Per il 1 Maggio Bologna doveva essere una delle piazze della celebrazione del nuovo patto sociale neocorporativo di confederali e padroni, voluto proprio dai confederali che hanno chiesto ad Alberto Vacchi, presidente di Unindustria, e ai padroni di Legacoop di parlare da piazza Maggiore, decisione accolta con entusiasmo da Pd e Pdl sensibili alle larghe intese. La festa dell'unità antioperaia ha scelto il Primo Maggio per il salto di qualità verso il moderno fascismo a cui puntano padroni, governo e sindacati di regime, loro sì "nella stessa barca".
La Fiom ha scelto di disertare per non disturbarli ed è andata a Copparo in provincia di Ferrara per manifestare contro i licenziamenti alla Berco (gruppo ThyssenKrupp).
Quindi c'erano tutte le potenzialità perchè il corteo alternativo dei sindacati di base, principalmente USB, avrebbe potuto contestarli e cacciarli dalla piazza per restituirla ai lavoratori, invece il corteo dell'USB ha scelto di starsene lontano e di proseguire senza nemmeno provare di forzare il cordone di polizia e caramba in assetto antisommossa che chiudevano via Indipendenza per tenerci a distanza dalla provocazione antioperaia di piazza Maggiore. Solo un quarto d'ora di fronteggiamento dove la nostra delegazione di proletari comunisti e dello Slai Cobas per il sindacato di classe ha fatto la sua parte nel manifestare la proria rabbia verso chi non ha nessuna legittimità ad occupare e militarizzare la piazza nemmeno e, soprattutto, il Primo Maggio, cioè confederali e padroni, ma una breve sosta terminata con l'intervento dei dirigenti USB che spingevano a riprendere il corteo.
Mentre, contemporaneamente, proprio a piazza Maggiore avveniva la contestazione da parte di militanti di Rifondazione. A posteriori avevamo sbagliato nel valutare che tutta la Bologna antagonista fosse al corteo "alternativo", ma ormai era impossibile arrivare in piazza da soli.
Dalla cronaca di RCDC: "Mentre dal palco stava parlando il presidente degli industriali Bolognesi una trentina di compagni si sono avvicinati al tendone al grido di 'vai a casa', 'ladro ladro', 'buffone buffone'. Hanno srotolato uno striscione con scritto "non ci togliamo il cappello davanti ai padroni" e un altro, lo stesso esposto a Monte Sole il 25 aprile davanti al presidente del Senato, Piero Grasso, con scritto 'Resistenza contro tutti gli oppressori, il Primo Maggio è dei lavoratori, via Unindustria da piazza Maggiore'. Al termine della tavola rotonda, Vacchi è stato scortato alla macchina del servizio d’ordine del sindacato".
La contestazione è continuata contro un gazebo del PD che è stato assediato e costretto alla fuga.
Inoltre un altra protesta ha riguardato il negozio Benetton di via Rizzoli, sanzionato da Tpo e Làbas “per ricordare le più di 340 vittime della strage in Bangladesh – scrivono i collettivi in una nota - e denunciare le condizioni di sfruttamento che i grandi marchi infliggono ai loro lavoratori nei paesi in via di sviluppo”. I manifestanti hanno “bloccato l’ingresso al negozio e coperte le vetrine con immagini della strage di Dacca e vernice rossa”, poi, dietro lo striscione “Benetton, sweatshop business shame on you!”, hanno raggiunto in piazza Verdi il concentramento del corteo autorganizzato.
Il corteo antagonista era formato da poco più di un migliaio tra lavoratori, precari e studenti universitari, l'USB con i lavoratori del Pubblico Impiego, con lo striscione del loro sindacato inquilini che apriva il corteo assieme a docenti precari a sostegno del referendum del 26 maggio contro i finanziamenti alle scuole private, ai lavoratori del Trasporto Pubblico in lotta contro le privatizzazioni e assieme al blocco classista, proletario, degli operai immigrati delle coop della logistica organizzati dal Si. Cobas che stanno lottando duramente con blocchi e scioperi e hanno portato nel corteo l'appello allo sciopero unitario del 15 maggio, sostenuti dai compagni del Lab Crash, e poi il comitato contro le grandi opere inutili come il People Mover, anarchici, trotzkisti, compagni della Rete dei Comunisti.
Al concentramento di piazza Verdi abbiamo affisso le locandine nazionali di proletari comunisti sul Primo Maggio, diffuso gli speciali di prol com sul voto e con la nuova dichiarazione congiunta di partiti mlm e i volantini con il comunicato dello Slai Cobas per il sindacato di classe e ci siamo posizionati nel corteo assieme al blocco degli operai immigrati della logistica che, senza sosta, denunciavano le cooperative come schiaviste e razziste con slogan, interventi lungo il corteo e ai comizi finali.
Il corteo, ormai molto lontano da Piazza Maggiore, arriva di fronte alla Caserma Sani, "luogo simbolo del patrimonio pubblico lasciato al degrado piuttosto che alla possibilità del riutilizzo degli stabili per il diritto all’abitare".
Di tutta la piattaforma "massimalista", contro i diktat BCE, contro i finanziamenti alla guerra, le politiche antioperaie e antipopolari....a Bologna l'USB decide di non contestare le prove tecniche di moderno fascismo di padroni e confederali di regime difesi dalla forza militare dello Stato ma porta in piazza una piattaforma di lotta per i "beni comuni" (casa, sanità, scuola pubblica, trasporti, acqua)!
Alcune immagini:
Benetton imbrattata |
contestazione a Piazza Maggiore |
il breve fronteggiamento in via Indipendenza |
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