mercoledì 20 maggio 2020

pc 20 maggio - Coronavirus e India - un contributo

ringraziamo per la traduzione - tratto dal sito SICOBAS
Capitalismo, crisi Covid uno tsunami per i poveri: il caso dell’India


Pubblichiamo la traduzione di un articolo, comparso su Countercurrents, sulla crisi Covid e la situazione sociale in India, in particolare sulla condizione dei lavoratori migranti su cui maggiormente si è riversato il peso del blocco economico, con una forte denuncia del sistema economico-sociale capitalistico globale e pone la necessità del suo superamento.
Chi scrive è evidentemente una persona sensibile ai problemi, e alle eclatanti diseguaglianze e iniquità sociali.
Tuttavia, benché l’obiettivo ripetutamente ribadito sia quello di una trasformazione radicale del sistema sociale, la via proposta in questa direzione si riduce ad un appello alla buona volontà dei governanti, chiamati a mettere in atto i principi umani affermati dalla Costituzione indiana appello alla lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, anziché fare appello alla lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori.
Come se la Costituzione dello stato della borghesia indiana, o quella della borghesia italiana, potesse di per sé sovvertire il dominio di queste rispettive borghesie.

CRISI COVID
Uno tsunami per i poveri
Traduzione di GL
Il coronavirus SARS-CoV-2 che causa Covid-19 è solo uno dei virus più recenti nel nostro mondo, ed è qui per rimanere (1).
È un altro virus che va ad aggiungersi ai miliardi di virus già ospiti del corpo umano.
Il problema che l’umanità deve affrontare non è tanto il Covid-19 in sé, né le malattie o la morte causate da virus, ma piuttosto le aggravate condizioni sociali ed economiche già compromesse a livello nazionale e internazionale.
Le condizioni, precedenti al blocco, di violenza economica e fisica, di fame e privazione sono dovute
a programmi di sviluppo basati su una politica economica di crescita continua.
Questa politica di sviluppo economico è stata adottata e accettata a livello globale, al di là del tipo di sistema politico, e impone che la crescita una economica continua (il PIL) venga garantita a qualsiasi costo, umano, ambientale o ecologico.
Il focus dei media
I media tradizionali nazionali e internazionali si concentrano quasi esclusivamente su Covid-19.
Dibattono e discutono gli sforzi dei governi di soppesare pericoli e rischi della diffusione di Covid a livello sociale, rispetto alle crisi sociali ed economiche senza precedenti causate dai blocchi di distanziamento sociale per prevenire la diffusione di Covid.
I media riferiscono anche la pesante realtà causata dal blocco di miseria, sofferenza e innumerevoli ed esecrabili ingiustizie riversate su un enorme numero di lavoratori a giornata, in particolare migranti e altri lavoratori del settore non organizzato a causa della perdita di posti di lavoro, non pagati dai datori di lavoro, senza cibo e alloggio, e senza mezzi per tornare nei loro paesi d’origine.
Per non parlare dei poveri delle aree urbane e rurali che sono ugualmente colpiti. La realtà di fondo non può più essere tenuta nascosta dietro la propaganda politica.
L’India si trova in una crisi economica senza precedenti per quanto riguarda l’industria manifatturiera, l’agricoltura, i servizi, la salute, le banche, la finanza e quasi tutti gli altri settori. I governi degli stati stanno progettando e attuando misure per far riprendere l’economia, ma mirano alla ripresa del modello
pre-blocco, già caratterizzato da paralizzanti disuguaglianze socio-economiche, violenza, conflitti e tensioni sociali, salute pubblica molto cattiva a causa della malnutrizione, e per le condizioni ambientali in rapido deterioramento.
I governi non si preoccupano o non si rendono conto che il ritorno al modello di sviluppo pre-blocco farà divenire la società profondamente malata e forse la farà implodere e collassare.
Dalla invisibilità pre-Covid alla miseria post-Covid
Della forza lavoro indiana nei settori agricolo e industriale, oltre l’80% è non organizzata.
Fanno lavori manuali fisici pesanti, incessanti e spesso umilianti.
Le leggi sul lavoro, intese a prevenire lo sfruttamento del lavoro, non valgono per loro. Sono sfruttati in tutti i possibili modi dai loro datori di lavoro.
Le popolazioni rurali, il cui lavoro o occupazione si basano su stagioni, pratiche e requisiti agricoli, migrano stagionalmente per lavoro verso le città quando in agricoltura non c’è richiesta.
Nel corso di decenni, milioni di persone sono emigrate in aree urbane distanti dalle loro case e hanno trovato piccoli impieghi, vivendo in baraccopoli spesso fianco a fianco con palazzi a più piani.
Sono i poveri invisibili e quelli a rischio di povertà: i lavoratori delle costruzioni, i lavoratori domestici, i raccoglitori di rifiuti e i senzatetto, che si sono “inseriti” nella vita urbana, soggetti alle amorevoli cure della polizia e/o della mafia.
Solo un minuscolo gruppo di fortunati tra loro ha ottenuto lavori impiegatizi negli uffici o lavori da operaio in MSME (Micro, piccole e medie imprese).
Questi migranti da altri stati della federazione indiana sono spesso presi di mira dai migranti interni allo stato a causa della scarsità di posti di lavoro o di risorse civili, e per partiti politici che sono saliti al potere sulla base di “appartenenza”, creando “l’altro”.
Pertanto, la tensione sociale fa parte della vita quotidiana di ogni migrante, e aggrava le miserie della vita nelle baraccopoli e dello sfruttamento dei datori di lavoro.
I lavoratori non organizzati all’80% sono la spina dorsale della società urbana, malsana da ogni punto di vista.
A causa del blocco nazionale imposto con sole 4 ore di preavviso, quasi tutti questi poveri invisibili hanno perso il lavoro, i salari loro dovuti non sono stati pagati e i loro datori di lavoro sono spariti.
Si trovano bloccati lontani da casa, senza lavoro, denaro, cibo e alloggio. I loro già “brutti giorni” (बुरे दिन) si sono trasformati in miseria. Ma poiché il blocco ha colpito anche la piccola borghesia e gli interessi 1 “One in 3 recover, time to learn to live with virus, says govt”; Deccan Herald; 09.05.2020, industriali e commerciali, il dolore e la sofferenza dell’invisibile spina dorsale della società urbana sono diventati improvvisamente visibili a costoro!
Circa il 20% della forza lavoro ha la debole protezione delle leggi sul lavoro, che regolano l’orario di lavoro, le retribuzioni, la sicurezza e altre strutture sul posto di lavoro e il diritto alla contrattazione collettiva con i datori di lavoro. Tuttavia, in quasi tutte le controversie di lavoro, i governi sono fermamente, benché in modo dissimulato, dalla parte del datore di lavoro, che gode persino della protezione dalla polizia.
Questo 20% è anch’esso per lo più costituito da migranti, come l’80% non organizzato.
Nudità esposta
Covid sta diventando più un problema politico che un problema di salute pubblica.
La classe politica è di fronte al dilemma del calcolo degli ulteriori danni alla barcollante economia pre-blocco se viene continuato del blocco, rispetto alla gestione delle ricadute politiche se abolendo il blocco per rilanciare l’economia riprendesse l’epidemia di Covid.
L’attenzione è concentrata sull’economia.
D’altra parte, se le persone vengono considerate importanti, diventano evidenti alcune realtà.
Alle centinaia di milioni di persone che stanno tornando a casa per fuggire dall’inferno quotidiano delle condizioni di vita e di lavoro urbane, non interessa nulla dell’economia, perché ora hanno capito almeno sette crude verità:
(a) L’economia ha sempre preso loro molto più di quanto abbia mai dato loro.
(b) L’economia ha bisogno di loro molto più di quanto loro abbiano bisogno dell’economia.
(c) Il blocco è stato per loro molto peggio di un’ingiustizia.
(d) Il blocco è stato imposto per proteggere gli strati della società che si collocano ai livelli
economici superiori, che hanno importato il Coronavirus.
(e) Il distanziamento sociale, lavarsi le mani con acqua e sapone o usare un disinfettante per le mani
è per loro grottesco, una crudele presa in giro.
(f) La sofferenza e la morte dovute alla fame o allo sfinimento sono più reali di quelle dovute a Covid, e
(g) Loro non hanno nulla da perdere tornando a casa perché, crudelmente respinti dai loro datori di lavoro, non posseggono comunque nulla.
Quando è stato imposto il blocco, i lavoratori migranti non hanno impiegato molto a comprendere queste sette verità e il loro esodo è esploso nei media nazionali e internazionali.
Ha colto di sorpresa i governi per la mancanza di lungimiranza e di riflessione delle loro decisioni esecutive.
In senso figurato, le loro bocche politiche si sono spalancate per lo stupore.
Mentre l’impatto politico negativo delle immagini della crisi umanitaria denaro-cibo-riparo colpiva, è iniziata la corsa nei ministeri centrali e statali di casa, salute, finanza e distribuzione di cibo e pubblico.
Il settore agricolo già in difficoltà è stato gravemente colpito dal blocco, ma questo non ha attratto l’attenzione dei governi quanto la situazione nelle città.
È stato istituito in fretta un fondo con un bel nome (non pubblico), e i governi si sono impegnati al tracciamento di Covid e alla corsa a fornire letti d’ospedali e DPI a medici, infermieri e operatori sanitari.
Ma i milioni che circolavano a piedi in tutto il paese non hanno attirato grande attenzione da parte dei governi, benché la loro dimensione fosse di proporzioni epiche.
Sono intervenuti a centinaia in tutto il paese volontari di gruppi della società civile e di persone preoccupate, correndo un rischio personale, per fornire generi alimentati essenziali, ecc. ai lavoratori che stavano tornando a piedi per centinaia di chilometri alle loro case. Hanno speso i loro soldi e chiesto ad amici e gruppi un aiuto in denaro e materiali, impegnandosi continuamente per giorni e giorni, tendendo al limite la loro capacità di resistenza.
Tuttavia, ovviamente, quasi da nessuna parte è stato possibile soddisfare tutte le persone in marcia: per giorni ha prevalso l’inerzia dei governi.
Nonostante la paralisi parziale del processo decisionale, e contro ogni previsione, dottori, infermieri e specialmente gli operatori sanitari pubblici si sono mostrati all’altezza della situazione con considerevoli rischi e sacrifici personali.
Ci sono state le usuali numerose accuse politiche e scaricabarili, come al solito per cercare di chi ha sbagliato piuttosto di che cosa non ha funzionato.
Ci sono state alcune sceneggiate politiche con fracasso di pentole, candele accese, e petali sparsi.
L’indecisione delle indicazioni politiche e esecutive ai massimi livelli del governo centrale e di quelli degli stati – con l’eccezione forse del Kerala
ha portato a riprovevoli ma comuni eccessi di polizia contro i lavoratori migranti in fuga. Ciononostante, la maggior parte delle amministrazioni distrettuali ha gestito tanto la situazione di Covid che quella dei migranti in modo controllato. Si potrebbe anche dire che le amministrazioni sono riuscite nonostante i politici.
Oggi, gli estremi e continui patimenti di molti milioni di poveri urbani e rurali continuano a stare fuori dalla porta della classe politica, che resta concentrata sul rilancio dell’economia anziché sui problemi delle persone.
L’attenzione preferenziale della classe politica appare con chiarezza come la sofferenza della stragrande maggioranza.
Ripresa economica, nessun progresso sociale
Un sondaggio su un piccolo campione di lavoratori migranti ha rilevato che il 95% degli intervistati voleva tornare a casa, il 75% voleva tornare anche se gli fosse stato loro offerto un lavoro, e il 63% non avevano ricevuto il salario da prima del blocco (2).
Se finora hanno tergiversato sulla cosiddetta questione dei lavoratori migranti, i governi hanno rifiutato ai lavoratori migranti il permesso di tornare a casa (come nel Tamil Nadu) e stanno modificando le leggi sul lavoro già favorevoli ai datori di lavoro per renderle palesemente anti-operaie (ad esempio, giornata lavorativa di 12 ore, i datori di lavoro non sono tenuti a fornire condizioni di lavoro essenziali quali ventilazione, servizi igienici, dispositivi di protezione, ecc.).
Inoltre, i governi stanno allentando le leggi/regolamenti ambientali e offrendo incentivi per migliorare la “facilità di fare affari”, per attenuare la “difficile situazione” degli industriali locali e offrire tutte le possibili strutture e concessioni per invogliare le industrie ad abbandonare la Cina (come in Rajasthan).
Influenzato dalle lobby degli affari, lo stato del Karnataka ha comunicato che non intende facilitare il ritorno dei lavoratori migranti a casa perché il loro lavoro è necessario per rilanciare l’economia, anche se poi ha fatto retromarcia a causa della pressione pubblica.
Dunque, per rilanciare l’economia, ai lavoratori è stato negato il diritto fondamentale di spostarsi liberamente in qualsiasi parte del paese, hanno perso anche la limitata protezione fornita dalle leggi sul lavoro (giorni di 12 ore, ecc.) e sono costretti a lavorare per datori di lavoro che li hanno respinti.
Dobbiamo chiamarli “lavoro forzato-vincolato” o coniare un termine politicamente più accettabile?
La ripresa economica ricorrendo a lavoro schiavistico può solo portare a maggiori ingiustizie e a un’involuzione della società che già soffre a causa di iniquità e disarmonia.
La salute è una questione politica
Le misure per rilanciare l’economia stanno solo rendendo ancora più malsana una società già malsana, allontanando ancora di più il sogno sbiadito “dei bei giorni in arrivo” (3). Non ho bisogno di prove del fatto che olisticamente considerata, la cattiva salute sia intimamente legata a povertà, fame, malnutrizione, miseria, privazione, mancanza di opportunità, ecc., tutti assieme I vari governi che si sono succeduti hanno usato tre parametri per “misurare” la povertà (4):
(1) Sulla base del prezzo del grano alimentare che fornisce da 2.000 a 2.200 calorie / persona / giorno, il 37% della nostra popolazione è povero.
(2) Il comitato Arjun Sengupta sostiene che il 77% della nostra popolazione non può permettersi Rs.20 (circa ¼ di $) a persona al giorno.
(3) In base allo standard internazionale di povertà di $ 1 a persona al giorno ($1 = Rs.55 quando è stato proposto) è povero oltre il 50% della nostra popolazione.
Tutti e tre i parametri di misurazione della povertà non considerano il bilancio carboidrati-proteine-fibre-minerali-micronutrienti essenziali per l’alimentazione; il combustibile per cucinare, l’acqua per l’alimentazione e l’igiene; i costi per alloggio, abbigliamento, educazione, salute o divertimento.
Inoltre, circa il 50% dei bambini indiani di età inferiore ai 5 anni è malnutrito, sottopeso e anemico.
Questi futuri adulti dell’India provengono dalla maggioranza impoverita della nostra popolazione e non beneficiano proprio per nulla della nostra economia se raggiunge i $ 5000 miliardi di dollari.
È chiaro che la povertà è valutata usando parametri disumanizzati che servono agli economisti per i loro giochi statistici, che sono accettati da politici e burocrati.
Tutto ciò, mentre i surplus di cereali nei magazzini FCI (5) sono consumati da roditori e parassiti e costano denaro pubblico solo per tenerne l’inventario, mentre il governo è riluttante a fornire cereali a popolazioni affamate/mal nutrite.
Questa mentalità dell’ingiustizia, aggravata dall’ottusità, comprende il prezzo delle merci ma non il valore del cibo o della salute.
È la mentalità della classe politica indiana che marcia al suono di tamburo della banda aziendale, e della sua ideologia di “profitto economico e crescita economica” sopra ogni altra cosa.
Per quanto riguarda la povertà e la disuguaglianza socio-economica, nel corso dei decenni dal 1950, la classe politica è colpevole di maggiore o minore, ma in ogni caso continua inosservanza del dovere giurato alla Costituzione dell’India e della negligenza della sua lettera e del suo spirito, a detrimento del “Noi il Popolo”.
Società sana
La “salute” è il modo in cui viviamo e la qualità della vita nella società in cui viviamo.
Non si tratta dell’assenza di malattia in un individuo, ma della vita all’interno della famiglia e, insieme alla famiglia, nella comunità più ampia.
Vista olisticamente, la salute è un’entità multidimensionale che riguarda ogni individuo all’interno di una società sana.
Questo va oltre lo scopo ristretto dei ministeri della salute dei governi.
Il “settore sanitario” in tutto il mondo è aziendalizzato, con l’eccezione forse di Cuba.
Utilizza come parametri i numeri dei letti di ospedale o dei medici per mille abitanti.
Il Giappone è al primo posto con oltre 13 letti d’ospedale contro l’India con solo 0,58.
Gli ospedali sono focalizzati sulla cura o la gestione delle malattie e il trattamento delle lesioni.
Sono costosi, richiedono anticipo di denaro contante prima dell’ammissione e sono strettamente collegati alle attività farmaceutiche, di bioingegneria e di assicurazione sanitaria.
Sono fuori portata per le persone degli strati economici inferiori e in ogni caso
hanno poco a che fare con la salute, tranne se visti nella stretta visuale di assenza di malattia.
Contribuiscono scarsamente alla costruzione di una società sana.
I Principi Direttivi della Politica di Stato nella Costituzione dell’India, impongono allo Stato di assicurare alle persone giustizia, libertà e uguaglianza e promuovere la fraternità tra loro.
Questo è esattamente la creazione di una società sana, che valorizza qualità sociali come equità, libertà, sicurezza e tolleranza, e le pone al di sopra delle preoccupazioni economiche, fornendo al contempo a ogni singolo lavoro dignitoso assieme a sicurezza economica e sociale.
I piani per un’India autosufficiente a partire da un pacchetto di 20.000 miliardi di rupie dell’Atma Nirbhar Bharat Abhiyan e sulla base dei cinque pilastri di “economia”, “infrastruttura”, “sistema”, “demografia” e “domanda”, possono dare slancio economico, ma devono essere guidati dai valori costituzionali di giustizia, libertà, uguaglianza e fratellanza.
Ma, i principi delle 4-L (in inglese n.d.t) di “terra”, “lavoro”, “liquidità” e “legge” sono di scarsa utilità,
# Se il governo facilita l’acquisizione di terreni per l’industria e caccia le persone che così perdono il proprio sostentamento e emigrano verso le città alla ricerca di un lavoro, # Se le deboli leggi sul lavoro sono annacquate per essere ulteriormente anti-operaie, # Se il denaro viene dato all’industria piuttosto che alle persone che lo spenderanno e aumenteranno la domanda del mercato, e # Se le leggi / regolamenti ambientali vengono modificati per aiutare gli industriali che si trovano ad affrontare “situazioni difficili”.
Guardando avanti
La pandemia di Coronavirus ha provocato il blocco del “distanziamento sociale”, causando conseguenze economiche e sanitarie molto gravi per un gran numero di poveri.
Mentre la forza lavoro soffre, soffre anche l’economia nazionale.
I governi stanno lottando per far fronte alle conseguenze, ma ora è chiaro che
gli sforzi sono diretti a ripristinare il precedente ordine economico, che è caratterizzato da disuguaglianza, iniquità e qualità.
Questa denuncia non è rivolta contro un particolare governo, ma contro l’attuale modello di sviluppo della crescita economica perpetua anno su anno.
Citando Prem Chandavarkar (un architetto n.d.t), “Il nostro modello di sviluppo presuppone un’economia che deve crescere indipendentemente dal fatto che stiamo bene, mentre abbiamo bisogno di un’economia che ci faccia stare bene indipendentemente dal fatto che cresca”.
Il presente modello aggrava le disuguaglianze economiche, aumenta le tensioni e i conflitti sociali e distrugge l’ambiente da cui dipende tutta la vita. Non occorrono prove che il risultato siano società umane sempre più malsane all’interno delle quali le malattie derivanti dallo stile di vita sono di gran lunga i più grandi assassini di esseri umani.
La salute pubblica è vittima del modello di sviluppo.
Tuttavia, le teste parlanti discutono solo dell’infezione, della morte e dei vaccini di Covid-19, i governi lottano per ristabilire lo stesso modello di sviluppo fallito, i lavoratori migranti crollano a terra per la fame e sfinimento, o sono costretti dai governi a “tornare al lavoro o altro”, e le persone privilegiate si lavano le mani con acqua e sapone e attendono con impazienza che il blocco venga tolto per visitare i loro centri commerciali preferiti.
Mentre l’India persegue il suo obiettivo di aumento del PIL a $ 5000 miliardi entro il 2024, può solo rendere la società più malsana di quanto non sia già.
Quando il filosofo J. Krishnamurti disse: “Non è indice di salute adattarsi bene a una società profondamente malata”, parlava della società di decenni fa.
Da allora la società si è solo ammalata di più.
Occorre un modello di sviluppo per creare una società sana che “… è molto più di una comunità in cui le cause della malattia vengono ridotte al minimo.
È un modello in cui, infine, la creatività umana è libera di prosperare, gli individui hanno la libertà di essere ciò che desiderano essere … e prospera lo spirito di tutta
la vita e non solo quello della vita umana” (6).
La crisi del Coronavirus richiede un modello di sviluppo “alternativo” per una società sana.
Anche se questo è già consacrato nei principi fondamentali della Costituzione dell’India, i nostri leader hanno poca consapevolezza o comprensione di ciò in mezzo alla mia ricerca illusoria e spensierata di potere.
È dovere di Noi, il popolo riportare i nostri leader alla comprensione della nostra Costituzione.
Solo allora lo tsunami che ha colpito i poveri dell’India si placherà e Noi, il popolo costruiremo una società sana.
Traduzione di GL, da Countercurrents, 13.05.2020
Note:
(1) [Prem Chandavarkar; “The Covid Pandemic: Seven Lessons to be Learned for a Future“; May 3, 2020; ]
(2) [“Non puoi tornare indietro”, hanno detto i lavoratori migranti del Tamil Nadu “; tamil-nadu>; The Wire; 9 maggio 2020]
(3) In (Hindi: अच्छे दिन आने वाले हैं) “I bei giorni stanno arrivando” è stato lo slogan in hindi del Bharatiya Janata Party (BJP) per le elezioni generali indiane del 2014. Lo slogan è stato coniato dal candidato Primo Ministro del BJP Narendra Modi. Dopo la storica vittoria del BJP in quelle elezioni, detti che includono le parole acche din (“bei giorni”) sono usati sia per esprimere ottimismo o per criticare il governo Modi.
(4) Siddharta Gupta; “Medicare in India at the edge of disaster”; Emerging Interfaces of Social Science and Public Policy in India; Ed: K.K.Chakravarty, S.Chattopadhyay & N.P.Chaubey; Indian Academy of Social Sciences, 2017; pp.244-251
(5) La Food Corporation of India è un’organizzazione creata nel 1965 e gestita dal governo indiano; suoi compiti: sostegno dei prezzi per salvaguardare gli interessi dei contadini poveri; distribuzione di prodotti alimentari in tutto il paese per il Sistema di Distribuzione Pubblico; mantenimento di un livello soddisfacente di scorte operative e tampone di cereali per garantire la sicurezza alimentare nazionale; regolamentazione del prezzo di mercato per fornire cereali ai consumatori a un prezzo affidabile.

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