domenica 21 novembre 2021

Internazionalismo - INDIA: i contadini festeggiano una prima vittoria nel lungo scontro con il governo nero di Narendra Modi sulle leggi agricole

I contadini indiani in lotta da oltre un anno contro il governo fascista indù con a capo Narendra Modi hanno vinto questa importantissima battaglia, e questo è un fatto!

È, certo, costata cara, ma alla fine è stato Modi a dover rinunciare per il momento alla sua arroganza infinita e comparire davanti alle telecamere del Paese e del mondo, annunciando con aria dimessa e addirittura chiedendo perdono, che le tre “leggi nere” verranno ritirate. Tre leggi sull’agricoltura che avrebbero modificato in peggio le condizioni di vita di centinaia di milioni di indiani, è il caso di dirlo,

perché avrebbero consegnato le terre e la produzione agricola alle multinazionali interne ed esterne al paese con una privatizzazione della terra vista forse solo agli albori del capitalismo.

Il prezzo di questa prima vittoria, quindi, è di oltre 600 morti, famiglie distrutte, centinaia di feriti, violenze e arresti, e gigantesche campagne mediatiche tese alla demoralizzazione e alla diffamazione di un movimento che è stato “resiliente” fino alla fine, anzi fino allo sfinimento del governo, una “resa” che ha sorpreso più di un analista politico; tutto questo dentro una crisi pandemica gestita dal governo in maniera genocida!

I contadini sono stati di volta in volta chiamati antinazionali, perché il nazionalismo è il tasto su cui Modi insiste fin dal suo arrivo al governo, perché fa parte del tentativo di trasformare l’India in un paese con una unica “religione”, l’induismo fascista al servizio del Capitale e delle multinazionali. E ancora, sono stati accusati di essere al servizio di potenze straniere, chiamati maoisti, terroristi, estremisti o gente di sinistra e professionisti della protesta.

Ma come hanno dimostrato in questi lunghi mesi di assedio alla Capitale, di fatto assedio al centro del governo, portato anche nelle sue “retrovie”, per usare il linguaggio di tipo feudale in cui è ammantato il fascismo indù indiano, i contadini hanno saputo resistere un minuto in più del governo: la mobilitazione ha toccato tutto il Paese e ha cercato e trovato un sostegno diffuso, sono stati presi di mira tutti i politici che non si sono messi dalla parte dei contadini e a tutti è stato chiesto conto e ragione della loro posizione, una pressione talmente alta che in uno degli ultimi episodi un contadino è rimasto ucciso dall’auto del figlio di un ministro del governo che cercava di evitare una manifestazione di protesta.

Ma a far desistere i contadini dalla lotta non sono serviti nemmeno i tanti “incontri a livello istituzionale”, ben 9 “round” di incontri, con ministri che di volta in volta hanno preso tempo cercando di mostrare il “volto umano” del governo e cercando di convincere i contadini che le leggi erano state emanate “per il loro bene”!

Ma alla fine la “resa” c’è stata, e, certo, tra i tanti motivi ci sono le prossime elezioni che si terranno proprio negli Stati dove più forte è la protesta, come l’Uttar Pradesh e il Punjab, e dove il partito di Modi teme una grossa sconfitta, di cui ha avuto diverse avvisaglie nei mesi scorsi.

E che questa sconfitta venga ritenuta da diversi analisti “temporanea” in riferimento proprio alle prossime elezioni non cambia niente alla immagine di un capo di governo a capo chino che chiede scusa al popolo trasmessa in diretta tv!

Modi, come abbiamo detto, si aggira in un mare di contraddizioni, da quelle politiche e sociali a quelle economiche interne e internazionali, tutte difficilissime da maneggiare, insomma troppi fronti aperti contemporaneamente e avrà pensato di chiuderne almeno uno per il momento.

E mentre Modi e il suo governo si leccano le ferite, nell’attesa che le leggi vengano abrogate ufficialmente in Parlamento (ricordando al governo che rimane aperta la questione della garanzia di prezzi remunerativi dei prodotti agricoli!) i contadini, stanno giustamente festeggiando, come riporta un quotidiano locale tra i tanti: “i trattori attraversavano il campo di protesta alla periferia di Delhi allestito dai contadini quasi esattamente un anno fa, risuonavano grida di ‘viva la rivoluzione’ e ‘abbiamo sconfitto Modi’. Vecchi uomini con barbe d’argento e turbanti arcobaleno danzavano sui tetti dei trattori e i bambini che sventolavano bandiere venivano tenuti in alto.”

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