Torino, il gip archivia la denuncia dei militanti della Lega che lo avevano filmato
Sputare contro un manifesto di Matteo Salvini non è reato. Il gip del tribunale di Torino ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla procura che ha indagato su un episodio accaduto il 9 febbraio quando il giovane, 26 anni, residente a Villastellone, aveva sputato su un manifesto che ritraeva il ministro dell'Interno, esposto a un banchetto della Lega durante una raccolta firme. Il ragazzo era stato denunciato da uno dei militanti della Lega che aveva chiamato i carabinieri. Il giovane era stato indagato per vilipendio a un organo dello stato.
Secondo il giudice per le indagini preliminari di Torino, però, quel fatto, non esiste alcuna ipotesi di reato. "Il gesto è rivolto all'uomo e non al ruolo che in quel momento ricopre Matteo Salvini, e dunque non all'incarico di ministro dell'Interno", spiega il giudice nel documento che motiva la sua decisione.
"Condividiamo pienamente le argomentazioni giuridiche alla base della decisione del Tribunale. Il punto, però, è che non si può utilizzare la via del processo penale a fini di propaganda e confronto politico, anche perché questo comporta oneri e costi per l'amministrazione della giustizia", dicono gli avvocati Andrea Castelnuovo e Frediano Sanneris, che hanno assistito il giovane. La vicenda era finita anche su Facebook perché la scena era stata filmata. Nel pubblicare il filmato, sostengono i difensori, l'esponente aveva fatto un commento "a tinte forti" nel quale definiva il protagonista del gesto un "fenomeno di sinistra".
Secondo il giudice per le indagini preliminari di Torino, però, quel fatto, non esiste alcuna ipotesi di reato. "Il gesto è rivolto all'uomo e non al ruolo che in quel momento ricopre Matteo Salvini, e dunque non all'incarico di ministro dell'Interno", spiega il giudice nel documento che motiva la sua decisione.
"Condividiamo pienamente le argomentazioni giuridiche alla base della decisione del Tribunale. Il punto, però, è che non si può utilizzare la via del processo penale a fini di propaganda e confronto politico, anche perché questo comporta oneri e costi per l'amministrazione della giustizia", dicono gli avvocati Andrea Castelnuovo e Frediano Sanneris, che hanno assistito il giovane. La vicenda era finita anche su Facebook perché la scena era stata filmata. Nel pubblicare il filmato, sostengono i difensori, l'esponente aveva fatto un commento "a tinte forti" nel quale definiva il protagonista del gesto un "fenomeno di sinistra".
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