martedì 21 settembre 2021

Imperialismo italiano - In Libia, i governi imperialisti UE e l’Italia in particolare, stanno buttando ancora benzina sul fuoco per alimentare il caos e mettere le mani sul petrolio. Info e notizie

Per il suo miserabile “posto al sole” tra gli imperialisti in Libia, in spregio alle pesanti accuse dell’ennesimo rapporto dell’ONU, l’Italia porta avanti i respingimenti verso i migranti finanziando e coprendo le bande criminali che chiamano guardia costiera. Dall’inferno dei lager libici le notizie sono sempre più allarmanti nonostante l’impedimento all’accesso umanitario e al monitoraggio da parte delle agenzie umanitarie. Nessuna pietà neanche per i bambini. «Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha riferito che i bambini – scrive Guterres nel suo ultimo dossier (Unsmil) – hanno continuato a essere detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione a Tripoli e

dintorni, senza accesso alla protezione di base e ai servizi sanitari e senza ricorso all’assistenza legale o al giusto processo, e spesso sono stati detenuti con gli adulti». Quasi non c’è più alcuna distinzione tra uomini in uniforme e trafficanti. «Le donne migranti e rifugiate hanno continuato ad affrontare un rischio elevato di stupro, molestie sessuali e traffico da parte di gruppi armati, contrabbandieri e trafficanti transnazionali, nonché funzionari della Direzione per la lotta all’immigrazione illegale sotto il ministero dell’Interno». Le donne vengono stuprate dalle guardie oppure costrette ad atti sessuali in cambio di cibo e acqua. Le guardie impediscono loro di usare i bagni per diverse ore e questo succede anche alle donne incinte. Quelle che provano a resistere vengono picchiate.


17 settembre-nell'ultima settimana, più di 800 persone sono stat
e intercettate e deportate nell'inferno della Libia dalla cd. Guardia costiera. Delle 24.000 persone catturate quest'anno, 6.000 sono in detenzione arbitraria. Delle altre non si sa nulla.

L'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite ) afferma che il numero di immigrati intercettati e rientrati in Libia fino all'agosto di quest'anno è più del doppio rispetto al 2020, quando più di 11.890 sono stati riportati sulle coste libiche.

Le infami dichiarazioni di Draghi sull’ "obbligo morale" di tutelare chi vuol lasciare l'Afghanistan è una provocazione rispetto ai migranti torturati dai criminali pagati dal suo governo, dal parlamento, dallo Stato al servizio della borghesia imperialista italiana. Il governo italiano non ha lo stesso “obbligo morale” nei confronti di chi scappa dalla fame e dalle guerre create dagli stessi imperialisti!

Cooperazione militare e profitti del petrolio e della “ricostruzione” vanno avanti. La Libia ha bisogno di 200 miliardi di dollari per progetti di ricostruzione, ha affermato il ministro dell'Economia Mohammed al-Hawij, parlando “sotto dettatura” della Banca mondiale e delle istituzioni locali.

Il ministro della Difesa italiano si recherà in visita in Libia per discutere di cooperazione militare.

“Garantire stabilità istituzionale, sicurezza dei lavoratori e certezza dei pagamenti sono precondizioni essenziali per rilanciare gli investimenti in Libia”, ha detto il ministro Giorgetti nell'incontro con il Vice Presidente del Consiglio presidenziale, Abdallah Husain Al-Lafi il 15 settembre.

La Francia ospiterà una conferenza internazionale sulla Libia il 12 novembre, assieme alla Germania e all'Italia, come ha riferito il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian a Reuters.

Le elezioni e il governo-fantoccio sempre più in crisi. Il capo del Consiglio presidenziale libico, Khalid Al-Mishri, ha proposto lunedì in una conferenza stampa a Tripoli di rinviare le elezioni presidenziali a dopo aver condotto il referendum costituzionale, dicendo che solo le elezioni parlamentari dovrebbero tenersi alla data fissata del 24 dicembre.

La Camera dei rappresentanti (Hor) di Tobruk (Cirenaica) ha approvato una mozione di sfiducia contro il Governo di unità nazionale di Tripoli e al suo premier `Abd ül-Ḥamīd Dabeybah. Su 113 deputati presenti, in 89 hanno votato per il ritiro della fiducia.

Guerra per il petrolio. I vertici della National Oil Corporation (Noc), l’unica compagnia libica a fornire introiti al Paese membro del cartello petrolifero Opec, sono stati scossi da un terremoto che ha rischiato di far scoppiare il bubbone dell’oro nero. Il ministro del Petrolio e del Gas del governo di unità nazionale libico, Mohamed Aoun, ha cercato di detronizzare Mustafa Sanallah, suo rivale di vecchia data, per insediare al posto di quest’ultimo Jadallah al Awkali, membro del Consiglio di amministrazione in quota Cirenaica. Sanallah non solo non si è dimesso, ma è stato confermato dal premier Dbeibah.

Sul terreno proseguono gli scontri armati. A Tripoli, il 3 e l’8 settembre, curiosamente sempre mentre il premier Abdulhamid Dbeibah era fuori Tripoli, la capitale è stata teatro di scontri tra gruppi armati rivali. In particolare, il ministero della Salute del Governo di unità nazionale della Libia (Gnu) è stato occupato dalla 444ma Brigata, gruppo armato comandato dal capitano Mahmoud Hamza, miliziano seguace dell’Islam salafita in contrasto con l’Autorità di supporto alla stabilità (Ass) di Abdelghani al Kikli, potente signore della guerra libico al servizio del Consiglio presidenziale.

Venerdì 3 settembre scontro tra i miliziani del Fronte per l’alternanza e la concordia del Ciad (Fact) e la brigata Tariq Bin Ziyad dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), fedele al generale Khalifa Haftar, nei pressi di Tmassah, a sud di Sebha, il capoluogo della regione sud-occidentale libica del Fezzan. Fino a pochi mesi fa, i ciadiani erano alleati di Haftar. Così come la milizia Kankyat. Tutti sono stati eliminati dalla brigata TBZ. Haftar aiuta le forze francesi contro i ribelli del Ciad

Il 15 settembre, il Premier libico del Governo di unità nazionale (Gnu) Abdul Hamid Dbeibah ha ricevuto a Tripoli, presso la sede del Ministero della Difesa, una delegazione statunitense di alto livello guidata da Derek Chollet, Consigliere del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, accompagnato dall’Ambasciatore Usa in Libia Richard Norland.

Il caos armato coinvolge l’intera area del Sahel con il Mali trasformato nel nuovo Afghanistan dagli imperialisti. 

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