lunedì 19 giugno 2023

pc 18 giugno - Ancora sul corteo di Bologna: un report, foto e considerazioni a margine

da un compagno che vi ha partecipato

Un corteo di circa 2 mila partecipanti, la maggior parte giovanissimi, organizzati nel PLAT/Climate Justice/ Extinction rebellion, nei collettivi studenteschi, nel FGC, in Pap, attivi negli aiuti alle popolazioni colpite, principalmente venuti dalla regione (oltre a Bologna anche da Ravenna, Forlì, Modena) assieme ai comitati popolari contro il rigassificatore di Ravenna e con numerose delegazioni da fuori, dai centri sociali delle Marche al movimento NO TAV ai No base di Coltano. L’appello ha unito anche i lavoratori (anche se la partecipazione è stata scarsa): dal collettivo di fabbrica GKN, ai sindacati di base (Si Cobas, Sgb, Cub, Usi, Slai Cobas psc).

L’obiettivo della manifestazione dichiarato dall’assemblea pubblica di Bologna del 27 maggio scorso in piazza del Nettuno era quello di portare la protesta fino alla sede della Regione, protetta dalla polizia ma dove comunque è stato buttato il fango nel luogo-simbolo di una politica a guida PD che ha perseguito gli interessi di coloro che hanno fatto profitti con il consumo del suolo, che non ha messo in sicurezza i territori e la popolazione, che non ha predisposto un piano di evacuazione. Tutte denunce giuste, supportate da una protesta eco-militante con lo stile di lotta tipico delle manifestazioni dei giovani in lotta contro la crisi climatica.




L’attivismo solidale con le popolazioni colpite dall’alluvione deve però dimostrare come ha lavorato in contrapposizione allo Stato che è rimasto completamente assente negli aiuti. Come hanno lavorato con

le popolazioni per fare crescere ed organizzare la ribellione? Altrimenti si sono sostituiti allo Stato/regioni/comuni e hanno sanato la ferita tra masse e Stato che si sarebbe dovuta trasformare in ribellione autorganizzata. L’attivismo solidale ha dimostrato che il popolo ha la capacità e la forza per risollevarsi e risolvere i problemi e che Stato/governo e amministratori sono completamente assenti. Ma non basta né l’aiuto solidale né le denunce. Continuare a chiedere di cambiare politica alle amministrazioni significa seminare illusioni tra i giovani e tra le popolazioni. E’ tutto il sistema economico e politico con alla base il profitto dei capitalisti non è più in grado di mettere in sicurezza le masse e i territori in cui vivono, pertanto è tutto il sistema da rovesciare e costruire un nuovo potere dal basso.

Tra le popolazioni c’è chi ha perso la casa, beni, lavoro, terreni e questa manifestazione avrebbe dovuto dare voce proprio a loro, una voce che avrebbe dovuto trovare le forme per contrastare la presa in giro del Decreto del governo, invece ha concentrato la protesta contro la borghesia “rossa” del PD di Bonaccini/Schlein.


Ma anche i lavoratori e i sindacati che li organizzano non possono stare alla coda di questo movimento. L’unità di un fronte anticapitalista è necessario così come è necessario uscire dalla logica autoreferenziale dei sindacati di base, con la proposta dell’ennesimo sciopero generale ad ottobre (Sgb).

Se non si creano forme di autorganizzazione popolare – lo Slai Cobas psc di Ravenna ha proposto i Comitati di Autodifesa popolare –, forme di contropotere reale, le proteste faranno parte del gioco di questo sistema.






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