Oggi si è svolta l’ennesima udienza del maxi-processo Italpizza, con
una prima tranche di 67 imputati, 40 dvd di filmati, 150 testimoni e un
numero imprecisato di fantasiosi capi di imputazione a danno di operai e
sindacalisti protagonisti di quel ciclo di lotte.
Come sempre, non
abbiamo delegato la decisione sulle nostre sorti alla benevolenza delle
aule di Tribunale, e in centinaia eravamo presenti in presidio fuori al
palazzo di giustizia di Modena. Assieme a un folto gruppo di lavoratori
di Modena, anche numerose delegazioni di altri coordinamenti
provinciali, oltre a diversi solidali.
L’udienza si è risolta in un ennesimo rinvio al 20 febbraio 2024, un anno esatto, per la difficoltà
tecniche del Tribunale stesso a gestire un processo di queste dimensioni, senza contare i costi e le risorse sottratte alle casse pubbliche.Non c’è nulla da festeggiare per questo rinvio: potenzialmente questo processo potrebbe durare altri dodici anni almeno, tenendo il sindacato e i lavoratori in un limbo, senza poter dimostrare le falsità delle accuse, senza entrare nel merito delle violenze poliziesche e aziendali, senza alcuna prospettiva di giustizia.
Questo limbo giuridico ha però conseguenze immediate per i lavoratori denunciati che di fatto sono considerati “colpevoli fino a prova contraria”, con rifiuto delle domande di cittadinanza, sospensioni del permesso di soggiorno, della carta di cittadinanza e dei ricongiungimenti familiari.
Davanti a tutto questo la Modena
operaia si è mobilitata con uno sciopero generale provinciale, che ha
visto un’adesione altissima nel distretto carni, nelle filiere
logistiche e nel comparto ceramico.
Di fronte alla strategia
repressiva "a tenaglia" che da anni si accanisce contro le lotte del SI
Cobas in tutte le città nelle quali i lavoratori e i proletari hanno
"osato" alzare la testa, le uniche risposte efficaci sono da un lato
l'unità e il compattamento del fronte operaio contro la repressione,
dall'altro lo sviluppo di un iniziativa a più largo raggio contro le
politiche di guerra, fame e sfruttamento che i padroni e i loro servi al
governo portano avanti per saziare la loro fame di profitti e per
alimentare l'economia di guerra e la corsa al riarmo globale.
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