giovedì 15 settembre 2022

15 settembre - Dalle fabbriche costruire il fronte unico dei lavoratori e delle masse popolari

Le fabbriche, dove avviene l’estrazione di plusvalore e valorizzazione del capitale, sono il centro della guerra interna in corso, con licenziamenti e chiusure, delocalizzazioni, sostituzione manodopera indeterminata con lavoratori precari; aumenta la produzione e diminuiscono gli operai e quindi aumenta il grado di sfruttamento con l’aumento della produzione oraria, della flessibilità delle mansioni, per recuperare efficienza sulle linee dove il minuto e il secondo strappato agli operai equivale ad ampi margini di guadagno nella concorrenza tra i padroni. A questo si unisce l’attacco al salario, a cui contribuiscono anche i CCNL senza aumenti, con l’uso massiccio di cassintegrazione che lo riduce a salario da fame di 800/900 euro; mentre il governo e i padroni scaricano sui lavoratori i costi energetici, aumento del gas, gli effetti della loro guerra interimperialista.

La massa di nuovi disoccupati e l’ingresso sui posti di lavoro di manodopera precaria (attraverso esternalizzazioni, appalti a cooperative) spingono per attaccare le condizioni di vita e di lavoro, togliere diritti e forza collettiva.

Occorre proseguire nella strada di estendere e unire le lotte dei lavoratori contro padroni e governo su una piattaforma di classe, per fare di ogni singola lotta una scuola di guerra contro il sistema dei padroni, per ottenere dei risultati anche parziali, ma che diano forza e prospettiva a tutta la classe

operaia. Le condizioni soggettive, la coscienza di classe, si formano nello scontro quotidiano all’interno delle contraddizioni tra capitale e lavoro e sono quelle che ogni forza sindacale di classe, ogni collettivo o gruppo di operai che sta lottando, ogni realtà politica al servizio della lotta di classe, può e deve mettere al servizio della guerra di classe.

Perchè una cosa è sicura questa situazione non può cambiare senza ricostruire la forza, attraverso la lotta e gli scioperi a partire dalle fabbriche. Il “terrore” che i padroni e il governo hanno ogni volta che scende in campo, unita, la classe operaia perchè vedono riapparire lo spettro della lotta di classe, dice che questa è la nostra strada.

I padroni hanno un loro fronte che unisce intorno a loro le altre classi borghesi per scaricare sui lavoratori gli effetti della crisi economica/pandemia/e ora guerra.

Gli operai devono costruire il loro fronte di classe per unirsi a livello dei vari posti di lavoro perchè quello che avviene nelle singole fabbriche, nei singoli posti di lavoro non è un accidente o altro ma è comunque frutto di un sistema capitalista/imperialista mondiale, dove viene deciso quanto ti devono spremere di più perchè è attraverso lo sfruttamento della forza lavoro che loro mantengono in vita il loro sistema di produzione per continuare a fare profitti.

Per difendere gli interessi dei lavoratori bisogna avere una strategia e una tattica, nel senso che anche la lotta sindacale deve servire per fare avanzare la coscienza dei lavoratori. I proletari devono sì lottare tutti i giorni perchè altrimenti vorrebbe dire legittimare il fatto di essere sempre schiavi; però non possiamo ottenere nulla di definitivo all’interno di questo Stato borghese e le lotte parziali che facciamo devono servire per rafforzarci nella lotta politica contro lo Stato borghese, l’intero sistema capitalista. Un passaggio che lega le questioni della lotta sindacale economica di tutti i giorni alla lotta più generale politica è chiarito da Lenin in un testo in cui si parla dell’ “indissolubilità della lotta economica e della lotta politica” – si riferisce ad una risoluzione del 1866 di una assemblea dell’Associazione Internazionale degli operai - : “….La risoluzione riconosceva che i sindacati operai sono un fenomeno non solo normale, ma necessario in regime capitalistico; riconosceva la loro grandissima importanza per l’organizzazione della classe operaia nella sua lotta quotidiana contro il capitale per l’abolizione del lavoro salariato. Essa riconosceva che i sindacati operai non devono occuparsi esclusivamente della “lotta immediata contro il capitale” e tenersi lontani dal movimento politico e sociale generale della classe operaia; i loro scopi non devono essere “ristretti”, ma tendere all’emancipazione generale dei milioni e milioni di lavoratori oppressi. Più di una volta, da allora, è stata sollevata in seno ai partiti operai dei diversi paesi, e più di una volta, certamente, sarà ancora sollevata la questione se non sia il caso, in un momento determinato, di prestare un’attenzione un tantino maggiore o minore alla lotta economica o politica del proletariato; la questione generale o di principio, però, resta sempre nei termini in cui è stata posta dal marxismo. La convinzione che una lotta di classe unica deve necessariamente unire la lotta politica e la lotta economica...”.

Questo è importante per inquadrare il tipo di battaglia che bisogna fare dentro le fabbriche. Noi dobbiamo partire dai grossi centri di produzione dove si manifestano in maniera più evidente le contraddizioni e dove c’è la forza per unificare la classe operaia nello scontro. Lo strumento degli operai per invertire i rapporti di forza è sempre stato ed è quello dello sciopero. Non un sciopero come una “scadenza” ma per riaccendere il conflitto nei posti di lavoro, rimettere i campo gli operai e i lavoratori che hanno una loro forza ma devono farla vedere, metterla in campo, e per il momento non è ancora espressa in maniera forte ed estesa.

Tutti i giorni i padroni, il loro sistema politico, statale, fanno una guerra ai lavoratori. Dobbiamo rispondere con una nostra guerra, una guerra che deve essere prolungata e mettere al centro gli obbiettivi di classe dei lavoratori. In questo lotta si impara che è uno scontro di una classe contro un’altra classe, contro la borghesia e il suo sistema di potere. E quando si mette in moto la lotta di classe si apre un’altra strada quella di un governo operaio che mette in campo misure per tutti i lavoratori e non risorse destinate solo alla classe degli sfruttatori.

E quando si mettono in moto gli operai uniscono gli altri settori di lavoratori, uniscono le masse popolari - e questo si sta già vedendo in embrione anche oggi, dalla lotta della Gkn, alla mobilitazione intorno alla Wartsila, ecc. 

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