I commenti dei sindacati confederali, di parte della stampa, sono molto positivi sulla riuscita dello sciopero di "avvertimento" del 7 al nord e del 10 al sud + Lazio.
In realtà, questo entusiasmo in buona parte delle fabbriche si rivela fuori luogo. In realtà importanti come quelle che riportiamo in questo articolo, come nella più grande fabbrica siderurgica, Acciaierie d'Italia di Taranto, lo sciopero è stato con numeri di partecipazione bassi e alle iniziative/(presidi esterni vi erano quasi solo i sindacalisti.
Qualcosa in più c'è stata nelle ditte dell'appalto (per esempio della Stellantisi di Melfi) e nelle fabbriche in cui le condizioni di lavoro sono sempre più precarie e il lavoro è in crisi.
Riportiamo un commento, voci di operai da una delle più importanti fabbriche del nord, la Tenaris di Bergamo, dove è presente lo Slai cobas sc, e un commento audio a caldo dalla Stellantis di Melfi in cui erano presenti rappresentanti Slai cobas del coordinamento interregionale Puglia/Basilicata.
DALLA TENARIS DI BERGAMO
Lo sciopero dei metalmeccanici di Fim Fiom Uilm è stato un "non sciopero per un falso movimento” che non parte dalle condizioni che ci sono nei posti di lavoro per affrontare i reali bisogni dei lavoratori.
Questa nostra valutazione è confermata anche dagli scambi alle portinerie della Tenaris, azienda che sta facendo record di produzione con il petrolio grazie alla guerra, ma con linee produttive a rischio sicurezza, “in cui si tappano i buchi con il pongo” in attesa di promesse di mega investimenti e, come ha detto un operaio, “Questi sono anche scioperi da fare nei reparti” (non a caso ci sono state di recente 2 esplosioni in acciaieria).
Per gli operai da un lato visto i continui peggioramenti c'è la necessità di riprendere a lottare collettivamente nei reparti, dall’altro i sindacati che lo hanno indetto sono gli stessi che avallano in fabbrica i piani del padrone di più produzione con meno operai.
Per gli operai il 7 luglio è stato uno sciopero debole. Uno sciopero che viene fatto ma che è lontano, per le richieste, per le iniziative messe in campo.
Si parte dalla critica alle sole 4 ore: non bastano, serve una giornata che blocchi le fabbriche, lo sciopero di venerdì è stata occasione per un week end lungo; per arrivare a quella per il presidio alla Prefettura, convocato alle 14.30, fuori orario dal grosso degli scioperi che erano alle 10.00 o alle 18.00, scarsamente sostenuto e partecipato, più un atto formale, dimostrativo, non certo combattivo.
Uno sciopero anche questo segnato dalla quota di precari che assicurano la produzione: “abbiamo fatto sciopero in reparto, ma i caschi blu hanno fatto fare le colate”.
Altri operai commentano: “Sciopero di milioni di lavoratori e non cambia niente”, “Siamo diventati come dei robot, chi lavora conta sempre di meno”, “Uno sciopero a metà, per far contenti un po tutti senza pestare i piedi a nessuno”, “Non hanno aderito in tantissimi, ma non hanno “pressato più di tanto”, “Non si fanno così gli scioperi di avvertimento al governo”.
Certo, son sempre meno a scioperare e anche a protestare, questo è un problema. Ma “quale sciopero? Non si sanno neanche i contenuti… Dentro i sindacati fanno promesse che non vengono mantenute”.
Gli operai in realtà vogliono scioperare. Alcuni dicono: “penso che sia importante sostenere il sindacato e fare capire all’azienda che noi operai o almeno alcuni ci credono ancora”; ci provano a ipotizzare una forma più efficace, una piattaforma dal basso: “io penso che lo sciopero dovrebbe essere di otto ore, preferibilmente a fine mese, che crea più disagio”, Gli scioperi son da fare quando tutti possono andare, non le ultime 4 e il presidio alle 14.30… Non si fa lo sciopero per andare a casa ma per andare in piazza”. L’impressione è che i sindacati fanno dei giochetti.
“Dobbiamo scioperare per il problema dei contratti da anni precari e sottopagati a tempo determinato che non danno una speranza hai giovani… con pensioni sempre più lontane…”, “la gente dovrebbe scendere in piazza come fanno in Francia, solo che gran parte degli Italiani non lotta per i propri diritti”, “Vedremo la busta paga, la detassazione…”, “la falsa strada confederale della detassazione/cuneo fiscale fa comodo ai padroni e si riflette sullo stato sociale”, "Sono sempre di meno i soldi che abbiamo in tasca perchè la vita costa sempre di più”.
L’operaio Slai cobas sc “Se aumentano i prezzi serve la lotta per l’aumento dello stipendio che non c’è nella piattaforma”.
“Hai ragione – rispondono alcuni operai - è la richiesta giusta, ma di questo non si parla nei reparti”.
DALLA STELLANTIS DI MELFI
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