Da un compagno lavoratore Slai cobas sc dell'Istituto Tumori di Milano
Siamo a Corvetto per parlare con un abitante del quartiere dell’incendio e dei sei morti alla Rsa “Casa di riposo per coniugi”.
D: Vorremmo chiederti per prima cosa è successo quella notte
R: Quella notte alla Rsa di via dei cinquecento è scoppiato un incendio all’interno e ancora non conoscono bene le cause; in pratica il fuoco è iniziato in una stanza, il fumo ha ammazzato 4 persone, e sono state carbonizzate altre 2. C’era fumo e odore di plastica bruciata in tutta la via, e hanno dovuto evacuare 84 persone.
D: Alcuni di voi siete scesi in strada ma perché avevate sentito rumore e quanto altro?
R: Si è sentito rompere dei vetri, puzza di plastica bruciata, e uno è sceso a vedere e ha trovato il macello che c’era nella via.
D: Secondo voi i soccorsi che tempistica hanno avuto, sono stati immediati?
R: I soccorsi sono stati abbastanza immediati, i vigili del , poi mano a mano sono arrivate le ambulanze, c’era parecchia polizia. Una cosa dicevano: che due giorni prima si è saputo che l’impianto antincendio non funzionava e questa è una cosa gravissima.
D: Su questo, come è stato denunciato dagli operatori che lavorano nella struttura, queste denunce erano state disattese, non si sapeva nulla, vi era stata qualche protesta per sollecitare la mancanza
delle misure di sicurezza?R: Non ne sono sicuro. In passato, anni e anni addietro, ci sono state proteste sulla carenza di personale e sul malfunzionamento di alcune cose all’interno della struttura
D: Altra questione, la Rsa è attaccata ad un centro multimedico di base che serve il quartiere. Da questo punto di vista quale sono le problematiche visto che è stato interrotto il servizio medico per il territorio?
R: Al momento la struttura è posta sotto sequestro, tutta la struttura, la parte dell’incendio è posta al primo piano, la parte che riguarda il centro medico è dall’altro lato, al piano rialzato, è chiusa e dovrebbe riaprire, ma non si sa quando
D: All’altro angolo c’è una struttura anch’essa Rsa però privata, in cui non si ha notizia di problematiche, carenza di personale, ecc. Voi avete visto, in particolare durante la pandemia, delle similitudini con le problematiche presenti nell’altra rsa?
R: In queste due strutture, che poi fanno capo e dovrebbe essere responsabile il Comune, in quanto in passato erano tutte e due comunali, poi vi sono stati delle privatizzazioni, durante la pandemia vi sono stati parecchi morti in tutte e due.
D: Abbiamo saputo che le rette per accedere alle due strutture sono altissime si ma differenziate, cioè quella dove è successa la tragedia di venerdì notte praticamente sembra più fatiscente dell’altra, almeno esternamente.
R: Nella struttura di via panigarola con via dei cinquecento chiedono 4.000 euro al mese, la struttura di via dei cinquecento, “casa per coniugi”, 2.500 per accedere alla struttura.
In questa struttura due giorni prima di quando è successa la tragedia avevano affisso dei cartelli che l’antincendio non andava; ma in strutture del genere ci deve essere gente formata in caso d’incendio e ci devono essere sistemi antincendio del tipo idranti, estintori per ogni evenienza
D: Non vi sembra simile la questione della carenza, per non dire la mancanza quasi totale, della sicurezza, all’interno di un quartiere ad altissima densità proletaria, per cui anche il fatto che sia successo questa tragedia non sia un fatto casuale?
R: All’interno di un quartiere così, comunque una struttura del genere non può avere all’interno solo 6 operai. Sono molto carenti di personale, Ci deve essere più personale per le 150 persone che sono all’interno. Anche perché di giorno ci sono le onlus per il centro diurno, di notte invece vi è solo un piccolo presidio di due persone. E’ una grande mancanza questa. Avendo fatto tagli alla sanità pubblica, questi sono i risultati di quanto è successo, perché se ce del personale formato, si’ può anche succedere la disgrazia, ma ci sarebbe stato un piano di evacuazione più veloce.
D: Come emerge da alcune dichiarazioni la Proges, la cooperativa che gestisce la Rsa “Casa dei coniugi”, ha aumentato in maniera vertiginosa il fatturato a partire dalla pandemia dove ha raddoppiato il fatturato. Secondo te è questo il contesto, riduzione del personale, delle misure di sicurezza, mancanza di materiale, la spiegazione di quanto successo?
R: E’ ovvio, se ha aumentato il fatturato da qualche parte ha tagliato, e tagliando anche sulla incolumità delle persone è una cosa grave; non ci può essere un discorso di lucro sulla incolumità della gente, i soldi ci sono e devono essere spesi nel giusto.
D: Un’ultima considerazione. Dal nostro punto di vista sul “banco degli imputati” ci stanno Sala, quindi il Comune, la Regione Lombardia con le sue delibere, la questione di questo tipo di pratica di privatizzazione dei servizi. Questa questione dei servizi non è la stessa cosa in quartieri residenziali o in questo quartiere di edilizia popolare, come altri, dove a subire sono gli strati più deboli e le classi subalterne. Questo lo riscontrate nei problemi abitativi del quartiere?
R: Nel quartiere è ovvio che più privatizzi e più togli alla popolazione le cose necessarie per poter vivere o poter curarsi. I soldi devono essere spesi, i soldi pubblici per le cose pubbliche e non per i privati, anche perché, per fare un esempio, ci sono tante di quelle case vuote nel quartiere e c’è la gente che dorme per strada. E poi vai a chiedere una casa e dicono che le case non ci sono. Le case ce ne sono a centinaia. Lo stesso deve essere per la sanità, la gente deve potersi curare. Chiami per una visita e ti danno dopo sei mesi la visita. Non va bene, non funziona così, la sanità è pubblica e pubblica deve rimanere e non deve essere speso un soldo per la sanità privata.
D: Chiudiamo con una ultimissima domanda, visto che c’è un attacco al diritto alla cura così come al diritto all’abitare secondo te qual è la prospettiva? Secondo noi è necessario costruire un fronte comune che lotti contro sia le politiche regionali e di conseguenza contro il governo fascista in carica in questo momento, e la cosiddetta opposizione del governo comunale, il PD, che in termini di interventi è la stessa, e l’abbiamo visto anche in questa vicenda. Come vedi la prospettiva di cambiare lo stato di cose presenti?
R: Per cambiare lo stato di cose bisogna certo costruire una forte resistenza contro questo stato di cose che c’è adesso, che non solo non è cambiato, ma la situazione è peggiorata. Anche coi governi precedenti le cose non erano migliori e sempre il problema era lo stesso. Ora stanno andando avanti come un rullo battente a privatizzare, privatizzare e a mandare via la gente e spopolare questa città. E’ un disegno più ampio di quello che si pensa, sono anni che stanno mandando via e non stanno rinnovando i contratti alla gente, come ad esempio in Fabio Massimo, la stanno svuotando tutta da attività commerciali a gente che vi abita, semplicemente non rinnovando i contratti; e dicono: “ve ne dovete andare”, quando era tutta gente regolare. Adesso sta diventando una città più vuota, una città di passaggio commerciale o come una vetrina in cui devi spendere e andare via. E non solo, anche questa storia delle strisce blu non può esistere per chi è residente in una città in cui devi spostarti da una parte all’altra, questo è proprio assurdo, una politica sbagliata. Certo bisogna opporsi a tutto ciò.
D: Grazie di quanto ci hai detto, ci lasciamo con la promessa che ci rivediamo in quartiere perché quanto successo al Corvetto è una questione che ci riguarda tutti, in primis ci riguarda come proletari, come resistenti e come parte di chi si oppone a questo sistema.
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