mercoledì 14 settembre 2022

pc 14 settembre - Via il tetto di 240mila euro per gli stipendi di forze armate e ministeri... Un governo e un parlamento di porci che sputano in faccia a proletari e masse con i salari taglieggiati

Via il tetto di 240mila euro per gli stipendi di forze armate e ministeri. È polemica: «Iniziativa parlamentare», «ma la riformulazione è del governo»

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È polemica: «Iniziativa parlamentare», «ma la riformulazione è del governo»

di Virginia Piccolillo

C’era un tetto di 240mila euro per gli stipendi pubblici.

Un emendamento al decreto Aiuti bis ha autorizzato la deroga per i vertici di Polizia, Carabinieri, Forze armate e ministeri.

Una decisione accolta con «disappunto» da Palazzo Chigi. Si tratta, prendono le distanze nella sede dell’esecutivo, di una «dinamica squisitamente parlamentare», frutto di una intesa tra i partiti. E c’è preoccupazione perché la norma potrebbe fare da apripista, per analogia, altre categorie.

Ma è Matteo Renzi, via Facebook a rivelare uno scenario diverso: «Quello è un tetto che avevo messo io, oggi il governo ha fatto questa riformulazione e non avevamo alternativa che votarlo per evitare che saltasse tutto e saltassero 17 miliardi di aiuti alle famiglie».

Ma allora come è andata? L’emendamento sarebbe arrivato dal Ministero dell’Economia e delle

Finanze intorno a mezzogiorno. Insieme a tutto il pacchetto che aveva avuto il parere favorevole del governo. Non segnalato. E, stando agli off the record, nella fretta di chiudere molti non se ne sarebbero neanche accorti.

Il Ministero dell’Economia — secondo quanto si apprende — avrebbe però fornito «solo un contributo tecnico sulle coperture»: e si tratterebbe comunque «di un emendamento parlamentare per la cui attuazione è necessario un provvedimento successivo».

Tutto nasce da un emendamento del senatore forzista Perosino al decreto Aiuti bis, quello nato per contrastare il caro bollette, approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato.

La norma stabilisce che venga riconosciuto su proposta del Mef «un trattamento economico accessorio per ciascuno di importo determinato nel limite massimo delle disponibilità del fondo» per le esigenze indifferibili (che ha un dotazione annua di 25 milioni di euro). Un importo che può essere stabilito anche in deroga al limite di legge per il personale della PA pari alla retribuzione del primo presidente di Corte di Cassazione (240.000 euro annui al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali).

Il trattamento viene riconosciuto al Capo dela Polizia, al Comandante dei Carabinieri, al Comandante della Guardia di Finanza, al Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al Capo di stato maggiore della difesa, ai Capi di stato maggiore di forza armata, al Comandante del comando operativo di vertice interforze, al Comandate delle Capitanerie di porto, ai Capi Dipartimento e al Segretario generale della Presidenza del Consiglio, ai Capi Dipartimento e ai Segretari generali dei ministeri.

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