di varie realtà politiche,di compagni solidali, di una delegazione combattiva di donne e dei giovani palestinesi, che in un loro intervento molto sentito hanno rivendicato e invitato tutti i presenti ad “alzare la bandiera della Palestina” e far conoscere la lotta del popolo palestinese nel nostro paese.
Ma alzare la bandiera vuol dire agire in Italia contro il nostro imperialismo, vedi anche i recenti incontri tra Meloni e Netaniau.
Durante tutto il presidio sono seguiti interventi di denuncia delle terribili condizioni di vita dei Palestinesi e della resistenza che oppongono all’occupazione israeliana che dura da 76 anni, sugli attacchi militari al campo di Jenin. Interventi di forte solidarietà alla lotta del popolo palestinese, contro la repressione, in solidarietà ai prigionieri politici, con esempio della lotta di George Ibraim Abdallah…
In generale, sono stati interventi che hanno messo al centro l’aspetto dei palestinesi sotto attacco, ma non la risposta necessaria qui e ora, come a Jenin e non solo, c’è stata.Come dicono i giovani palestinesi in un loro post riferito a questa battaglia: “gloria a tutti i martiri della libertà. Palestina, una soluzione: intifada rivoluzione!
E così negli interventi, a parte il nostro (ascolta audio ), non si dice cosa facciamo in Italia, del compito degli internazionalisti che è quello di combattere il loro governo imperialista come miglior sostegno alla lotta dei popoli, compito che non si può certo sostituire con la campagna a se stante del boicottaggio BDS...
Il programma a medio termine proposto dagli organizzatori con presidi di solidarietà ogni 2 mesi, invece di mobilitare le masse e usare la loro forza per indebolire l’azione all’interno dei paesi imperialisti, non crea, non apre contraddizioni verso le istituzioni, ma piuttosto punta a mantenere una sponda nelle istituzioni.
La proposta di dare vita ad una rete cittadina, anche utile in se, se liberata da questa linea politica di conciliazione, rischia così di trasformarsi in ‘unità, senza principi’. Ovvero tutti contrari all’occupazione e ai massacri israeliani, ma la resistenza del popolo palestinese ha bisogno della lotta contro gli amici di Israele, per noi governo italiano, tra l’altro grosso fornitore di armi ai sionisti.
Questo conferma che il riformismo è un problema sia in Palestina che in Italia, ed è parte della battaglia
per affermare la lotta per la liberazione della Palestina e dei popoli, che vive all’interno della contraddizione guerra/imperialismo, dell’internazionalismo proletario, delle lotte anti-imperialista a partire dalla battaglia contro il nostro nemico interno, l’imperialismo italiano del governo fascista Meloni.
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