Nel Sole 20 ore dell'altro giorno in un articolo sulla Wartisila era scritto: "Il Governo italiano potrebbe chiedere la restituzione dei contributi pubblici degli ultimi 5 anni alle multinazionali che scelgono di delocalizzare, senza presentare un valido piano didi reindustrializzazione, rilancio e ricollocazione, Sarebbe questo uno dei punti di contatto delle due diverse proposte per la stretta antidelocalizzazione, cui stanno lavorando il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello del lavoro, Andrea Orlando, per evitare altri casi Wartsila..." - di fatto, per la Wartsila vorrebbe dire la restituzione di "11.514.458,32 euro, più 30 milioni di euro di garanzia Sace, ottenuta nel dicembre 2020"....
Ma si aggiunge che "su questa stretta non mancano perplessità...".
- requisizione da parte dello Stato di macchinari, strutture, locali verso un’impresa che – come è scritto nella proposta di legge – “abbia fruito di interventi pubblici finalizzati alla ristrutturazione o riorganizzazione dell’impresa o al mantenimento dei livelli occupazionali”; imprese che sono il 99%;
- ripresa forzosa da parte dello Stato di tutti i contributi fiscali, contributivi, soldi a "fondo perduto" dati alla azienda, in tutta la vita produttiva
- nell'eventuale passaggio ad altra azienda, estensione della normativa sulla “clausola sociale” per il mantenimento di tutti i posti di lavoro e il passaggio contemporaneo di tutti i lavoratori;
- continuità produttiva e lavorativa fino all'attuazione di un eventuale nuovo piano.
Anche di questo parleremo e prenderemo decisioni nell'Assemblea
proletaria anticapitalista di Roma, di sabato 17 settembre.
Nessun commento:
Posta un commento