mercoledì 20 maggio 2020

pc 20 maggio - Landini, Cgil, a 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori: “Servono nuove regole…” al servizio dei padroni

È questa la sostanza di alcune interviste date da Landini, segretario generale della Cgil, al quotidiano La Repubblica, alla vigilia dei 50 anni dello Statuto dei Lavoratori conquistato con le durissime lotte degli operai e non solo. La Cgil di Landini che era quella della Camusso ha di fatto accompagnato il governo Renzi nello smantellamento dell’articolo 18 dello Statuto, quello che era stato un tabù per tutti gli altri governi.
Le sue parole esprimono il pensiero di un sindacato al servizio dei governi e dei padroni.
Tra le tante cose che dice ce ne sono alcune esemplari: “… dall’approvazione del Pacchetto Treu al varo del Jobs act… c’è stata una regressione culturale”. Per evitare anche da lontano il concetto di lotta di classe e scontro di classe, l’avanzata del moderno fascismo e del fascismo padronale nello
smantellamento dei diritti dei lavoratori diventa “regressione culturale”.
E ancora: “Non demonizzo il mercato e il profitto…” E questo lo hanno capito anche i bambini! E poi? Sempre fresco fresco caduto dalle nuvole, dopo aver criticato “tutta la classe dirigente italiana” (mai fare nomi e cognomi!) per un “mercato del lavoro” fatto di “precarietà, assenza di diritti e di tutele” bisogna: “… ripensare e riscrivere un nuovo modello sociale e un altro modello di sviluppo. Dobbiamo farlo insieme perché anche le nostre divisioni ci hanno danneggiato”. Insomma, stare “litigato” con i padroni a Landini non piace, tanto che insiste: “Dobbiamo fare sistema”.
E alla fine dell’intervista (per evitare qualsiasi equivoco che possa disturbare i padroni e far capire quali interessi si difendono) si capisce meglio cosa significa la frase “fare sistema”: “L’intelligenza collettiva dei lavoratori serve innanzitutto a far funzionare meglio le imprese”.

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