martedì 23 novembre 2021

Politica proletaria - VACCINAZIONI: TRA I PROLETARI CONTRASTARE "L'INQUINAMENTO MENTALE" - Da interventi nell'assemblea di ottobre con il ricercatore Fabrizio Chiodo

Nelle fabbriche stiamo portando la posizione della necessità della vaccinazione obbligatoria, che i vaccini bisogna farli non per i padroni, per il governo ma per una coscienza collettiva di classe; Discutendo con tanti lavoratori, fermo restando che la maggior parte di loro ha fatto la vaccinazione, rimane sempre un problema per cui alcuni operai dicono: io l’ho fatta, sono a posto, gli altri facciano ciò che vogliono. Ma così anche i lavoratori vaccinati non sono per niente a posto. Non dobbiamo fare i “democratici” su questo, anche il vaccino è un terreno di scontro. Quindi dobbiamo mobilitarci per far schierare i lavoratori perchè anche questo è parte della lotta di classe.  

Rispetto ai lavoratori, ai proletari il guaio in questo ultimo anno non è stato solo il covid, e gli effetti dei contagi, è stato anche un “contagio” ideologico che forse è anche più grave nella classe.

Un “contagio” mentale che accarezza, che giustifica, che accompagna il fatto del venir meno delle concezioni di classe, di una coscienza collettiva che soprattutto tra i lavoratori e le lavoratrici si deve

avere. Stiamo chiaramente parlando di una posizione nella pandemia, non certo in una qualsiasi malattia, a livello mondiale, in cui ci sono milioni e milioni di persone che muoiono perchè non possono avere neanche mezza dose di vaccino.

Ed è una posizione oggettivamente “imperialista” quella che non vede questa realtà, che attacca la vaccinazione quando per tante persone, non solo nei nostri paesi imperialisti, ma soprattutto nei paesi dipendenti dall’imperialismo significa salvare milioni di vite, paesi in cui le persone chiedono il vaccino e non lo hanno. 

Per questo diciamo che la cosa più negativa nel nostro campo è stato l’”inquinamento mentale”. Sentir giustificare, difendere chi dice - ma sono pochi – “devo decidere io”, “voglio la libertà di scelta”, è criminale. Che lo dicano i lavoratori, si può comprendere e si deve spiegare perchè è sbagliato, che non ha niente a che fare con una coscienza collettiva; ma che venga giustificata, difesa questa posizione da parte di coloro che invece dovrebbero portare una coscienza di classe, ecco questo è quello che più preoccupa. 

Da parte dei padroni, del governo questo lo risolvono scaricando sempre sulla “scelta individuale” e con la repressione, col blocco del lavoro, dello stipendio, ma il problema è chi tra di noi non porta un'altra posizione, di classe, e in un certo senso lascia campo libero al governo, ai padroni di usare la questione green pass unicamente per tornare alla grande a fare profitti, mentre muoiono i lavoratori, le lavoratrici per il lavoro e non per il covid.

Faccio un appello, soprattutto verso i compagni, le compagne, i sindacati di base combattivi: noi non abbiamo una funzione di unire cose che non sono unibili – anche tra i lavoratori c’è la lotta tra concezioni giuste e concezioni sbagliate, posizioni giuste e posizioni sbagliate -; il nostro dovere è affermare le posizioni giuste, estenderle, consolidarle, combattere le posizioni sbagliate. Altrimenti accompagniamo questa marea di confusione, di perdita della coscienza di classe, regaliamo una parte dei lavoratori alle piazze che gridano “no green pass – no vaccinazione”.

E’ necessaria una chiarezza pratica, di combattimento, e non di “tenere tutto insieme”, è necessario dire la parola giusta. I compagni, i comunisti, i rivoluzionari, i sindacati di classe hanno il dovere verso i lavoratori, le lavoratrici di dare una indicazione, di schierarsi, di dire qual’è la posizione più giusta dal punto di vista dell’unità della classe; dopo di che è chiaro che dobbiamo applicare, rapportare questa indicazione giusta alla situazione concreta. 

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