di Campagne in lotta
Degli invisibili, e del perchè non sono più trendy. Ma il problema non è Soumahoro.
Sono passati più di tre anni da quando Campagne in Lotta denunciava - purtroppo largamente inascoltata - l’operato dell’USB e del suo frontman Aboubakar Soumahoro in diversi distretti agricoli della penisola.
Da allora, l’elenco dei misfatti del sindacato e più ancora del solitario paladino degli invisibili si è notevolmente allungato, senza che cambiasse la sostanza. Abbiamo assistito ad improbabili sodalizi con le sardine, ad adunate di fantomatici “Stati popolari”, ad effimere alleanze con sindaci VIP, a campagne di crowdfunding a sei cifre, a performance in catene o in costume da Babbo Natale, a rinnovati
taglieggiamenti di chi vive nelle baraccopoli e nei campi di lavoro dell’agribusiness, proseguendo in un'opera di sabotaggio delle loro lotte auto-organizzate… tutto, ovviamente, capitalizzando sulla sempre sbandierata “miseria” degli “invisibili delle campagne”, eterne comparse di innumerevoli passerelle nel “fango” dei ghetti, a cui al massimo è concesso di ripetere a pappagallo vuoti slogan di cui non pare comprendano nemmeno il significato, ma poco importa. A condire il tutto, la rottura tra Soumahoro e l’USB, con tanto di accuse reciproche e processi che ruotano intorno alla sorte, tutt’ora ignota, di quelle centinaia di migliaia di euro raccolte per distribuire nei ghetti cibo ai braccianti e regali per bambini fantasma durante la pandemia…Dentro e intorno alle baraccopoli del Made in Italy dove ancora hanno una qualche agibilità sono volati e continuano a volare stracci tra le diverse fazioni o quel che ne resta (inclusi i sindacati confederali e altre associazioni) - le uniche lotte che queste consorterie abbiano mai portato avanti, per spartirsi torte già sfornate e torte che verranno, come quella, corposissima, del PNRR. Insomma, una straziante e apparentemente infinita saga dell’orrore.
In cui, però, l’hype del momento è la candidatura dell’idolo dei radicali da tastiera, degli sfiduciati dal PD e dai partiti di sinistra, ma anche di compagni e compagne che evidentemente in passato non sono andati troppo per il sottile nel selezionare le proprie alleanze e simpatie. Ma ora ci si indigna…ma come, Abou, proprio tu, fratello, tu che eri rimasto il nostro solo punto di riferimento, in corsa con Minniti, quello degli accordi con la Libia e dei decreti sicurezza?! Abdicando ai tuoi ideali per una poltrona??? A far marchette a destra e a manca, incluso un whitewashing di Elisabetta II??!!!!
Non crediamo di dover aggiungere nulla. Questo non è un post della serie “ve l’avevamo detto”, ma per ribadire che abbiamo un problema, e quel problema non è l’Abou di turno ma chiunque si illude che esista l’uomo (o la donna) della provvidenza, chiunque accetti una politica di spettacolo, parole vuote e processi di accentramento che, quelli si, rendono invisibili e vulnerabili i lavoratori e le lavoratrici, le immigrate e gli immigrati, che lottano e prendono parola in autonomia e che adesso, in quanto privi del diritto di voto, possono tornare nel dimenticatoio.
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