Le parole del Min. Urso e del governatore della Basilicata sembrano una provocazione e/o una copertura di fronte ai fatti che intanto stanno accadendo alla Stellantis di Melfi.
Urso parla di aumento della produzione delle auto a Melfi, di investimento anche con risorse pubbliche in nuovi modelli, di "tenere insieme quel sistema industriale che ha fatto grande il paese"; quindi di un futuro roseo per lo stabilimento e per l'indotto;
il governatore della Basilicata, a sua volta, sottolineando la collaborazione col governo dice: "cosi' si difendono gli interessi nazionali e i lavoratori italiani attraverso una strategia politica economica forte e chiara".
Questo mentre nello stabilimento di Melfi continua la strategia, questa si' vera, dell'azienda di peggioramento delle condizioni di lavoro, ultimo attraverso un nuovo massiccio trasferimento da un giorno all'altro di operai, e ora di tante operaie, verso lo stabilimento di Pomigliano, dopo le migliaia di trasferimenti o autolicenziamenti provocati dei mesi scorsi, e con l'aumento del lavoro per chi resta, imposizione della massima flessibilita' di turni, cassintegrazione che sconvolgono l'intera vita degli operai, soprattutto delle donne (appunto con una "strategia economica forte e chiara" del padronato contro gli operai e le operaie).
In realta' le parole di Urso e del presidente della Regione confermano che sostegno al sistema industriale e difesa degli interessi nazionali, vuol dire solo difesa degli interessi dei padroni.
Urso parla di investimenti anche con risorse pubbliche, quando la Stellantis ha dichiarato poco tempo fa che, nonostante una riduzione delle
vendite, è stato un anno di utili, di ricavi in crescita, che il
mercato dell’auto sta superando la crisi della fase precedente; utili per cui lo sfruttamento dei lavoratori, il taglio dei costi del lavoro (che è taglio di posti di lavoro) è stato ed è centrale.
Cosi' le dichiarazioni del presidente della Regione si riferiscono di fatto alla richiesta di considerare la zona “area di crisi industriale complessa”; che non vuol dire affatto fondi per il lavoro, ma una "via crucis" che porta unicamente a licenziamenti,
esuberi, cassintegrazione permanente.
A questa "strategia" che vede uniti azienda/governo/Istituzioni locali, i sindacati rispondono con uno sciopero di 4 ore per il 10 luglio, che non fa certo preoccupare lor signori.
Anche allo stabilimento di Melfi la strada per gli operai e operaie è tutt'altra: sono gli scioperi dal basso autorganizzati (come a Pomigliano), rinnovando la storica e grande lotta dei famosi "21 giorni" in cui la fabbrica di Melfi si pose ad esempio per tutti gli operai della Fiat e delle grandi fabbriche.
Nessun commento:
Posta un commento