I capitalisti italiani hanno interpellato un noto intellettuale borghese, Moisés Naím, per fugare le ombre minacciose, “le idee cattive”, delle nuove lotte dei popoli del mondo, in particolare le guerre popolari che hanno un comun denominatore: il maoismo.
L’incarico affidato a Naím dimostra che gli stessi padroni avevano bisogno di un intellettuale autorevole, si tratta del direttore di Foreign Policy, rivista internazionale di analisi politica (non si sono fidati degli “analisti” italiani) nella speranza di sconfiggere le idee cattive e riconfermare quelle buone.
Tutto l’articolo merita una attenzione particolare e più estesa, qui ci limitiamo all’essenziale.
L’articolo del sole 24 ore del 6 giugno, è intitolato “Perché le idee cattive scacciano le buone”, e qui Naim comincia a giocare sporco, vorrebbe confondere il lettore, perché sa bene che non si tratta di guerra tra IDEE differenti, ma della REALTA’ concreta, cosa di cui deve tener conto quando parla dei paesi reali, India, Nepal, Perù. Cita Mao, dal libretto rosso, indicandolo come capostipite dei comunisti: “Il comunismo è il sistema più completo, progressista, rivoluzionario e razionale della storia dell’umanità. Il sistema ideologico e sociale comunista è il solo ad essere intriso di giovinezza e vitalità” per dire che questa affermazione sarebbe stata smentita dal risultato della rivoluzione culturale che comunque “ha entusiasmato milioni di seguaci in tutto il mondo”. E chiama in aiuto la dichiarazione del Partito Comunista Cinese del 1981 che parlando di Mao dice “Ha commesso errori di enorme portata e lunga durata e, lontano dal condurre una corretta analisi su diversi problemi, ha confuso ciò che era giusto con ciò che era invece sbagliato e ha scambiato il popolo con il nemico. In questo consiste la sua tragedia.” “Sono stati 55 milioni di cinesi a pagare con la propria vita gli ‘errori’ di Mao.” Ripete tutto tronfio della sua verità il nostro intellettuale.
Non accenna “naturalmente” al cambiamento di natura avvenuto il quel Partito Comunista Cinese, guidato da Deng Xiaoping che incitava i cinesi ad “arricchirsi” e che ha trasformato la Cina da rossa in nera e che ha sviluppato un capitalismo selvaggio che ha fatto e continua a fare milioni di morti.
“Alla luce di tutto ciò” continua “sarebbe normale aspettarsi che il maoismo fosse un’ideologia ormai defunta. Invece no.” Perché “…in altri paesi continuano ad emergere personaggi politici che con fervore suicida si innamorano del maoismo. In Nepal, per esempio, solo due anni fa il Partito maoista ha raggiunto i voti necessari ad ottenere un peso rilevante in parlamento e a controllare il potere in maniera temporanea. In India, verso a fine del 2004, è stata annunciata la nascita del Partito comunista (maoista), in seguito alla fusione di tre gruppi politici uniti da un obiettivo: rovesciare il governo… Con una presenza in 20 dei 28 stati indiani e il controllo di zone ricche di minerali, dove l’estorsione nei confronti delle imprese procura loro 300 milioni di dollari all’anno, i maoisti sono diventati un’importante forza politica e militare. Manmohan Singh, il primo ministro, li considera infatti ‘la principale minaccia alla sicurezza nazionale’. In Perù, Sendero Luminoso, altro movimento di tradizione maoista che si credeva estinto, è ricomparso sulla scena grazie ai trafficanti cocaina.” E via di questo passo… analizzando economia e politica di altri paesi del mondo facendo volutamente confusione tipica di chi non capisce come va il mondo, ma fa lo scribacchino al servizio del sistema che deve difendere per partito preso!
Sì, è proprio così, caro Naim e cari borghesi imperialisti preoccupati del vostro “migliore mondo possibile”, le masse del mondo, a centinaia di milioni, si “innamorano” del maoismo, l’ideologia che può guidarle verso la liberazione dal vostro sistema!
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